Genova, 2003
Nel 2003 morì una delle teste più calde fra gli ultrà genoani. Claudio Natale, che tutti conoscevano come Speloncia, aveva una la fama di vero lottatore di strada, che si addiceva a un uomo con Benito Mussolini tatuato sull’avambraccio. Per commemorarlo venne creato un altro gruppo: la Brigata Speloncia. In molti presumevano fosse di orientamento fascista, e difatti i suoi iscritti erano nostalgici, anche se dichiaravano di lasciare la politica al tornello d’ingresso, rifiutandosi – nella migliore tradizione ultrà – di portarla sugli spalti. Ciminiera, che divenne il leader dell’organizzazione, dichiarò che le maglie nere di cui facevano sfoggio non erano simbolo di un’ideologia politica, ma solo di lutto per il compianto Speloncia.
Lo stesso anno un uomo d’affari chiamato Enrico Preziosi comprò il Genoa. Si era trasferito a nord da Avellino, a Milano, dove produceva giochi da tavolo e giocattoli, compreso uno chiamato Akkiappa l’arbitro. La sua fonte d’ispirazione e mentore era Silvio Berlusconi: a un certo punto Preziosi spendeva circa il quaranta per cento degli introiti della sua azienda per comprare spazi pubblicitari sui canali televisivi dell’imprenditore milanese. Nel 1994 Preziosi incassava cento miliardi di lire e aveva duecento dipendenti. Comprò una piccola squadra, il Saronno, portandola dai campionati interregionali alla Serie C1. Poi, nel 1997, comprò il Como, promettendo di farlo promuovere in Serie A nel giro di cinque anni. Nel 2002 ci riuscì, grazie a una combinazione di spregiudicatezza e istinto nel selezionare i giocatori più promettenti. Poi, nel 2003, vendette il Como e comprò la squadra più antica del calcio italiano, il Genoa.