43

WORLD NEWS – dispaccio d’agenzia.

Martedì 23 febbraio.

 

NUOVO EBOLA: DOPO OLTRE SEI MESI DAL CONTAGIO
L’OMS DICHIARA LA FINE DELL’EMERGENZA
.

Fermate le ultime catene di trasmissione nei Paesi più colpiti.

 

GINEVRA – L’Occidente è “Ebola free”. Queste le prime dichiarazioni di sir Jordan Dier, portavoce dell’OMS, appena conclusa la riunione plenaria all’Assembly Hall. «Il nuovo vaccino funziona: con la fine della trasmissione in Sierra Leone, il virus Ebola è stato sconfitto».

Dopo gli Stati Uniti, il Canada e i Paesi dell’Unione Confederale Europea, anche gli Stati africani a rischio escono finalmente dall’incubo: sono infatti trascorsi 14 giorni consecutivi – oltre il triplo della durata dell’incubazione – dagli ultimi esami negativi registrati in Sierra Leone.

Il bilancio finale, purtroppo non ancora definitivo, di quella che è stata ribattezzata come la peggior epidemia della storia dell’umanità è di 925.320.001 casi registrati con oltre il 97% di decessi. Miliardi di dollari di danni, le economie dell’Occidente in profonda crisi, i governi di 173 Stati sostituiti dai Comitati previsti dal MSEHPA.

Le immagini delle migliaia di cadaveri accatastati lungo le strade e delle città deserte rimarranno per sempre nella nostra memoria come monito, così come i convogli di profughi e gli uomini incappucciati impegnati a mantenere l’ordine. A pagare più di tutti il conto, salatissimo, saranno però i migliaia di orfani lasciati da Ebola. L’UNICEF e il Samaritan Medical Center hanno già messo a disposizione tutte le loro strutture ma non sarà facile fronteggiare la crisi umanitaria.

«Essere riusciti a contenere questa epidemia è una conquista, ma i danni per il genere umano sono assolutamente incalcolabili», ha proseguito Dier. «Per dare un segnale forte, i Comitati di Crisi si riuniranno a breve all’ONU. Dove possibile verranno indette nuove elezioni e sarà abrogata la risoluzione n. 1015 che imponeva l’obbligo di vaccinazione».

Non bisogna tuttavia abbassare la guardia: «Il nostro accorato appello è che la comunità internazionale faccia tesoro di questa esperienza. Solo così, se quanto è accaduto si dovesse ripetere, sapremo rispondere in modo rapido ed efficace».

Ma questa è un’altra storia. Auguriamoci di non doverne parlare mai.