CAPITOLO XXII
Delle poste
[B] Non sono stato fra i più deboli in questo esercizio,1 che si adatta a persone della mia corporatura, corta e robusta; ma ne abbandono la pratica: ci affatica troppo per resistervi a lungo. [A] Leggevo proprio ora che il re Ciro,2 per ricevere più facilmente notizie da tutte le parti del suo impero, che era di grandissima estensione, fece controllare quanta strada potesse fare un cavallo in un giorno in un’unica tirata, e a questa distanza mise uomini che avevano l’incarico di tenere pronti dei cavalli da fornire a coloro che venissero da lui. [C] E alcuni dicono che questa rapidità di percorso corrisponde a quella del volo delle gru. [A] Cesare dice3 che Lucio Vibulo Rufo, avendo fretta di portare un avviso a Pompeo, si mise in viaggio alla sua volta cavalcando giorno e notte, cambiando cavalli per far presto. E anche lui, a quanto dice Svetonio,4 faceva cento miglia al giorno su un cocchio a nolo. Ma era un corriere impaziente, perché là dove i fiumi gli sbarravano la via, li passava a nuoto [C] e non deviava dalla strada diretta per andare a cercare un ponte o un guado. [A] Tiberio Nerone, recandosi a visitare suo fratello Druso, malato in Germania, fece duecento miglia in ventiquattr’ore, con tre cocchi.5 [C] Nella guerra dei Romani contro il re Antioco, T. Sempronio Gracco, dice Tito Livio, per dispositos equos prope incredibili celeritate ab Amphissa tertio die Pellam pervenit:I 6 e leggendo il passo risulta evidente che erano poste fisse, non stabilite allora per quella corsa. [B] La trovata di Cecinna per mandar notizie a quelli di casa sua aveva ben maggiore celerità: egli portò con sé alcune rondini, e le lasciava andare verso i loro nidi quando voleva mandar sue notizie, tingendole con segni colorati atti a significare quello che voleva, secondo quanto aveva concordato con i suoi.7 A teatro a Roma, i capifamiglia portavano in seno dei piccioni ai quali attaccavano delle lettere quando volevano mandare a dire qualcosa ai loro familiari a casa; ed erano addestrati a portare la risposta. D. Bruto se ne servì, quando era assediato a Modena, e altri altrove. Nel Perù, i corrieri erano portati di corsa da uomini che se li caricavano sulle spalle per mezzo di lettighe, con tale agilità che, sempre correndo, i primi portatori passavano ai secondi il loro carico senza fermarsi di un passo.8 [C] Sento che i Valacchi, corrieri del Gran Signore, raggiungono una rapidità estrema, in quanto hanno diritto di far smontare il primo passante che trovano sulla loro strada, dandogli il loro cavallo sfiaccato; e per evitare di stancarsi, si avvolgono strettamente il corpo con una larga fascia.9
I andò da Anfisa a Pella in tre giorni, cambiando i cavalli, con una rapidità quasi incredibile