Capitolo 43
Parigi, rue Saint Didier, 20 giugno, ore 13:00
Vigilia del solstizio d’estate
Il tempo era velato a Parigi, e le previsioni annunciavano qualche precipitazione in serata. La Hepburn, in Sabrina, suggerisce che con un po’ di pioggia la capitale francese dà il meglio di sé. Ma a me Parigi era sempre piaciuta con il sole, così come ad Arti.
Pensai a lei. Sperai che quell’infame mascherato non le stesse facendo del male. Pensai che ancora una volta, un turbine di eventi aveva risucchiato anche la mia splendida Àrtemis. E dire che tutto era iniziato con una semplice mostra a Praga…
Nella sede centrale della Gendarmeria, situata a rue Saint Didier, ci era stata messa a disposizione una sala riunioni. Lì trovammo dei panini e dell’acqua. Mangiammo in silenzio e pochi minuti dopo fummo raggiunti dal professore di cui ci aveva parlato Thomas.
«Vi presento Angus Carpenter», disse il tenente, facendo accomodare il dinoccolato professore inglese.
Carpenter dimostrava tutti i suoi settantanove anni e anche qualcosa in più. Era alto e magro, con un viso pallido e incavato tipicamente britannico, radi capelli bianchi pettinati di lato e due labbra sottili sormontante da un naso aquilino non troppo grande. In compenso aveva degli occhi molto vispi.
Quando mi presentai la sua espressione mutò di colpo e assunse un’aria contrita. «Mi dispiace molto per sua moglie, signor Aragona», disse in perfetto francese pronunciando le esse con un buffo sibilo, «spero davvero che la polizia riesca a risolvere tutto nel migliore dei modi».
«Lo spero anch’io, professor Carpenter, e la ringrazio per la sua collaborazione».
«Nulla, nulla… sarò felice se potrò esserle d’aiuto».
«Professore, perché non ripete anche ai nostri amici italiani e all’ispettrice Kominkova quello che ha riferito a me sull’evento di domani?», chiese Thomas accomodandosi su una delle poltroncine che si trovavano attorno al grande tavolo.
«Giusto, giusto», disse Carpenter sedendosi. «Come dicevo al tenente quando mi ha contattato, il solstizio d’estate a Chartres è un evento atteso tutto l’anno. Io faccio visite guidate per turisti di lingua inglese e vi assicuro, nonostante le regole sempre più rigide in merito al divieto di fare confusione in cattedrale, il 21 giugno il mio lavoro è sempre un po’ più complicato: tanta gente, non sempre educata, giunge lì per l’evento dell’anno, spesso disturbando gli altri visitatori. Roba da matti!».
«Professore, che può dirci di questo fenomeno del raggio di sole che passa attraverso la vetrata di Sant’Apollinare?», domandai.
Carpenter agitò una mano come per scacciare qualcosa di fastidioso. «Baggianate!», fu la sua risposta lapidaria.
Ci guardammo stupiti, non ci aspettavamo quella reazione.
«Certo, certo», riprese il professore. Quando iniziava un discorso a volte ripeteva la prima parola della frase. «Un raggio di sole attraverso una vetrata passa per qualche minuto lungo una lastra di marmo, e allora? Cosa c’è di misterioso in questo? Segna l’inizio dell’estate, è come una meridiana, nulla più».
«Ha mai sentito parlare della Cattedrale dei nove specchi? Un luogo leggendario secondo due alchimisti del Settecento, dove sarebbe custodito un segreto egizio, addirittura la fonte dell’eterna giovinezza. È questo che cercano i criminali che hanno rapito mia moglie».
Carpenter sembrava addirittura divertito. «No, signor Aragona, queste sono sciocchezze! Mai sentito parlare di un luogo simile. Notre-Dame de Chartres cela ancora molti segreti, ma nulla di esoterico o misterioso, a mio avviso. Alcuni sostengono che la cattedrale sia stata costruita su un antico luogo di culto pagano, romano, e ancora prima gallico, o celtico se preferisce».
«Sì, questo lo sapevo».
«Be’, questo per me ha una certa plausibilità. Qualcuno si è spinto persino a ipotizzare che nelle fondamenta della cattedrale si trovi una camera dolmenica, un luogo di culto e sepoltura celtico. Un dolmen costruito lì, sul poggio di Chartres, perché secondo gli antichi le forze telluriche in quel punto sarebbero molto forti».
«La Wouivre…».
Carpenter fece un sorrisetto. «Se le piace chiamarla così… In effetti nella cripta della cattedrale c’è un pozzo molto antico, probabilmente di epoca gallo-romana, che da secoli viene considerato miracoloso. Magari le sue acque attingono al fiume sotterraneo che scorre sotto Chartres e, chissà, forse hanno un qualche potere terapeutico. È il cosiddetto Pozzo dei forti».
Annuii. Avevo letto anche di quello e altri particolari interessanti. «E cosa mi sa dire della Vergine del sottosuolo? La cosiddetta Vergine nera di Chartres? Attualmente c’è una copia nella cripta, ma secondo una leggenda la statua originale doveva rappresentare una divinità pagana che i druidi avrebbero trovato in una grotta nel poggio. Una divinità che presenta strane somiglianze con Iside».
Carpenter si sporse in avanti e in quella posizione mi ricordò un vecchio uccellaccio rapace. «La statua attuale è una replica esatta di quella che andò distrutta durante la Rivoluzione, ma rappresenta né più e né meno la Vergine Maria», disse lentamente e poi, abbassando la voce fino a renderla un sussurro pieno di esse sibilanti, aggiunse: «Se lei vuole, però, può credere a qualunque cosa, anche che lì sotto sia conservato il Santo Graal. Per me sono tutte frottole».