Capitolo 39
Ryan

«Maledizione!», mi urla Tessa appena ci allontaniamo dal trambusto della festa. «Hai spifferato a tutta la tua famiglia di noi?»

«Certo che no. Perché?», chiedo.

Le cammino di fianco sul sentiero che immagino porti alla sua stanza, divertito da come pesta furiosamente i piedi e agita le braccia lungo il corpo mentre marcia a pochi passi da me.

«Perché Kat ha sottolineato più volte quanto tu sia “un vero principe azzurro sul cavallo bianco” e che sei il fratello con cui vorrebbe farmi uscire, se potesse decidere lei. Inoltre, secondo Keane sei “il miglior ragazzo che io possa trovare” e “qualsiasi donna sarebbe fortunata ad accalappiarti”, e ha sentito da qualcuno che sei il dio del sesso! Cosa cazzo gli hai detto, Ryan “Idiota Maledetto” Morgan?».

Sorrido. «Mio fratello e mia sorella pensano questo di me? Wow. È fantastico fin dove ci si possa spingere per cento dollari oggigiorno».

«Non è divertente, Ryan “L’idiota”! Cos’hai raccontato? Uno solo di loro che tesse le tue lodi potrebbe essere una semplice coincidenza, ma tutti e due la stessa sera, appena dopo il nostro pomeriggio di sesso? Non sono stupida!».

«Okay, calmati, tesoro», dico ridendo. «Sei paranoica. Non ho detto nulla a Kat. Giuro su Dio. Non una parola. Per una qualche ragione vuole organizzare le cose tra noi fin da quando siete andate a cercare il suo vestito da sposa, e lo stesso vuole fare mia madre. Ma devi aver fatto qualche cavolata tu, non io. Confessa, Argentina, cosa hai detto a mia mamma e mia sorella per farle cadere ai tuoi piedi e convincerle che saremmo una coppia perfetta?»

«Ma cosa ne so!», urla. «Non ho fatto nulla. Non ho detto nulla. Sono stata la noiosa e normale me stessa con loro, sempre. Non ho idea del perché entrambe mi ritengano un forziere pieno di meraviglie fatto apposta per custodire i tuoi bambini!».

Rido. È adorabile.

«Ora smettila di cambiare le carte in tavola», mi ordina. «Se non hai raccontato nulla a Kat, allora l’hai fatto con Keane. Non smetteva di fissarmi le tette e, nonostante questo, mette te in buona luce? Non ha senso, a meno che tu non gli abbia detto qualcosa».

«Hai frainteso Keane. Sarà anche un dongiovanni ma ha un cuore d’oro».

«Smettila! Non me ne frega nulla del cuore d’oro di Keane. Mi importa capire cosa diavolo gli hai detto per fargli pronunciare tutte quelle cose carine su di te. Gli hai detto che sono roba tua, vero?»

«Sei intelligente. Mi piace».

«Non cambiare discorso!».

«Okay, okay, sì, gli ho ordinato di lasciarti in pace perché ho la precedenza. Ma non gli ho detto che abbiamo già fatto sesso, giuro. In realtà, quando gli ho raccontato di te, non eravamo ancora andati a letto e non gli ho più parlato da allora».

«Non eravamo ancora andati a letto? Ma se siamo stati insieme due secondi dopo essere arrivati qui».

«Abbiamo parlato prima che venissi in camera da me».

«E cosa gli hai detto esattamente?»

«Di starti lontano perché sei mia».

«Sono tua?», urla. «Pensi che perché mi hai scopata…». Sussulta e si guarda intorno, assicurandosi di non essere ascoltata da nessuno, poi bisbiglia: «Pensi che perché mi hai scopata una volta io sia tua? Perché non lo sono, imbecille. Per niente».

«Sì, l’ho pensato, ma non per questo motivo. Gli ho detto che eri mia prima di andare a letto insieme, ricordi? No, piccola, sei mia da quando ti ho vista, sapevo che ti avrei fatto godere meglio di quanto abbia fatto o farà mai qualsiasi altro uomo perché la nostra affinità non è paragonabile a niente che abbiamo già provato».

Lei grida: «Questo non vuol dire che io sia tua. Vuol dire solo che… non so… in qualche modo hai saputo come rendermi dipendente dal sesso».

«Ti rendi conto che non hai contestato nessuna delle cose che ho detto?»

«Oh, bene. Le contesto ora. Mi hai fatto godere meglio di chiunque altro fino a ora?». Fa una pausa. «Sì. Okay, te lo concedo. Ma che non ci sarà nessuno meglio di te in futuro? Non ne ho idea. Come posso saperlo senza termini di paragone?»

«Stai dicendo che quella con me è stata la tua prima esperienza sessuale?»

«No, ovviamente no, sto dicendo che sei stato la mia prima esperienza senza legami. Forse l’ingrediente segreto per la nostra fantastica alchimia non eri tu, ma l’assenza di connessione tra il mio cervello e il cuore. Forse tutto il sesso occasionale d’ora in avanti sarà magico solo se odierò il mio partner con tutta me stessa? Come posso saperlo finché non ci riprovo con qualcuno che detesto almeno quanto te?».

Il sangue mi ribolle nelle vene. Le prendo il braccio e la fermo, con gli occhi annebbiati dalla gelosia. «Basta con queste stronzate, Tessa. Non puoi dirmi queste cose. Non farlo mai più. Non ha senso dirmele».

Lei sorride perfida. «Oh, caro. Sembri un po’… infastidito». Si libera dalla mia presa e continua a camminare.

La seguo, ansimante e con il pene sempre più duro. «Non dirmi più quelle cose», ripeto.

«Bene».

«Mai più».

«Bene».

Arriviamo alla sua porta.

«Dammi la chiave», ordino, la mano protesa verso di lei.

Appoggia la tessera sul mio palmo sbuffando. «Come ho fatto a trovarti così affascinante tre mesi fa? Non so nemmeno cosa ci ho visto in te. Sei così terribilmente… irritante».

Senza dire una parola, passo la chiave nel lettore mentre lei continua a parlare alle mie spalle.

«In più, sei arrogante», dice. «E possessivo. E pieno di te. Hai fatto credere alla tua famiglia di essere la persona migliore del mondo, ma io ho visto un tuo lato a loro sconosciuto e non mi faccio prendere in giro».

Apro la porta e le faccio cenno di entrare, lei viene avanti con le braccia incrociate e gli occhi incandescenti.

Chiudo la porta dietro di me con un lieve scatto e mi giro.

E poi, senza aggiungere altro, ci saltiamo addosso come due animali.