Capitolo 41
Aeroporto di Capodichino, Napoli, 17 luglio, ore 01:00
Il Challenger 850 atterrò quasi senza scossoni. Gli otto passeggeri a bordo scesero dopo pochi minuti. Vestiti in abiti scuri dal taglio impeccabile, ciascuno trascinava un trolley grigio, tutto il loro bagaglio. Raggiunsero un minivan già in attesa sulla pista ed entrarono senza dire una parola. Viaggiavano con credenziali diplomatiche e non fu necessario nessun ulteriore controllo. Ufficialmente facevano parte del servizio di sicurezza di una delle squadre americane che di lì a qualche giorno avrebbe gareggiato per le America’s Cup World Series, le prestigiose regate che facevano da contorno alla più famosa sfida velica del mondo. Napoli era una delle città che avrebbero ospitato quell’importante evento sportivo.
A bordo del van, uno degli uomini si mise subito al telefono. «Sono Anderson, siamo qui».
«Ben arrivati, signore».
«Dove siete?»
«Ancora ormeggiati a Castellammare di Stabia, a pochi chilometri da Napoli. Vi aspettiamo».
«Avete tutto?»
«Ogni cosa, non manca nulla».
«La russa?»
«Confermato, è in città».
«L’egiziano?»
«Recuperato. Lo stiamo rimettendo in sesto. Già da domani sarà operativo».
«Molto bene, a fra poco».
Seth Anderson chiuse la comunicazione e rivolse un segno di approvazione agli altri uomini. Si appoggiò quindi comodamente al sedile, chiuse gli occhi e sospirò.
«Svegliatemi quando siamo arrivati».