Oggi: Matera contro Cosenza
Stadio xxi Settembre. È da un po’ che i cori sono stonati e quando si affievoliscono, si sentono alcune urla. Qualcosa nella veemenza delle grida indica che non sono i soliti insulti indirizzati ai giocatori. Qualcuno si volta per vedere cosa succede, e altri li imitano di conseguenza. Il tono delle voci comincia a inacidirsi e all’improvviso la situazione degenera: volano calci in faccia e le braccia a girandola classici dei lottatori non professionisti. Si ammassano gli uni sopra gli altri e tra le urla si sente il tonfo sordo delle nocche sui crani. Lo scontro si fa brutale: c’è chi viene trascinato per il colletto lungo la gradinata, e chi viene sbattuto per terra, ritrovandosi da solo a difendersi contro due uomini.
Sono i tifosi del Cosenza che si pestano tra di loro: la Curva Sud contro gli Anni Ottanta. Chi si trova dalla parte sbagliata degli spalti cerca di scendere dalle gradinate.
I pareri su come sia nata la rissa sono discordanti. Alcuni sostengono che si tratti di uno scontro tra fedeli ed eretici. Tra chi è sempre stato presente e chi è stato assente. Tra chi ha la prerogativa di dirigere i cori durante le trasferte e chi, di conseguenza, detiene il titolo di capobranco anche nelle partite in casa. Tra chi riesce ad aggregare più tifosi. E dato che nel mondo ultrà l’arma vincente è la semplice ma incredibilmente efficace forza dei numeri, il gruppo più numeroso ha maggiori possibilità di difendere l’onore del Cosenza.
La partita finisce 0 a 0, ma dopo il fischio finale non ne parla nessuno: è il primo punto in tre match che si aggiudica il Cosenza dall’inizio del campionato. Nel giro di poche ore, uno dei gruppi più importanti all’interno della Curva Sud, gli Old Drunkards di Cosenza vecchia, pubblica un comunicato in rete: «Le risse fanno parte del mondo degli ultrà, e in trent’anni di storia di botte ne abbiamo prese e ne abbiamo date. Molti di noi hanno pagato il prezzo di essere ultrà, con diffide, arresti e repressioni». Poi è arrivato al nocciolo del discorso: «…crediamo che quello che resta del gruppo Anni Ottanta debba farsi da parte con un po’ di dignità. È finito il tempo delle chat e della guerra su Facebook. Ora la vecchia guardia dovrebbe prima di tutto voltare pagina… cedere il passo ai nuovi tifosi organizzati di Cosenza».
Era questo il pomo della discordia. C’era un gruppo che affermava di essere l’ala giovane e radicale (nonostante il nome Old Drunkards, che tradotto in italiano significa “vecchi ubriaconi”) e chiedeva alla vecchia generazione di farsi da parte. Nella stessa settimana seguì un altro comunicato, ancora dalla Curva Sud, che annunciava uno sciopero dei tifosi:
Gli Ultrà Cosenza Curva Sud in occasione della partita contro la Fidelis Andria di sabato affiancheranno i fratelli diffidati sulla collinetta e quindi diserteranno lo stadio. Nessuno striscione sarà presente […] questo è il vuoto che hanno voluto. Tutto questo per protestare contro i provvedimenti repressivi e sproporzionati che hanno visto assegnare Daspo anche di cinque anni con la doppia firma, per una semplice, per quanto nervosa, contestazione alla società e alla squadra, che aveva collezionato la terza sconfitta consecutiva.
Al giorno d’oggi, è facile rilasciare comunicati del genere. Finiscono online in un istante. Ne vengono pubblicati milioni così, da parte dei gruppi ultrà in tutta la penisola: lunghi, eloquenti, con spiegazioni verbose e giustificazioni. Rivelano quanto la creazione della tifoseria e il suo mantenimento abbiano una natura pubblica e politica: esigono le dimissioni di un capo rivale o lo scioglimento del suo gruppo di appartenenza, annunciano uno sciopero, denunciano la repressione, esprimono un’ideologia. Il tutto è – ed è qui che la filosofia hooligan prende una piega inaspettata, all’italiana – estremamente ben organizzato.
Il gruppo Anni Ottanta – la “tribuna” – aveva un’opinione diametralmente opposta a quella della Curva Sud. «Noi siamo i veri continuatori dei tempi gloriosi dei Nuclei Sconvolti», mi disse il loro leader. «Siamo noi che abbiamo riportato l’entusiasmo, i simboli, il popolo. Siamo noi che abbiamo risaldato il gemellaggio con i genoani, riallacciato l’amicizia con i bergamaschi. Siamo noi che abbiamo ereditato un gruppo per ragazzi disabili, noi che abbiamo fatto la raccolta per i terremotati dell’Aquila. Noi siamo i coerenti, sempre senza tessera e ne siamo orgogliosi».