Capitolo 38
Napoli, 16 luglio, ore 17:00
Il giovane teneva ormai gli occhi bassi e aveva rinunciato a replicare, mentre la ragazza continuava a controbattere alla sfuriata del capo. Il grande appartamento in cui si trovavano era arredato con pregevoli pezzi d’epoca, al terzo piano di un edificio storico della Riviera di Chiaia. Le spesse pareti di tufo attutivano le urla che in quel momento echeggiavano potenti nella stanza, ma non l’imbarazzo.
«Io non ripeterò quello che vi sto dicendo, spero che vi sia chiaro! La cazzata che avete fatto è stata e dovrà essere l’ultima, altrimenti non metterete più piede al santuario. Sarete espulsi!».
«Ma come credi che riuscirai ancora a difendere il nostro segreto?», ribatté la ragazza in tono altrettanto aggressivo. «Mostrando gentilezza? Oppure…».
«Mi sembra di aver gestito la cosa in modo del tutto soddisfacente nel corso degli anni!», riprese il capo, sempre urlando. Aveva un carisma notevole e, pur essendo una donna in età già avanzata, dimostrava una determinazione che, in simili circostanze, un giovane non avrebbe avuto. «Ma non ho fatto violenza a nessuno. Voi invece avete agito come dei criminali da quattro soldi. Se la polizia vi avesse colto sul fatto, come avreste risposto, eh? “Dovevamo proteggere il nostro segreto e questo tizio meritava una lezione”?».
La ragazza si morse le labbra, ma questa volta non ribatté.
«Io ho raccolto il testimone e proteggerò il segreto con tutte le mie forze, ma non ho intenzione di correre rischi inutili», riprese il capo, ora più calmo. Si lasciò andare stancamente su una sedia e rivolse lo sguardo alla finestra. «Adesso andatevene, ho da lavorare».
I due uscirono senza aggiungere altro, ma la ragazza le lanciò un ultimo sguardo. Le parve fragile, debole, eppure così determinata. Sospirò. Aveva sbagliato, è vero. Ma l’aveva fatto per i suoi due fratelli.