Capitolo 6
Ryan

Laggiù soffia! Laggiù soffia! Una gobba come una montagna di neve! È Moby Dick!

Non appena le ragazze si siedono sugli sgabelli, il barman, Tim, si avvicina per prendere le ordinazioni (che faccio segnare sul mio conto) e le presentazioni vengono fatte in fretta: la tipa carina dai capelli rossi si chiama Charlotte, mentre la bruna sensuale (che per fortuna si è seduta di fianco a me) è Samantha.

«Lei è Samantha “l’hostess arrapata”», cinguetta la rossa ammiccando. Allunga una mano davanti al seno della sua amica per toccarmi il braccio.

«Ah, sì?», chiedo, ridendo.

Samantha sembra mortificata. «Non fare caso alla mia amica ubriaca, per favore».

«Non sono ubriaca», afferma Charlotte. «Solo molto sbronza, anche se devo ammettere che non sento né la faccia, né le dita dei piedi».

Alzo il mio cocktail. «Brindiamo al non sentirci la faccia e le dita!».

Tutti e tre facciamo tintinnare i bicchieri – e in quel momento riesco ad avere un contatto visivo con Samantha prima che lei riabbassi lo sguardo con le guance in fiamme.

«Quindi come siete finite al The Pine Box?», domando rivolgendo la mia attenzione alla bruna, la quale guarda ancora in basso. «Non è vicino all’aeroporto».

«Ce l’ha consigliato una mia amica», risponde in fretta Charlotte. «Sostiene che qui ci sono sempre dei bei ragazzi e ha proprio ragione». Mi squadra spudoratamente come se stesse assaggiando una fetta di carne. «Come direbbe il ragno Carlotta – la protagonista, mia quasi omonima, del libro di Elwyn Brooks White, La tela di Carlotta – sei proprio un “porcellino”, Ryan».

Quando rivolgo un’occhiata divertita a Samantha, lei sorride e spiega: «Quando è ubriaca le piace citare quel libro».

Rido.

«E per te è la prima volta in questo posto, Ryan?», domanda Charlotte.

Distolgo lo sguardo da Samantha. Mio Dio, sono così attratto da questa donna. «Sì. È stato il mio amico a sceglierlo. Ci saremmo dovuti vedere qui, ma mi ha dato buca all’ultimo». Il mio telefono suona, mi è arrivato un messaggio. Infastidito, metto la mano in tasca e lo spengo. Se Olivia mi sta scrivendo ora, non m’interessa. «Quindi di dove siete?», chiedo.

Charlotte stuzzica il braccio dell’amica. «Ryan vuole sapere da dove veniamo, Samantha».

Lei si schiarisce la voce. «Los Angeles».

«Siamo qui solo stasera per uno scalo», aggiunge la rossa. «La bella vita di una hostess».

Samantha si sposta sullo sgabello. «Be’, la bella vita di Charlotte. È lei la vera hostess qui, io indosso solo la divisa».

Rido, felice di vedere che Samantha si stia sciogliendo tanto da scherzare un po’.

«Be’, Ryan», continua la rossa. «Vuoi sentire una cosa sconvolgente?». Si sporge in avanti e appoggia una mano sulla mia, obbligandomi a spostare lo sguardo dal bel viso di Samantha. «Questa ragazza qui non bacia uno da nove maledetti mesi!».

«Charlotte!», esclama lei. «No!».

La ragazza dai capelli rossi minimizza con un gesto della mano. «Tesoro, non abbiamo tutta la notte». Mi guarda. «La mia amica ha vissuto un momento buio dopo la fine della sua relazione, quindi mi chiedevo se potessi farmi l’enorme favore di flirtare senza ritegno con lei stasera – sai, potresti aiutarla a tornare in pista. Sto cercando di ricordarle che è divertente uscire e incontrare gente nuova».

Samantha si copre il volto con le mani. «Charlotte…».

«Mi sono già portato avanti, Charlotte», dico con calma. «Sto flirtando senza ritegno con lei da quando è entrata nel locale, e sicuramente non l’ho fatto come favore a nessuno». Rivolgo a Samantha il mio sorriso più seducente. «Che ne dici, Samantha? Posso offrirti un altro drink e fare del mio meglio per ricordarti che è divertente uscire e incontrare gente nuova?».

Lei si morde il labbro inferiore.

«Oh, ma porca puttana», commenta Charlotte. «Di’ sì. L’intesa tra voi due è pazzesca».

Samantha arrossisce. «Sì. Grazie. Mi piacerebbe bere qualcosa con te e conoscerti meglio, Ryan».

«Fantastico», esulta l’amica, alzandosi di scatto dallo sgabello. «Il mio lavoro è finito. Credo me ne andrò da quei due gentiluomini che mi mangiano con gli occhi da quando sono entrata». Prende il suo Martini dal bancone. «Fai un fischio se hai bisogno».

Detto questo, Charlotte sculetta per la sala con il drink in mano, lasciandomi da solo con l’hostess tutta curve che mi fa fremere e battere il cuore a mille – la bellissima donna che per la prima volta nella mia vita mi sta facendo pensare che forse, solo forse, tutta la storia dell’“amore a prima vista” potrebbe non essere una stronzata totale.