Capitolo 13
Tessa
«Ed è per questo che il marchio Climb & Conquer abbraccia l’avventura, il fitness e, soprattutto, la ricerca dell’eccellenza», dice al microfono Jonas, il fratello di Josh, e tutti i presenti esplodono in un applauso che risuona nell’enorme palestra.
Sono all’inaugurazione della nuova catena di palestre per arrampicata dei fratelli Faraday e osservo i festeggiamenti da un angolo della bellissima location di Seattle. Al momento, i due sono in piedi sul palco di fronte a un grande pubblico, e raccontano della loro passione comune per l’arrampicata e della missione dell’azienda, ovvero rendere il mondo un posto migliore. Sinceramente, dopo quello che è successo la scorsa settimana al The Pine Box, essere in mezzo a queste persone felici in un’occasione di gioia è come un balsamo per la mia anima in pena.
Per quanto negli ultimi tempi sia stata impegnata a organizzare l’evento, non sono riuscita a smettere di pensare a Ryan – a quanto sembrasse carismatico, onesto ed emotivamente maturo, a quanto fossi sicura di aver finalmente incontrato l’uomo dei miei sogni e a quanto mi sbagliassi sul suo conto (sorpresa!). Ho un radar che mi fa incontrare solo degli stronzi! Ogni maledetta parola detta da Ryan, ogni sorriso, ogni tocco delle sue mani – e, negli ultimi deliziosi momenti, ogni bacio che le sue bellissime labbra hanno dato alle mie guance, ogni movimento della sua lingua sulla pelle sensibile vicino al mio orecchio e, Dio, quel morso sul collo – mi hanno fatto letteralmente impazzire dal desiderio. Non importa quanto avessi cercato di convincerlo sul “voler fare con calma”: di sicuro, se la nostra cena fosse andata in porto, sarei finita nuda e a gambe spalancate nel letto di quell’uomo ancora prima di poter assaggiare il dessert, mandando a rotoli il tour della città che mi aveva promesso.
«…trovare la versione ideale di se stessi è il desiderio di ciascun individuo ma anche un obiettivo universale…», dice Jonas alla folla, suscitando un applauso entusiasta.
Mi passo una mano sulla fronte. Cazzo. Devo smetterla di pensare a Ryan. Non ha senso. Ho scoperto dal nulla la scorsa settimana al The Pine Box che ha una fidanzata – una di quelle Barbie (!) con il fisico opposto al mio. In più, la sua affascinante metà ha chiarito in maniera abbastanza esaustiva che, a quanto pare, il principe azzurro ci ha provato con un’altra bionda durante la cena con lei quella stessa sera, approfittando dei pochi secondi in cui si è alzata per andare in bagno. E non è finita lì. Oh, no. Lui si è poi diretto in un locale dove si va per conoscere nuove persone, da solo (sì, sicuramente aspettava l’amico che non si è mai presentato, come no!), per cacciare un’altra bionda da portare a letto alle spalle della fidanzata (poi, non trovandola, pare abbia deciso di provarci con l’idiota dai capelli scuri vestita da hostess).
Dio, perché gli uomini come Ryan (e Stu) si preoccupano di avere delle fidanzate quando sanno benissimo che le tradiranno? Non lo capisco. Sono affetti dal complesso Madonna-o-sgualdrina: a loro piace avere una brava ragazza a casa ad aspettarli mentre si scopano tutte le fantasie nascoste appena ne hanno la possibilità (anche se, devo ammetterlo, la ragazza di Ryan non mi è sembrata per niente simile alla Madonna, quindi magari salterò questa parte di psicanalisi).
Be’, qualunque sia la motivazione a spingere Ryan e quelli come lui a fare ciò che fanno, la morale è che sono tutti delle carogne. Mi fa soffrire ricordare come mi abbia raggirato come un vero esperto quella sera al bar, nello stesso modo in cui sicuramente aveva preso in giro la bionda al ristorante poche ora prima. Potrei urlare se solo ripensassi al momento in cui Ryan mi ha rivolto quel sorriso da strapparsi le mutande, convincendomi a raccontargli sempre di più sulla mia vita (in nome della presunta “vera intimità”, certo!), per non parlare di come mi abbia imbambolato con cavolate tipo “Sto cercando qualcosa di vero” e “Se fossi in una stanza con un milione di Barbie, sceglierei sempre l’arroz col vino blanco”. Idiota.
«… ed è per questo che la Climb & Conquer punta tutto sullo spronarvi a raggiungere il massimo, letteralmente e metaforicamente», continua Jonas dal palco, con il volto raggiante. «Il nostro obiettivo è farvi diventare migliori di quanto abbiate mai pensato di poter essere».
Le persone applaudono ancora con entusiasmo e io mi unisco a loro, in parte perché spero che il gesto di battere le mani possa in qualche modo costringere il mio cervello a smettere di pensare a Ryan e un po’, forse anche di più, perché sono davvero ispirata dalla passione evidente di Jonas per le proprie parole.
Dopo aver osservato Jonas ancora per qualche minuto, il mio sguardo si sposta verso il suo bellissimo fratello per poi posarsi sulle nuche delle persone tra la folla. La testa di un ragazzo lì in mezzo può essere quella dell’amico hacker di vecchia data di Josh, Henn.
Aspetta un attimo.
Mi viene un’idea.
Forse potrei domandare a Josh se Henn può aiutarmi a cercare Ryan. Okay, è stupido da parte mia volerlo contattare, visto che è, in primo luogo, un idiota traditore e, in secondo, sono io quella scappata dal locale senza guardarsi indietro quando Barbie è arrivata e ha iniziato a fargli una scenata (e a chiamare me “puttana”). Eppure per qualche ragione non sono riuscita a smettere di fantasticare sul ritrovarlo e almeno permettergli di spiegarsi.
La verità è che, dopo una settimana passata a ponderare tutto (rifletto sempre meglio sulle cose dopo aver avuto un po’ di tempo per metabolizzarle), rimpiango di non essere rimasta nei dintorni quella sera, almeno per un paio di minuti, magari fuori dal bar, nel caso in cui Ryan fosse uscito e avesse voluto parlarmi. Non avrebbe potuto fare nulla in quel momento per cancellare le sue bugie, ma non riesco a smettere di pensare a cosa avrebbe potuto dire se fossi rimasta il tempo sufficiente ad ascoltarlo. Se almeno avessi dato a me stessa l’opportunità di gridargli in faccia che è un completo idiota, forse ora non sentirei il bisogno così disperato di rivederlo.
Quindi, ecco cosa farò: chiederò a Josh se posso parlare un attimo con Henn durante la festa e… Aspetta. No. Sono stupida? Non posso chiedere a Josh l’aiuto di Henn per trovare Ryan! Già mi immagino la conversazione: “Be’, Josh e Henn, c’è questo ragazzo di nome Ryan che ho incontrato la scorsa settimana al The Pine Box: devo assolutamente trovarlo e chiedergli se tutto ciò che ha detto fosse una bugia o solo in parte. Perché ho bisogno di aiuto per trovare Ryan, chiedete? Oh, perché non mi ha mai dato il numero di telefono o il cognome perché la sua fidanzata è entrata correndo nel locale e ha iniziato a chiamarlo ‘maledetto traditore’ e ad apostrofare me ‘puttana’, prima ancora di poterci scambiare i contatti. Non è fantastico? Credetemi, è stato davvero bello da morire”.
Non posso lasciarmi scappare una parola sul mio incontro con Ryan davanti a Josh e Henn.
Ma chi prendo in giro? Anche se potessi avere l’aiuto di Henn, non riuscirebbe a trovare Ryan con le scarse informazioni che ho su di lui. Quale hacker, seppur talentuoso, potrebbe mai trovare un ragazzo di nome Ryan, sapendo solo che ha ventotto anni, è del segno del Toro, ha tre fratelli e una sorella, è nato e cresciuto a Seattle, sa cucinare un ottimo guacamole ed è bravissimo a rifare il letto?
«E come parte del nostro genuino impegno verso obiettivi straordinari», continua Jonas dal palco davanti alla folla, «la Climb & Conquer ha identificato alcuni enti benefici che sosterremo con parte dei nostri incassi».
I miei occhi continuano a osservare le teste della gente. Il posto sembra pieno di palestrati sulla ventina (me lo aspettavo), ma ci sono anche un numero sorprendente di famiglie e persone più anziane…
Oh, mio Dio. Il mio cervello si ferma a metà del pensiero. Il cuore manca un battito.
Mi porto una mano davanti alla bocca.
La nuca di quel ragazzo laggiù, in mezzo alla folla, sembra appartenere a Ryan, proprio a lui, quello del The Pine Box!
Mi si stringe il petto.
Potrebbe essere lui?
Tendo il collo cercando di vedere meglio ma c’è troppa gente perché riesca a capire come sia fatto fisicamente il ragazzo o per scorgere, magari, le sue braccia tatuate.
Oh, mio dio.
Non è un pensiero folle, vero? Sto scivolando in una sorta di psicosi? Immagino sia perfettamente normale credere che proprio l’uomo che ho in mente in questo momento, quello a cui non sono riuscita a smettere di pensare per tutta la settimana, possa essere una delle quattrocento persone (in una città di tre milioni e mezzo di abitanti) presenti in questa stanza.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo.
Bastardo.
Lo sto facendo di nuovo.
Sto vedendo un altro Ryan tra la folla, ancora, proprio come ho fatto almeno altre dieci volte negli ultimi giorni. Solo lunedì mattina, mi è sembrato di vederlo in tre circostanze diverse: una in palestra, una da Starbucks e una terza seduto in macchina nella fila di fianco alla mia. E, ovviamente, nessuno di quei Ryan era quello del The Pine Box. Da Starbucks, per esempio, Ryan si è rivelato essere un uomo attraente sulla quarantina con in braccio un bambino. E martedì, quando il mio patetico cervello l’ha visto entrare in una banca, il ragazzo era in realtà di colore (molto attraente, devo aggiungere, ma sicuramente non l’uomo al centro della mia ossessione). E così è stato per tutta la settimana – Ryan, Ryan dappertutto e mai un indizio a cui aggrapparmi. Come se non bastasse, non so quante volte ho sentito Sex On Fire risuonare nei negozi.
«Miss Rodriguez?», chiama una voce femminile distogliendomi dai miei pensieri. «Sono Clarissa Taylor, di Channel Seven News».
«Sì, salve», rispondo stringendole la mano. «Sono contenta sia riuscita a venire».
«Lo sono anche io. Gli obiettivi della Climb & Conquer sono davvero notevoli». La reporter sorride. «In più, i fratelli Faraday sono quello che noi in gergo chiamiamo “gioia per gli occhi”». Rivolge un’occhiata di apprezzamento a Josh e Jonas sul palco. «Sicuramente bucheranno lo schermo».
Seguo lo sguardo della reporter. «Sembrano dei supereroi lassù, vero?», dico. «Superman e Thor».
La reporter sorride di nuovo. «Mi piace. Credo che intitolerò così l’articolo: “I Superman e Thor di Chicago scalano montagne al coperto con passi da gigante”».
«Oh, è fantastico. A loro piacerà tantissimo. Ha tutto il necessario per la sua storia?»
«Quasi. Abbiamo ripreso la palestra, la folla e i discorsi, ma mi piacerebbe molto avere un’intervista con entrambi i fratelli, così da poter vedere più da vicino i loro denti bianchissimi e gli occhi blu».
«Mi sembra una bella idea. Li fermeremo quando scenderanno dal palco. Mi segua».
Conduco la reporter e il cameraman verso il podio che dà sulla palestra, facendomi largo tra la folla e superando le pareti da scalata.
Finalmente, dopo che Jonas e Josh hanno concluso il loro discorso, si sono messi in posa per qualche fotografia e sono riusciti a dedicare un momento alle loro amate (tutto questo mentre la band suona una travolgente cover di Shout!), riesco a indirizzarli verso la reporter. Il mio lavoro qui è finito. È ora di mettersi alla ricerca dell’ultimo Ryan (finirò per scoprire che in realtà è un ottantenne con un bastone, sono sicura) e poi andare a casa a consolarmi con una bottiglia di vino, un libro un po’ sconcio e il mio fidanzato a pile (l’unico che negli ultimi tre anni non si sia comportato da idiota con me).
Aspetta un attimo: il mio imprevedibile capo non mi sta seguendo per dirigersi verso la reporter in attesa. Al contrario, con un sorriso beffardo rivolto a Jonas e l’occhiolino a me, Josh svolta a sinistra e attraversa con decisione la folla.
Okay, ora sono infastidita. Ho lavorato senza sosta per far venire qui i migliori giornalisti perché scrivessero di questo evento e l’ho fatto per Josh (e Jonas), e ora, proprio quando la reporter più famosa di Seattle vuole un’intervista doppia per la sua storia a tema “Superman e Thor”, il mio capo se ne va?
«Josh», urlo cercando di attirare la sua attenzione. Ma non serve a niente. Se n’è andato.
Cretino.
Per diversi minuti rimango a guardare Jonas rispondere alle domande della donna. Quando mi rendo conto che quest’ultima è innocua come argilla nelle mani di Faraday, mi volto per andarmene, intenzionata a fare un giro veloce della palestra in cerca del Ryan numero undici e poi andarmene a casa.
Ma non faccio nemmeno in tempo a fare due passi per allontanarmi da Jonas, quando educatamente lui mi chiama. Mi volto per guardarlo con le sopracciglia inarcate.
«Potresti gentilmente trovare mio fratello e chiedergli, per favore, di unirsi all’intervista?», domanda. Il suo tono è calmo, ma gli occhi ardono. «Assicurati di dirgli che ho chiesto “per favore”».
«Certo, Jonas», rispondo mentre mi si contorce lo stomaco. Povero Jonas. Non lo conosco bene quanto conosco Josh, ma non è un segreto che il ragazzo preferirebbe cavarsi gli occhi piuttosto che fare un discorso o sostenere un’intervista. «Lo faccio subito».
Vedo Josh in un angolo, dietro una delle pareti da arrampicata, mentre parla con una bionda intorno alla cinquantina: la bella madre di Kat. Ho conosciuto la signora Morgan al matrimonio di Jonas e Sarah il mese scorso e mi sono innamorata di lei dopo averle parlato mentre aspettavo in coda al bagno (e poi altri venti minuti dopo la toilette). Non ricordo ogni dettaglio della conversazione con lei di quella sera (ho in mente però che eravamo entrambe abbastanza brille a causa dello champagne e che la musica era molto alta), ma rammento due cose del nostro incontro: uno, non riuscivo a smettere di ridere insieme a lei mentre mi raccontava i segreti del suo matrimonio felice (“risate, capacità di perdonare e molto sesso”); e due, mi sono allontanata pensando: “Questa donna mi va proprio a genio”.
Mi dirigo verso Josh e la signora Morgan, decisa a trascinare il mio capo ribelle dal suo povero fratello poco incline alle telecamere, ma mi fermo quando capisco che la coppia è in un momento privato. Sembra che Josh stia guardando dentro la scatola di un anello mentre la signora Morgan lo imita emozionata.
Aspetto e vedo lui rimettere la scatolina in tasca e dare un bacio sulla guancia alla signora. Lei lo abbraccia. Josh sembra ansioso ma lei lo rassicura.
Pazienza, dovrò intromettermi: ho un lavoro da fare.
Batto con la mano sulla spalla del mio capo. «Josh».
Lui si volta con un’espressione solare.
«Jonas mi ha chiesto di venire a prenderti», dico, facendo del mio meglio per comunicare l’urgenza della richiesta. «Vuole che tu lo raggiunga per l’intervista. Ha detto “per favore”». Gli indico l’altra parte della sala dove il fratello sta ancora parlando alla reporter e con uno sguardo gli faccio capire che farebbe meglio a portare in fretta laggiù il suo culo da playboy.
Sorride. «Okay, Josh parte per il salvataggio».
Saluta la sua futura suocera con un esuberante abbraccio e un bacio – una dimostrazione di affetto così reale e sentita da farmi sciogliere – e, dopo aver battuto velocemente il pugno contro il mio e avermi strizzato l’occhio con arroganza (Dio, quest’uomo è un bastardo spavaldo!), si dilegua come il supereroe che è per salvare il fratello, lasciandomi sola con la mamma di Kat.
«Salve, signora Morgan», dico tendendo la mano. «Si ricorda di me? Theresa Rodriguez. Ci siamo incontrate al matrimonio di Jonas e Sarah».
«Certo che mi ricordo di te», risponde ignorando la mia mano e dandomi un affettuoso abbraccio. «Mi è piaciuto molto chiacchierare con te quella sera, è stato uno dei momenti migliori del matrimonio».
«Anche per me».
«In più, non avrei potuto dimenticarmi chi sei, dal momento che Josh mi ha parlato così bene di te quando siamo andati a cercare l’anello insieme la scorsa settimana. Non riusciva a smettere di dire quanto tu sia indispensabile, affidabile e gentile».
«Davvero? Ha detto questo? Wow, grazie per avermelo riferito, signora Morgan. Per me conta molto».
«Per favore, chiamami Louise, o Lou: mi chiamano così gli amici e la famiglia. In realtà, se vuoi davvero farmi felice, chiamami mamma Lou». Sorride. «Josh ha iniziato ad apostrofarmi in questo modo l’altro giorno e a me piace molto. Spero che lui e Kat insegneranno al bambino a chiamarmi nonna Lou».
«E mamma Lou sia. Ma solo se lei mi chiamerà familiarmente Tessa».
«Oh, carino».
«Grazie. Ho preso il nome da mia nonna Theresa, quindi i miei mi hanno sempre chiamata così per evitare confusione. In realtà, per nessuno fuori dal lavoro sono mai stata Theresa, sempre Tessa».
«Ti sta bene, sai?. È un nome elegante e alla mano, proprio come te».
Arrossisco. «Grazie, potrei dire lo stesso di lei, mamma Lou».
Parliamo per un po’ del successo della festa e poi la signora Morgan mi guarda con gli occhi che brillano.
«Allora, Tessa», inizia, «so che può sembrare una cosa strana da chiedere, ma sei per caso single? Avrei voluto chiedertelo al matrimonio ma non osavo».
Apro la bocca e la chiudo, stupita.
«Te lo chiedo perché mio figlio ha rotto con la fidanzata la scorsa settimana (grazie a Dio, a quanto pare era tremenda) e secondo me voi due stareste davvero bene insieme. Ho pensato di farvi conoscere nell’attimo esatto in cui ti ho incontrata al matrimonio di Jonas e Sarah, in realtà – conosco i gusti di mio figlio riguardo le donne e di sicuro gli piaceresti – ma, come ho detto, un mese fa era ancora fidanzato, quindi ho preferito tacere. Però, ora che è finalmente single, mi sembra quasi destino che siate qui entrambi oggi». Si sporge verso di me. «Ho un dono nel creare le coppie. Chiedi a chiunque».
Okay, sto pensando a molte cose insieme.
Prima di tutto: Kat ha un fratello? Chi lo sapeva? Devo dire che, se assomiglia anche solo un po’ alla sua bellissima sorella, è sicuramente un bocconcino da non lasciarsi scappare.
Secondo: Louise Morgan è adorabile. Ma a me piacerebbe se mia madre si immischiasse nella mia vita amorosa come lei sta cercando di fare per suo figlio? No. Ma in fondo la signora Morgan non è mia mamma quindi trovo il suo tentativo decisamente tenero.
Terzo, senza offesa per Louise: qualsiasi tipo di donna lei pensi che suo figlio voglia portarsi a letto, posso essere quasi certa che segretamente lui voglia l’opposto (secondo la mia esperienza, le mamme non conoscono davvero la propria prole quanto credono).
Infine, non uscirei mai col figlio della signora Morgan, per quanto bello possa essere, anche se lei avesse ragione e io fossi in qualche modo il suo ideale di donna perfetta. Perché? Perché è il fratello di Kat. Dài, se io e questo ragazzo dovessimo piacerci, miracolosamente innamorarci, sposarci e avere tre bellissimi bambini (alla fine, è lo scopo ultimo di incontrare la persona giusta, no?), io mi sentirei a mio agio ad avere Josh e Kat come miei cognati? No. L’idea mi fa venire i brividi. In più, sinceramente, non ho voglia di incontrare il figlio della signora Morgan in questo momento, anche se fosse meraviglioso, perché sono troppo ossessionata dall’idea di trovare Ryan numero undici per pensare a qualsiasi altro uomo.
«Wow, grazie, signora Morgan… Mamma Lou», dico. «Sono onorata che lei abbia pensato di propormi a suo figlio. Il problema è che sono single al momento e voglio rimanerlo. Ho avuto la mia dose di sfortuna nelle relazioni, per ora. Il mio ultimo fidanzato era un vero idiota e poi, giusto la scorsa settimana, un ragazzo che mi piaceva e che mi ha persino chiesto di uscire si è rivelato già impegnato».
«Oh, no».
Rido. «Già. Questo mi ha davvero dato il colpo di grazia. Vorrei prendermi una pausa dalla “ricerca del fidanzato perfetto”». Il mio sguardo vaga per la palestra, voglio avere la conferma che Josh abbia raggiunto Jonas e infatti li vedo insieme. «Quindi, non vorrei mancarle di rispetto, signora Morgan, ma penso sia meglio che rimanga da sola ancora un po’, almeno finché non capisco come mai io attragga solo stronzi traditori».
«Be’, se mi permetti, secondo me la stai prendendo nel modo sbagliato, tesoro», dice lei. «Se non hai incontrato altro che stronzi ultimamente, è una ragione in più per conoscere mio figlio. Lui è un bravo ragazzo, cara, e come ho detto è sicuramente single. Lui e la sua fidanzata si sono lasciati la scorsa settimana».
Le sorrido. Sembra seria e speranzosa ma, proprio perché la relazione in questione si è chiusa solo da una settimana, è meglio che lo eviti come la peste: l’ultima cosa alla quale aspiro è essere il chiodo scaccia chiodo dopo una rottura. «Grazie, signora Morgan… Mamma Lou. È molto carino da parte sua ma non sono ancora pronta a fare questo passo. Diamo a suo figlio un po’ di tempo per divertirsi da single e a me la possibilità di riacquistare fiducia nell’umanità, poi magari ne riparleremo».
La signora Morgan sorride. «Va bene, tesoro. Rimandiamo. Pare proprio che ci rivedremo a un altro matrimonio, potrebbe essere l’occasione giusta per presentarti mio figlio».
«Sembra una bella idea».
Ci salutiamo mentre la band si lancia in un’energica cover della mia canzone preferita, Bailando di Enrique Iglesias (uno degli aspetti positivi di essere l’organizzatrice della festa è stato approvare la scaletta della band). Per un momento guardo Louise attraversare la palestra e dirigersi verso il marito… che è proprio di fianco a un esemplare umano di perfezione divina appoggiato a un paio di stampelle. Oh, mio dio! È quello il figlio bellissimo della signora Morgan? Vorrei urlare: “Aspetti, mamma Lou! Mi rimangio tutto! Me lo presenti ora!”. Rido tra me e me. Penso di essere un po’ troppo eccitata in questi giorni (e quel ragazzo con le stampelle è davvero magnifico!). In realtà, ora che guardo con attenzione, Mister Bellissimo in stampelle mi ricorda molto Ryan del The Pine Box.
Ah, ecco che ricomincio. Ciao, Ryan numero dodici.
Devo darci un taglio.
Tra Ryan e me non c’è stato nulla di così importante, anche se mi era sembrato di sì, ma devo ricordarmi che lui aveva una fidanzata mentre diceva una serie di cose fantastiche (anche la parte riguardo la sua ricerca di “qualcosa di vero”). E questo significa che è un bugiardo, uno stronzo e un manipolatore e io non avrei dovuto credere a una sola delle sue parole. Per questo infatti sradicherò quel ragazzo dalla mia mente per sempre e non ci penserò mai più… appena dopo aver trovato Ryan numero undici.
Mentre gli invitati alla festa ballano e cantano sulle ultime note ritmate di Bailando, scruto con attenzione ogni centimetro della palestra alla sua ricerca, ma non lo vedo da nessuna parte. Ecco. Deve aver già lasciato la festa. Immagino sia un segno del destino: non poteva funzionare.
È ora di dimenticare anche il numero undici. Tiro fuori il telefono e digito un veloce messaggio a Josh e Jonas.
Congratulazioni per la bellissima inaugurazione, ragazzi! Me ne sto andando adesso. Il palco, i tavoli, le sedie e il resto saranno portati via alle 18:00 e gli addetti alle pulizie arriveranno poco dopo. Sono molto orgogliosa di entrambi e non vedo l’ora che conquistiate il mondo! Baci, T-Rod.