Capitolo 10
Ryan

Samantha guarda il soffitto e sembra raccogliere i pensieri. «Okay, la domanda – e ricorda che hai promesso di rispondere onestamente – è: a cosa stai pensando ora?».

Inarco le sopracciglia.

«Non è quello che ti aspettavi?»

«No».

Fa spallucce.

«Oh, Dio». Bevo un lungo sorso del mio cocktail e mi schiarisco la voce. «Vedi, questa è una domanda difficile perché sto pensando a molte cose, tutte insieme».

«Okay, allora dimmele tutte».

«Ma, sai, alcune delle cose a cui sto pensando – molte, in realtà – sono estremamente…».

«Cosa?»

«Sessuali».

Lei sorride. «Perché pensi te l’abbia chiesto, Sherlock?».

Il mio uccello sussulta. Wow.

«Va tutto bene, tesoro», dice con gli occhi ardenti come carboni accesi. «Sono abbastanza grande. Dimmi la verità, voglio sapere tutto. Non penso tu ti renda conto delle espressioni che hai fatto finora. Non vedo l’ora di sapere cosa ti passa per la testa».

Cazzo. Questa donna mi sta facendo diventare matto. «Okay. Be’, per cominciare, sto pensando: “Cazzo. Questa donna mi sta facendo diventare matto”».

Lei sorride.

«E poi: “È bellissima, sexy e con un corpo da far girare la testa”». Faccio una pausa per vedere la sua reazione. Per ora tutto bene. «E penso anche, se devo essere sincero: “Non so cosa darei per vederla nuda”». Un’altra pausa. Pare mi stia ancora ascoltando. «E il pensiero mi porta subito a immaginarti senza vestiti». Mi fermo di nuovo, la osservo. Sembra interessata. «Vuoi davvero che continui?».

Lei annuisce. «Sì, per favore».

Il cuore mi batte a mille. «E ora che nella mia mente ti ho nuda sto pensando a cosa vorrei farti, nel dettaglio».

Si morde un labbro ma rimane in silenzio.

La canzone cambia e inizia Use Somebody dei Kings Of Leon. Non è il pezzo di cui le avevo parlato prima ma è abbastanza simile da farmi sentire come se il mondo intero mi spronasse a confidarmi. Mi sporgo un po’ di più verso di lei, abbastanza perché le nostre gambe si tocchino, e sussurro: «Sto pensando di toccare, leccare e succhiare ogni centimetro della tua pelle. Letteralmente ogni centimetro, senza freni, senza inibizioni…». Faccio una pausa per vedere come reagisce… E sì, mi sta dando un bel “via libera”. Con il cuore in tumulto, intreccio le dita con le sue. «Voglio assaggiarti, dolcezza. Voglio leccarti. Succhiarti. Voglio che tu ti sieda sulla mia faccia e voglio penetrarti con la lingua più a fondo che posso».

I suoi occhi si spalancano dallo stupore ma non mi importa. È stata lei a farmi la domanda, io sto solo rispondendo.

«Voglio leccarti proprio lì per farti ruggire come un fottuto animale, finché non ti contorci, non urli e ti bagni come non hai mai fatto. Finché non gemi come mai ti è successo prima, urlando il mio nome – e poi, quando non ce la fai più – quando ho l’uccello così duro che mi sembra di morire se non ti penetro, voglio spingermi dentro di te e mandare entrambi in paradiso».

Lei emette uno mugolio a malapena udibile.

Stringo le sue dita fra le mie. «Ma più di tutto, bellezza, sto pensando: “Porca puttana, non ho mai provato una sensazione così intensa, eccitante ed emozionante con nessuno in tutta la mia vita”».

Il suo respiro trema.

«E non è solo per il tuo aspetto fisico, ma perché sei intelligente, brillante e divertente. Perché mi sembra di conoscerti da sempre».

Passa un lungo attimo.

I nostri occhi sono incollati.

Il suo petto incredibile si alza e si abbassa.

Il mio uccello è duro come il marmo.

«E questo è quasi tutto quello che sto pensando», dico. «Per ora. Ah, e mi stavo chiedendo perché tu non venga baciata da nove mesi. Ma quello l’ho già domandato».

«Cavolo», esclama lei dopo un po’.

«Ti ho offeso in qualche modo?», chiedo con gentilezza mentre mi si stringe lo stomaco.

Lei scuote la testa.

«Sicura?».

Samantha fa scorrere la punta delle dita sul mio braccio, percorrendo il tatuaggio a forma di spada. «Qualsiasi sia l’equi-
valente femminile di ogni cosa che hai appena detto, è esattamente quello a cui sto pensando anche io».

Sospiro. «Perfetto».

Le dita risalgono il mio braccio, questa volta passando su altri disegni. «Comunque», dice lei mentre il mio corpo si tende d’istinto. «Per quanto incredibilmente sexy sia stato sentire questo – e, credimi, sono sincera – sento il bisogno di mettere in chiaro alcune cose per non essere fraintesa».

Annuisco, con il pene duro e il cuore che batte all’impazzata.

«Prima cosa: non ho tabù in fatto di sesso; mi piace da morire».

«Sono felice di sentirlo. Anche io sono un grande fan».

«Me ne sono accorta». Sorride. «E penso sia fantastico. Non c’è nulla che non mi vada di fare. Ma devi saperlo, non faccio sesso senza sentimento. Per me è un atto legato a una relazione esclusiva. Non parlo di un anello, stai tranquillo, però ho bisogno di sapere che si è entrambi decisi a non avere nessun altro». Sposta i suoi occhi di fuoco nei miei. «La buona notizia per te, comunque, è che quando mi sento finalmente pronta a dire sì, mi concederò anima e corpo, senza freni, puoi starne certo».

Il mio pene sobbalza. Respiro a fatica. Per quanto possa sembrare folle, prometterei l’esclusività a questa ragazza anche adesso, se questo significasse portarla a letto e scoparmela stasera. Infatti sono tentato di dirle proprio queste parole.

Oh, aspetta.

No.

Non posso farlo.

Ma che cazzo.

Olivia.

Merda. Grazie alla bollitrice di conigli, non posso portare a letto Samantha stasera – non posso nemmeno baciarla, non oggi che mi sono svegliato nel letto di Olivia. Non stasera che ho ancora sulle labbra i baci della mia ex e sono passate così poche ore dalla nostra rottura (che in realtà non è nemmeno ancora definitiva).

«Voglio fare le cose con calma», continua Samantha. «Mi dispiace, sono fatta così. Sono una persona cauta di natura».

Mi schiarisco la voce. «A me va bene».

Mi osserva con attenzione. «Sei sicuro che non ti abbia spaventato?»

«Per niente. Quando sarà il momento giusto, di sicuro saremo l’ottava meraviglia del mondo».

Lei sorride.

«E allora iniziamo pure questo lungo viaggio, tesoro. Ma vorrei solo avere un chiarimento: quando dici che vuoi “fare le cose con calma”, più o meno quali tempistiche hai in mente? Tipo un periodo di nove mesi o meno?».

Samantha ride. «Meno. Direi un mesetto, circa?». Inarca le sopracciglia. «Ti può andare bene?»

«Decisamente sì», dico, anche se credo che un mese sia il periodo più lungo della mia vita adulta senza sesso. Ma, tutto sommato, rispetto a quello che temevo avrebbe risposto riguardo le sue tempistiche, un mese sembra roba da niente. «Fammi solo un favore», dico. «Per l’amor di Dio, raccontami la storia “un po’ imbarazzante” del perché tu abbia passato nove fottuti mesi senza nemmeno un bacio. Davvero, sono curioso da morire».

«Ah, sì. Quello». Sospira e fa un gesto al barman. «Un altro giro, Tim!». Mi rivolge un’occhiata irriverente. «Per raccontarti questa stupida storia con la stessa onestà commovente dimostrata da te, credo di dover essere ben più brilla di così».