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Osservatorio astronomico vaticano VATT, monte Graham, Arizona, 26 settembre. Un giorno e mezzo più tardi.
Ora locale 10:30.
«Ne sei sicuro?». In piedi, nella biblioteca che risuonava delle ventole dei condizionatori, il cardinale Klaus Vonn fissava attonito Scott Trump.
Il tecnico informatico, sorreggendo un tablet come se fosse un vassoio, annuì convinto. Da quando si era diffuso il contagio, con la struttura invasa anche dal personale di Castel Gandolfo, la biblioteca era diventata il suo centro operativo. Era lì – circondato da testi di Copernico, Galileo, Newton e Keplero, che contenevano il sapere dell’umanità – che aveva reperito le informazioni chieste da Vonn.
«Esiste un cavo sottomarino in fibra ottica, che parte dall’isola che le dicevo, Saseno, e arriva direttamente in Egitto», esordì. «Abbiamo triangolato decine di migliaia di “pacchetti” di dati».
«Fa’ vedere!». Vonn si fece passare il dispositivo e osservò la mappa del Mediterraneo. Si vedeva una linea rossa tratteggiata che partiva dal mare Adriatico, di fronte all’Albania, e costeggiando Grecia e Creta, arrivava dritta in Egitto. Le coordinate di un segnaposto bitorzoluto lampeggiavano in sovrimpressione. «Piana di Giza?»
«Esattamente», sorrise Trump, grattandosi un sopracciglio. «La loro fibra ottica, in pratica, arriva direttamente in braccio alla Sfinge».
Vonn incrociò le braccia. In quel momento aveva dismesso l’abito talare per preferire un comodo maglione di cachemire. L’uomo di fede era stato temporaneamente sostituito da quello di scienza: due facce della sua personalità che confliggevano in lui praticamente da sempre. Le stesse due anime che come due moderni Jekyll e Hyde si erano contese la necessità di fornire un piccolo aiuto a Dio e all’Apocalisse. La morte di sette miliardi di persone – come sotto sotto Vonn sapeva – non era dovuta solo al tracollo morale dell’umanità bensì, in parte, anche a una cruenta lotta interiore… Una lotta spasmodica alla ricerca di un Dio in cui il religioso voleva a ogni costo, contro ogni evidenza scientifica, credere.
Si carezzò il mento, pensoso. “Cosa diavolo fanno in Egitto? Cos’ha a che fare il loro progetto con il luogo in cui è stato rinvenuto il sarcofago?”.
«Virus dei giganti, poi chimere e adesso Egitto…», sembrò leggerlo nel pensiero Trump.
«Non può essere un caso».
«Non lo credo neanche io». L’americano sospirò. «C’è qualcosa che ancora ci sfugge! La teoria di Paul Charles Davies però la conosce bene…».
La teoria di Paul Charles Davies.
Il cardinale deglutì, cupo.
Le parole di Trump si diradarono come nebbia nella sua mente, sostituite da quelle del cattedratico dell’Arizona State University.
L’ipotesi che il DNA umano nascondesse un “messaggio” era estremamente difficile da digerire per un religioso convinto. Certo, condivideva con il credo uno dei principi cardini della cristianità, la teoria “creazionistica”, ma per un fine molto diverso…
Fino a poco tempo prima, l’idea che l’uomo fosse stato creato aveva una sola tesi antagonista: quella “evoluzionistica”. Secondo i seguaci del darwinismo, la razza umana non sarebbe il frutto di interventi divini, bensì dell’evoluzione per mezzo di mutazioni genetiche naturali.
Recentemente, tuttavia, era emersa un’altra ipotesi, che attingeva a piene mani da entrambe. I fautori di questa “terza via” sostenevano che fosse inspiegabile come l’Homo sapiens, pur condividendo le stesse basi genetiche di tutti gli altri organismi, si fosse sviluppato così diversamente. Come era possibile che mutazioni genetiche – che in natura sono rare e quasi sempre negative – nel caso dell’uomo fossero state tutte positive? Grazie a questo, i discendenti di Eva erano più abili dello scimpanzé, con un cervello molto più sviluppato, più resistenti, più longevi. Sapevano parlare, insegnare, apprendere. Tutto ciò, secondo alcuni, tra cui i teorici del vero messaggio, poteva essere compatibile solo con un’evoluzione “indotta”: un’evoluzione, per così dire, provocata da interventi genetici mirati sul DNA delle scimmie.
Quell’idea non era una novità assoluta per Vonn che anzi, molti anni prima, si era trovato a porsi domande alle quali, da uomo di fede, sapeva di non poter rispondere: “L’uomo non è davvero il frutto di Dio?”. “Se non Dio, chi ci ha creato?”.
Alla ricerca di quella risposta – che danzava senza posa tra folli teorie sugli extraterrestri o le civiltà prediluviane – aveva dedicato la sua vita. Nel tentativo di trovare un segno divino nella creazione, che placasse le sue inquietudini, aveva raccolto reperti provenienti dal mondo intero. Reperti che adesso custodiva nel bunker sotto l’osservatorio. Prima i giganti – i mezzosangue – il frutto delle unioni degli angeli caduti con le donne umane. Poi quelle strane, minuscole, mummie egiziane. Tutte quelle scoperte, a loro modo, dimostravano che la storia sulla nascita dell’umanità era ben diversa da quella che conoscevamo. Non necessariamente priva di Dio però…
Il cardinale lo chiamava “filtro cognitivo”. Non aveva ordito una vera cospirazione per ingannare i fedeli, per far prevalere una teoria su un’altra. Semplicemente, quando una prova non concordava con le teorie predominanti, la comunità scientifica la faceva cadere nel dimenticatoio. Così era accaduto con le decine di ritrovamenti dei Nephilim, che grazie a lui, e a chi lo aveva preceduto, non erano diventati di dominio pubblico. Erano rimasti dei miti, qualcosa di cui parlare sorridendo. Nulla, per fortuna, che potesse contrastare la teoria predominante.
Adesso, però, c’era una missione più complessa da portare a termine. Nascondere al mondo mummie e cumuli di ossa non sarebbe più bastato. Se davvero avessero trovato “il messaggio” sarebbe stata la prova definitiva che l’uomo non è il figlio di Dio?
Vonn allontanò con stizza quei pensieri, tamponando il sudore della fronte con un fazzoletto porpora.
Trump, davanti a lui nella biblioteca rischiarata dalla tenue luce delle lampade a muro, stava parlando al cellulare.
«Sì, sì», borbottò. «Ho capito».
Annuì e sotto lo sguardo incuriosito del cardinale ascoltò per qualche istante.
«Va bene, riferisco».
«Cosa succede?», si informò il religioso, congiungendo le mani in grembo.
«Ci sono ospiti per lei». L’americano sembrava stupito quanto se non più di Vonn. Dall’inizio del contagio le autorità avevano sancito il divieto di circolazione di persone e merci. Per le strade, se si eccettuavano convogli di aiuti sanitari e militari, non girava anima viva. Era decisamente anomalo che qualcuno, in barba ai divieti, si fosse avventurato sulla montagna per presentarsi al cancello dell’osservatorio.
«Chi è?»
«Un italiano, un pubblico ministero: sostiene di avere importanti notizie sul dio Osiris… e sulle chimere».