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Bastian
Ricostruzione effettuata dalla polizia in base al racconto di Anna Nikitovna Glyz
Roma, gennaio 2013
«Ehi, perché non ci conosciamo prima un po’?».
Anna osservava con angoscia il gigante che si avvicinava minaccioso.
«Lo so che sei un osso duro», replicò tranquillo il vecchio con il volto coperto, «ma io non ho tempo da perdere. O mi dici quello che voglio sapere, o Bastian ti farà rimpiangere di essere una donna».
Il gigante non parlava e si limitava a guardare la sua preda con i suoi sottili occhi di ghiaccio. Anna fu presa dal panico e, sempre con le mani legate, cominciò a strisciare all’indietro sul pavimento, frugando nella sua mente alla ricerca di una soluzione. Aveva già calcolato che, legata com’era, la sua abilità con le arti marziali sarebbe stata molto limitata e che, se avesse sbagliato il colpo, quel bestione non le avrebbe dato una seconda possibilità.
Raggiunse la parete in fondo della stanza e si ritrovò con le spalle al muro. Alzò lo sguardo e vide guizzare nel buio, per un istante, il ghigno di Bastian prima che, con inaspettata rapidità, le strappasse via la camicetta. Mentre il gigante stava per abbattersi su di lei, Anna reagì tirandogli un calcio in pieno volto, ma Bastian sembrò quasi non accusare il colpo.
«Non tentare di fare resistenza, tesoro», disse il vecchio con una voce dalla quale traspariva una punta di soddisfazione, come se quello spettacolo gli piacesse particolarmente. «Lo fai solo eccitare di più».
Anna lo ignorò e provò a sgusciare tra le gambe del mostro, ma lui fu velocissimo e l’afferrò per la cintura dei pantaloni sbattendola con la schiena a terra. La ragazza emise un urlo di dolore mentre Bastian si apprestava a strapparle via anche i pantaloni.
In quell’istante un terzo uomo si materializzò accanto al vecchio e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. «Cosa? Non è possibile! L’ho sempre detto che quel tedesco è un idiota!».
Bastian si fermò di colpo. Sollevò la testa e guardò il suo padrone.
«Aspetta, Bastian!», ordinò il vecchio.
La mano del gigante rimase sospesa a mezz’aria, mentre il suo capo si alzò e si diresse verso la ragazza. Anna poté vedere meglio la maschera che indossava. Sembrava una specie di mostruoso gargoyle.
“Il Baphomet…”, pensò.
«Il tuo amico è riuscito a scappare di nuovo. Pare sia stato aiutato da alcuni criminali locali a seminare i miei uomini. Non sapevamo avesse amicizie nella criminalità organizzata. Proprio un bel tipo», disse con disappunto il vecchio, poi, il ghigno di nuovo sulla metà del volto visibile, mentì dicendo: «Comunque i miei uomini mi dicono di averlo perso di vista all’aeroporto. Probabilmente era diretto a Zurigo. Torna da sua moglie, signorina Glyz, non mi sembra sia interessato alla tua sorte».
Anna si limitò a respirare forte e a guardarlo con odio, mentre Bastian la teneva immobilizzata a terra.
«Allora, sei sempre intenzionata a non parlare?».
Anna gli sputò sulle scarpe.
Lui scosse lentamente la testa. «Continua pure, Bastian».
L’ultima cosa che udì, prima di uscire dalla stanza, furono le urla strozzate di Anna.