Capitolo 32

 

Santorini, Grecia, 15 luglio, notte fonda

 

Il Minotaur scricchiolava come una vecchia sedia a dondolo e questo favorì il procedere del piccolo commando guidato da Anna.

Il piano di attacco era stato elaborato da lei stessa. Il gruppo aveva raggiunto in immersione un pannello nella zona di poppa, affiorante dall’acqua di alcuni centimetri, lo aveva smontato e si era introdotto nella sala macchine. Lì aveva tolto bombole e maschera e indossato dei corpetti di kevlar rinforzato al di sopra delle leggere mute da sub estive. Dei visori notturni avevano completato l’equipaggiamento. Che ovviamente includeva anche armi silenziate d’assalto portate in sacche stagne.

Due uomini al comando di Anna avrebbero staccato la corrente elettrica a bordo, sia quella principale che quella ausiliaria, così da poter sfruttare i visori e agire protetti dalla momentanea oscurità, muovendosi rapidamente attraverso lo yacht che conoscevano a menadito. Il punto d’incontro per tutti erano gli alloggi dell’equipaggio, prima di proseguire verso i ponti superiori.

Dopo aver inviato le immagini negli Stati Uniti, Smith si appisolò sul comodo divano in pelle del lussuoso studio di Babikov. Il Genome era già in viaggio per Napoli, ma lui e Fennec sarebbero partiti in aereo di lì a poche ore.

Era sul punto di addormentarsi quando la corrente andò via. Aveva lasciato acceso lo splendido lume art déco sulla scrivania e l’oscurità improvvisa fece sì che si svegliasse del tutto.

«Ma che?», blaterò mettendosi a sedere. Raggiunse a tentoni il walkie talkie e chiamò Fennec.

«Cosa succede, perché è andata via la corrente? Non ha un generatore d’emergenza quest’anticaglia?»

«Stiamo verificando, le faccio sapere», gracchiò l’egiziano alla radio.

La voce dell’altro non era per nulla tranquilla e questo innervosì Smith. Tirò fuori la sua Glock e attese un minuto in tensione. Alla fine decise di dare un’occhiata. Aprì con cautela la porta dello studio e guardò fuori. Non c’era nessuno in quel momento nel corridoio, ma era buio pesto e lui si mosse a fatica seguendo le voci che provenivano dai ponti superiori. D’un tratto udì una serie di colpi sordi e regolari, simili a martellate, alcune urla e poi il silenzio. Pensò che gli ostaggi stessero provando a liberarsi e allora si fece coraggio e raggiunse la fine del corridoio, il passo attutito dalla moquette.

Il commando approfittò immediatamente del buio improvviso nel quale era piombata la nave. Passarono attraverso le cucine e raggiunsero la Knossos Dining Room, la grande sala da pranzo del ponte di coperta. Si fermarono dietro all’elaborato bancone da bar in mogano, e attesero. Ebbero fortuna perché gli ostaggi erano stati radunati lì. Ma questo significava anche che la loro azione avrebbe richiesto una precisione chirurgica.

C’erano quattro uomini, che sciabolavano il buio con torce elettriche, a far da guardia ai prigionieri. Il bancone da bar si trovava al centro di una delle estremità della sala, verso poppa, e ai suoi lati c’erano due ingressi. Il commando era giunto da sinistra. Anna indicò a tre uomini il lato destro, mentre lei e altri due si sarebbero occupati del lato sinistro. Misha avrebbe coperto loro le spalle.

Fece un cenno col capo e all’istante si scatenò una battaglia breve, rapida ed efficace.

Sbucarono tutti e cinque contemporaneamente e, grazie ai visori notturni, inquadrarono subito i loro obiettivi. Gli uomini della GENOETHICS si accorsero dell’assalto solo una frazione di secondo prima che il loro cervello imbrattasse le eleganti tende della Knossos Dining Room. Gli ostaggi urlarono terrorizzati, ma Anna impose subito il silenzio.

«Siamo qui per liberarvi», disse in inglese, cosicché tutti capissero. «Dov’è Babikov?»

«Lo tengono da qualche altra parte, ma non sappiamo dove», rispose Michalis Mouzourakis, rimasto a bordo, ospite del russo.

«D’accordo», fece Anna, poi si rivolse ai suoi. «Solo Misha viene con me, voi altri occupatevi degli ostaggi».

I due uscirono dalla sala da pranzo e s’inoltrarono per i corridoi bui, aprendo con cautela cabina dopo cabina, stanza dopo stanza. Scesero in silenzio lungo l’ampia scalinata che portava di sotto. Prima di svoltare a sinistra e imboccare il corridoio che li avrebbe condotti all’Ariadne Lounge, si fermarono un istante, dita sul grilletto, in allerta. Udirono provenire da dietro l’angolo il rumore inconfondibile di una porta che si schiudeva lentamente. Era quasi di sicuro quella dello studio di Babikov, che si trovava proprio lì, a pochi metri da loro. Tesi e concentrati, un piede sull’ultimo gradino della scalinata, attesero. Dopo un attimo, sentirono avvicinarsi passi felpati. Anna trattenne il respiro, il pugno alzato per fermare Misha dietro di lei fino all’ultimo istante. Se quelli erano i passi di Babikov, avrebbero rischiato di colpirlo.

Ma la pistola e il volto teso e smarrito che fecero capolino dal corridoio non appartenevano certo al russo. Un solo colpo e l’uomo stramazzò a terra senza rumore, con una piccola macchia di sangue che, attraverso i visori notturni, scintillò verdastra sull’abito.

A quel punto Anna diede il via libera al compagno. Svoltarono a sinistra ma furono investiti da una raffica di mitra che rimbombò in tutta la nave.

«Merda!», esclamò la ragazza riparandosi di nuovo dietro l’angolo.

«Sei tu, puttana infedele?».

La voce odiosa di Fennec echeggiò nel corridoio.

«Ciao Fottiti, vuoi un’altra lezione? Sono sempre a disposizione per te».

Un’altra sventagliata di proiettili mandò in frantumi cornici e plafoniere che abbellivano il corridoio. «Ho qui il tuo capo!».

Anna chiuse gli occhi per un istante. Non ci voleva. Disse qualcosa in russo per assicurarsi che il magnate stesse bene, ma udì solo un mugolio. Doveva essere stato imbavagliato. «Lascialo andare, Fennec, possiamo metterci d’accordo, Babikov è molto ricco».

«Non me ne frega un cazzo delle tue proposte! Esci con le mani in alto o l’ammazzo come un cane».

Anna lanciò uno sguardo a Misha dietro di lei. Il compagno annuì, sicuro, e le fece segno di andare.

«Sto uscendo, non sparare».

«Butta prima la pistola nel corridoio».

Anna lanciò la sua PB 6P9 in direzione dello studio di Babikov, a metà strada tra la scalinata e l’ingresso dell’Ariadne Lounge in cui si trovava Fennec. La moquette attutì l’impatto col pavimento. Un rapido fascio di luce intercettò l’arma, poi si spense.

«E adesso fuori».

Mani alzate, la ragazza sbucò da dietro la scalinata con studiata lentezza. «Eccomi. Perché non risolviamo la cosa fra di noi?»

«Ti accontento subito», disse Fennec sparando un solo colpo, a memoria, senza pensarci su un istante.

Mentre Anna cadeva, emettendo un leggero gemito strozzato, Misha rotolò nel corridoio da dietro la scalinata e inquadrò il bersaglio. Se non avesse avuto il visore notturno, avrebbe dovuto sparare a caso. Impossibile, visto che Fennec stava usando Babikov come scudo umano. Il russo riuscì invece a colpire, anche se di striscio, la gamba sinistra dell’egiziano. Il dolore della ferita gli fece mollare per un attimo la presa sul suo ostaggio, che ne approfittò per gettarsi a terra e allontanarsi.

Misha scaricò subito tutti i restanti otto proiettili del suo fucile d’assalto 9A-91, ma nessuno andò a segno perché Fennec si era già riparato all’interno dell’Ariadne Lounge. L’egiziano non perse tempo a rispondere al fuoco, né corse il rischio di essere colpito di nuovo: era al sicuro nella sala.

Misha appoggiò le dita sulla gola di Anna, quindi si rivolse a Babikov che intanto era riuscito a strisciare fino al corridoio seguendo la luce degli spari. «Sta bene, signore?».

Il magnate si tolse il bavaglio e prima annuì, respirando a fatica, poi disse: «Va’, inseguilo, io sto bene».

«Si metta al sicuro nel suo studio», si raccomandò Misha, poi richiamò gli altri con la radio. «Qui com 2, livello inferiore, davanti allo studio. Abbiamo Babikov, ma Anna Nikitovna è a terra, serve assistenza. Io inseguo Fennec». Chiuse la comunicazione e coprì i pochi metri che lo separavano dalla soglia dell’Ariadne Lounge. Una scarica di proiettili gli segnalò la posizione di Fennec dall’altro lato della sala. Misha individuò la sorgente da cui provenivano gli spari e fece fuoco a sua volta, mentre si tuffava dietro ai divani disposti a cerchio attorno all’area centrale del salone.

Intanto Babikov, che presentava una vistosa ferita alla testa, si trascinò fino al punto in cui era caduta la donna, proprio davanti alla porta del suo studio. «Anna Nikitovna!».

La scosse leggermente e poi, a tentoni, cercò di liberarla del giubbetto di kevlar rinforzato, sperando di arginare l’eventuale emorragia provocata dal proiettile. Avvicinò l’orecchio per sentirle il respiro e gli venne quasi un colpo quando udì la ragazza sussurrare: «Ti sembra questo il momento, Viktor?».

Babikov sorrise felice. «Sei viva!».

Anna si mise a sedere e subito si accorse degli spari che provenivano dall’Ariadne Lounge. Scosse la testa per riprendersi, afferrò la sua pistola e si preparò a dare man forte a Misha. «Vai nello studio e chiuditi dentro, Viktor!».

Parthenope Trilogy
cover.xhtml
logo.xhtml
colophon.xhtml
frontespizio.xhtml
tit01.xhtml
Dedica.xhtml
Prefazione.xhtml
Capitolo-01.xhtml
Capitolo-02.xhtml
Capitolo-03.xhtml
Capitolo-04.xhtml
Capitolo-05.xhtml
Capitolo-06.xhtml
Capitolo-07.xhtml
Capitolo-08.xhtml
Capitolo-09.xhtml
Capitolo-10.xhtml
Capitolo-11.xhtml
Capitolo-12.xhtml
Capitolo-13.xhtml
Capitolo-14.xhtml
Capitolo-15.xhtml
Capitolo-16.xhtml
Capitolo-17.xhtml
Capitolo-18.xhtml
Capitolo-19.xhtml
Capitolo-20.xhtml
Capitolo-21.xhtml
Capitolo-22.xhtml
Capitolo-23.xhtml
Capitolo-24.xhtml
Capitolo-25.xhtml
Capitolo-26.xhtml
Capitolo-27.xhtml
Capitolo-28.xhtml
Capitolo-29.xhtml
Capitolo-30.xhtml
Capitolo-31.xhtml
Capitolo-32.htm
Capitolo-33.htm
Capitolo-34.htm
Capitolo-35.htm
Capitolo-36.htm
Capitolo-37.htm
Capitolo-38.htm
Capitolo-39.htm
Capitolo-40.htm
Capitolo-41.htm
Capitolo-42.htm
Capitolo-43.htm
Capitolo-44.htm
Capitolo-45.htm
Capitolo-46.htm
Capitolo-47.htm
Capitolo-48.htm
Capitolo-49.htm
Capitolo-50.htm
Capitolo-51.htm
Capitolo-52.htm
Capitolo-53.htm
Capitolo-54.htm
Capitolo-55.htm
Capitolo-56.htm
Capitolo-57.htm
Capitolo-58.htm
Capitolo-59.htm
epilogo.htm
Note_autore.htm
Ringraziamenti.htm
tit02.xhtml
02dedica.xhtml
02epigrafe.xhtml
02prologo.xhtml
02occhielloprimo.xhtml
02capitolo1.xhtml
02capitolo2.xhtml
02capitolo3.xhtml
02capitolo4.xhtml
02capitolo5.xhtml
02capitolo6.xhtml
02capitolo7.xhtml
02capitolo8.xhtml
02capitolo9.xhtml
02capitolo10.xhtml
02capitolo11.xhtml
02capitolo12.xhtml
02capitolo13.xhtml
02capitolo14.xhtml
02capitolo15.xhtml
02capitolo16.xhtml
02capitolo17.xhtml
02capitolo18.xhtml
02capitolo19.xhtml
02capitolo20.xhtml
02capitolo21.xhtml
02occhiellosecondo.xhtml
02capitolo22.xhtml
02capitolo23.xhtml
02capitolo24.xhtml
02capitolo25.xhtml
02capitolo26.xhtml
02capitolo27.xhtml
02capitolo28.xhtml
02capitolo29.xhtml
02capitolo30.xhtml
02capitolo31.xhtml
02capitolo32.xhtml
02capitolo33.xhtml
02capitolo34.xhtml
02capitolo35.xhtml
02capitolo36.xhtml
02capitolo37.xhtml
02capitolo38.xhtml
02capitolo39.xhtml
02capitolo40.xhtml
02capitolo41.xhtml
02capitolo42.xhtml
02capitolo43.xhtml
02capitolo44.xhtml
02capitolo45.xhtml
02capitolo46.xhtml
02epilogo.xhtml
02notautore.xhtml
02ringraziamenti.xhtml
tit03.xhtml
03dedica.xhtml
03premessa.xhtml
03prologo.xhtml
03occhielloprimo.xhtml
03capitolo1.xhtml
03capitolo2.xhtml
03capitolo3.xhtml
03capitolo4.xhtml
03capitolo5.xhtml
03capitolo6.xhtml
03capitolo7.xhtml
03capitolo8.xhtml
03capitolo9.xhtml
03capitolo10.xhtml
03capitolo11.xhtml
03capitolo12.xhtml
03capitolo13.xhtml
03capitolo14.xhtml
03capitolo15.xhtml
03capitolo16.xhtml
03capitolo17.xhtml
03capitolo18.xhtml
03capitolo19.xhtml
03capitolo20.xhtml
03capitolo21.xhtml
03capitolo22.xhtml
03capitolo23.xhtml
03occhiellosecondo.xhtml
03capitolo24.xhtml
03capitolo25.xhtml
03capitolo26.xhtml
03capitolo27.xhtml
03capitolo28.xhtml
03capitolo29.xhtml
03capitolo30.xhtml
03capitolo31.xhtml
03capitolo32.xhtml
03capitolo33.xhtml
03capitolo34.xhtml
03capitolo35.xhtml
03capitolo36.xhtml
03capitolo37.xhtml
03capitolo38.xhtml
03capitolo39.xhtml
03capitolo40.xhtml
03capitolo41.xhtml
03capitolo42.xhtml
03capitolo43.xhtml
03capitolo44.xhtml
03capitolo45.xhtml
03capitolo46.xhtml
03capitolo47.xhtml
03capitolo48.xhtml
03capitolo49.xhtml
03capitolo50.xhtml
03capitolo51.xhtml
03capitolo52.xhtml
03capitolo53.xhtml
03capitolo54.xhtml
03capitolo55.xhtml
03capitolo56.xhtml
03capitolo57.xhtml
03capitolo58.xhtml
03capitolo59.xhtml
03epilogo.xhtml
03notautore.xhtml
03ringraziamenti.xhtml