30
Un prezioso alleato
Eventi ricostruiti da Lorenzo Aragona
Napoli, gennaio 2013
Nel momento esatto in cui stavo componendo il numero del cellulare di Oscar, il mio telefono squillò. Il mio amico mi aveva preceduto. «Se questa non è telepatia», commentai rispondendo alla chiamata.
«Davvero? Mi cercavi? No, aspetta a rispondere, ho da dirti io qualcosa d’importante. Abbiamo scoperto una serie di strane coincidenze riguardanti tuo nonno, fatti accaduti nel 1970…».
Il caso, naturalmente, non è mai esistito nella mia vita e ogni evento è sempre stato legato agli altri da un filo invisibile. Ecco perché non mi sorprese quel che disse Oscar, il quale – del resto lo sapevo – era proprio un poliziotto in gamba.
«Allora dobbiamo vederci, credo di avere anch’io notizie su quegli eventi. Sei ancora in commissariato?»
«Un momento, sei a Napoli? Ti credevo a Zurigo», chiese stupito Oscar.
«Sono a Napoli, però devi promettermi due cose».
«Cioè?»
«Prima di tutto che mi crederai, anche se quello che ti dirò ti sembrerà folle».
«Lorenzo, con te ho rinunciato ad aspettarmi spiegazioni logiche, quindi va bene. La seconda cosa?»
«Che mi aiuterai a inseguire un’altra leggenda che potrebbe salvare mia moglie».
Oscar sospirò. «D’accordo, ti aspettiamo».
Giungemmo al commissariato San Ferdinando in venti minuti circa, portando con noi tutta la corrispondenza di mio nonno raccolta a casa di Antonio. Raccontai rapidamente a Oscar del mio viaggio a Kiev con Anna e di com’eravamo stati sorpresi dalle persone che mi avevano tenuto segregato e che, presumibilmente, avevano ucciso Bruno. Gli presentai Navarro, dicendogli che era stato lui a salvarmi. Gli parlai della Loggia dei Nove, del Baphomet e di quello che mio nonno aveva fatto, inscenando la sua morte per proteggere la sua famiglia.
Oscar seguì tutto il racconto con molta attenzione e alla fine, annuendo, mi porse un dossier. «Questo riempie gli spazi vuoti nella tua storia. Ora abbiamo un quadro più chiaro. Tuo nonno, François David, Aram Nazariantz, Lev Nemiroff, Kirk McCourt facevano parte di questo Gruppo 9, che altro non era che una copertura di quella che tu conosci come Loggia dei Nove. Ovviamente, pur essendo le notizie su di lui ancora top secret, anche Vladimir Glyz, il nonno della tua sfuggente amica russa, era membro della stessa combriccola».
«Mi sembra evidente».
«E siamo a sei. Dobbiamo ipotizzare che anche Bruno, a tua insaputa, avesse legami con questa Loggia dei Nove, magari attraverso un parente?».
Scossi la testa. «No, io credo che Bruno sia stato ucciso per lanciare un messaggio a me o a mio nonno».
Oscar alzò un sopracciglio.
«Hai detto che mi avresti creduto, no?».
Oscar socchiuse gli occhi, si grattò la fronte nel tipico gesto di chi vuol mettere ordine ai propri pensieri, quindi scostò il ciuffo bianco. «D’accordo, vai avanti».
Gli porsi la cartolina di Roma che era tra le carte di Navarro. «Questa cartolina l’abbiamo ricevuta sia Antonio sia io quasi nello stesso periodo, l’estate scorsa. Identica, firmata dalla stessa persona, il proprietario di una trattoria a Roma. Una persona che io però non ho mai visto in vita mia».
«“Devi venirci subito, è un posto stupendo, dove il tempo si è fermato”. Non capisco, cosa c’è di strano?».
«Apparentemente nulla, se non fosse che la foto di questa villa era nascosta da una veduta di Anguillara dietro la quale c’è un messaggio firmato da un certo Giovanni».
Gli diedi la foto che era sovrapposta alla cartolina.
«Io non conosco nessun Giovanni a Roma, commissario», confermò Navarro.
«Per come la vedo io, questa è una richiesta di aiuto da parte di mio nonno. Ho telefonato a questa Villa Gondemar. È la sede di alcuni missionari. Conoscono mio nonno, o per lo meno lo conoscono col nome fittizio che lui ha usato presumibilmente fino alla morte, Anastasio Elpìda».
Oscar rimase a fissare la cartolina per qualche istante quindi riportò il suo sguardo su di me.
«Può sembrare difficile da credere, ma sono sicuro che mio nonno fosse ancora vivo quest’estate e abbia spedito questa cartolina per mettersi in contatto con noi».
«Be’, se lo ha fatto, ha scelto un modo piuttosto complicato, visto che l’avete capito solo oggi», commentò Oscar.
Intanto aveva preso a digitare qualcosa sulla tastiera del PC . Attese un secondo e, dopo aver letto ciò che era apparso sullo schermo, tornò a guardarci. «Villa Gondemar, casa appartenente all’ordine dei Missionari del Tempio di Gerusalemme. Che nome…». Poi la sua attenzione si soffermò sul simbolo della congregazione. Una semplice croce rossa patente. «L’inconfondibile simbolo dei Templari».
Annuii. «È assurdo, ma anche a me è venuta in mente la stessa cosa».
Oscar sollevò un sopracciglio in maniera assai eloquente. «Be’, se è il Baphomet che stai cercando e se è il Baphomet che tuo nonno e la Loggia dei Nove stavano custodendo, allora è del tutto verosimile che il vecchio Lorenzo senior si sia rifugiato in un posto gestito da gente che sembra avere una strana familiarità con i templari. E se quelli che hanno ucciso Bruno cercavano la stessa cosa, allora forse trovare quell’oggetto mi aiuterà a trovare l’assassino, che è il mio compito in questa storia. Questo vuol dire, in soldoni, che ti aiuterò».