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La missione – PARTE SECONDA
Ricostruzione effettuata sulla base dei dossier segreti del Gruppo 9 e delle memorie di Sean Bruce
Berlino, notte tra il 24 e il 25 marzo 1945
Quando Henri Theodore von Tschoudy riprese conoscenza, le orecchie gli rimbombavano e strane ombre gli danzavano davanti agli occhi.
“Dove sono?!”, pensò ancora stordito. “Ricordo le bombe, sì, una bomba deve aver colpito la sinagoga seppellendoci tutti”.
Lentamente riuscì a mettere a fuoco ciò che lo circondava. La stanza nella quale si trovava era buia e umida e solo una lanterna a olio la illuminava. Nella penombra riuscì a distinguere delle figure che lo fissavano con attenzione. Poi, una di loro si avvicinò e alla luce della lanterna il suo viso gli parve familiare.
«Ben svegliato, fratello Henri», disse quell’uomo.
Henri Theodore von Tschoudy capì cosa era successo e sulle sue labbra si dipinse un ghigno amaro. «Bravo Nathan e bravi tutti, avete avuto un gran fegato a rischiare la vita sotto le vostre stesse bombe. Bravo anche Wolff, la sua patria l’ha addirittura svenduta».
Ora i suoi occhi avevano quasi del tutto messo a fuoco le otto persone in quella stanza, volti che conosceva molto bene. «È bello essere di nuovo tutti insieme, no?», commentò sarcastico spostando il suo sguardo dall’uno all’altro.
«Sei fortunato perché il nostro Maestro è un uomo magnanimo, altrimenti staresti già marcendo da qualche parte in questa tua merdosa città», replicò con durezza François David, col suo inconfondibile accento francese.
«È colpa vostra se è diventata così», disse con disprezzo von Tschoudy.
«No Henri, è colpa del tuo Führer, per il quale hai tradito anche noi», intervenne con amarezza Nathan.
«Punti di vista, Nathan. Tu stai servendo la bandiera a stelle e strisce, io ho servito il Reich fino alla fine».
«In questo momento io sto servendo la fratellanza, Henri, e come me tutti gli altri. Siamo stati chiamati a un compito ben più grande di quest’assurda guerra, ma tu sei venuto meno al tuo giuramento!».
«Non ti sembra di esagerare un po’, Naalnish? Ho semplicemente perso la strada dopo Cassino».
«Certo, e per puro caso l’hai ritrovata nel cuore della Foresta Nera, non è così? Ci abbiamo messo un anno per ritrovarti, ma alla fine, come vedi, ci siamo riusciti».
«Bravo, hai tutta la mia ammirazione. E adesso? Che cosa conti di fare?».
Nathan e i suoi si strinsero attorno allo scrigno che conteneva l’idolo e fissarono lo sguardo su Von Tschoudy. «La tua chiave, Henri, dove la tieni? Ti abbiamo perquisito ma non l’abbiamo trovata», disse Nathan.
Il tedesco li osservò divertito, poi sorrise scuotendo la testa. «Ritengo offensivo che voi pensiate che io decida di aiutarvi, solo perché mi avete legato e mi tenete sotto tiro. Ho fatto la mia scelta, e sono pronto a morire per il Reich. Andate a farvi fottere».
Nathan rimase impassibile, poi fece un cenno col capo a Lev, che uscì dalla stanza afferrando al volo. «Vediamo se sei pronto anche a sacrificare i tuoi uomini, fratello Henri», disse Nathan mentre Lev trascinava qualcuno nella stanza.
Era il sergente Müller.