Capitolo 38
Tessa
«Zander e io ci siamo conosciuti a lezione di matematica in terza media», dice Keane. «Un giorno gli ho chiesto: “Ehi, intelligentone, mi aiuti con questa merda?”, e siamo amici da allora».
Ridacchio. «Oh, Keane. Ti sei inventato la storia del tatuaggio sull’uccello durante il volo o è la risposta che dai a tutti quelli che ti chiedono come vi siete incontrati tu e Zander?»
«Sul volo», replica Keane. «Raccontare cavolate è il mio superpotere».
Zander sorride. «Se le cavolate potessero pagare le bollette, Cazzone e io vivremmo in un mega attico».
«Le cavolate pagano le bollette al giorno d’oggi», ribatto. «Si chiamano “reality show”. In realtà, scommetto che se un agente di Hollywood…».
Sento un braccio cingermi le spalle e smetto di parlare. Mi volto e vedo il bel viso sorridente di Kat a pochi centimetri dal mio.
«Ehi, signorina Rodriguez», mi saluta. «Ti stai divertendo come promesso?».
Le indico il bicchiere quasi vuoto. «Sì, futura signora Faraday. Ci sto dando dentro con il punch al rum e Keane ha appena finito di raccontarmi la storia di come lui e Zander si sono innamorati grazie ai rispettivi tatuaggi sul pene».
Kat ride. «Questa è nuova. Pensavo che Cazzone e Z fossero diventati migliori amici dopo essere rimasti bloccati in ascensore con una pornostar». Rivolge al fratello un’occhiata sarcastica e lui scoppia a ridere. «Maledetto», mormora lei sorridendo. «Tessa, sono venuta qui anche per assicurarmi che tutto fosse a posto per il concerto di domani sera».
«Lo è. Ho ogni cosa sotto controllo, cara. I tecnici audio saranno qui domani alle tre per sistemare tutto; il sound-check dei ragazzi è previsto per le cinque, appena prima della festa; e, quando questa sarà finita, chiederemo a tutti di dirigersi alla discoteca per lo spettacolo. Non ti preoccupare, porterò personalmente Reed Rivers al locale».
«Ah, hai scoperto il mio vile piano», dice Kat.
Le faccio l’occhiolino.
«Assicurati che Reed ci sia, per favore. Il mio incubo peggiore è che decida di fare una passeggiata sulla spiaggia con una ballerina di hula proprio dopo la festa».
«Lo porterò lì, volente o nolente», dico. «Promesso».
«Sei fantastica, Tessa. Ehi, vieni con me al bar. Io ho voglia di un’altra acqua tonica e il tuo bicchiere è vuoto».
«Certo».
Le porgo il braccio, così camminiamo insieme verso il bar come se lei fosse una duchessa e io la sua dama di compagnia, ridacchiando durante tutto il tragitto.
«Ti ho mai detto quanto tu mi ricordi Sarah?», chiede Kat.
«Sì, l’hai fatto mentre cercavamo il tuo abito da sposa».
«Vero. E tu cos’hai risposto?»
«Che mi sembrava buffo perché tu mi ricordi molto la mia migliore amica».
«Ah, sì», dice Kat. «E cos’altro mi hai detto? Ricordo che era qualcosa di carino».
«Saresti identica alla mia amica Charlotte, se solo lei avesse i capelli biondi e non rossi e le gambe più lunghe di una decina di centimetri».
Kat ride. «Mi piace che la mia sosia spirituale sia una rossa. Come si chiama di cognome? Assomigliava al nome di un folletto».
«Hai una bella memoria. Charlotte McDougal».
Si lascia sfuggire uno squittio. «Charlotte McDougal. Giusto. Quanto mi piace quel cognome».
«E le sta anche bene. È un piccolo folletto sfacciato».
«Ai folletti sfacciati!», brinda Kat alzando il bicchiere.
«Giusto!». La imito.
«Andiamo laggiù, tesoro». Indica un’area tranquilla vicino alla spiaggia illuminata dalla luna. «Ti voglio tutta per me per un attimo».
Camminiamo verso la zona appartata. Mi fa sentire speciale che Kat voglia parlarmi faccia a faccia, anche se solo per pochi minuti, soprattutto visto che ci sono moltissime persone alla festa venute qui apposta per lei.
«Che bello», dice Kat guardando l’oceano. «È proprio il paradiso, no?»
«Sì», concordo. «Grazie per avermi fatto vivere tutto questo da ospite. Pensavo sarebbe stato difficile uscire dal ruolo di assistente, invece è stato sorprendentemente facile». Bevo un altro sorso del mio drink e ridacchio tra me e me per quanto sia brilla.
«Tutto bene, tesoro?», chiede Kat. «Sembri un po’ traballante».
«Sto benissimo, davvero. Ma sì, traballo un po’».
«Tieniti alla mia pancia, è come un salvagente».
Metto le mani sul pancione. «Molto meglio, grazie».
«Non ti lasci andare spesso, vero?».
Scuoto la testa. «Sono della Vergine».
«Vergine? Lo sai? Io amo l’astrologia».
«No, non lo sapevo».
«Ho milioni di libri sull’argomento. So tutto». Mi guarda fisso per un po’. «Le vergini stanno sempre sull’attenti, sono tenere e sensibili ma molto caute».
Annuisco. «Sono io. Sensibile e molto cauta».
«Fanno attenzione ai dettagli. Sono precise e molto leali, amano aiutare il prossimo e odiano non avere le cose sotto controllo».
«Mi hai inquadrata alla perfezione».
«Bella merda, eh?».
Rido. «Sì, a volte».
«Non posso immaginare cosa voglia dire avere tutto sotto controllo», dice Kat. «Perdere il controllo è uno dei miei passatempi preferiti».
«Charlotte è uguale», dico. «E inizio a credere che voi pazze sappiate qualcosa ignorato invece dal resto di noi. Ho scoperto recentemente in prima persona che perdere il controllo (nel momento giusto) ha i suoi vantaggi». Sorrido tra me e me.
«Dio, è divertente essere l’unica sobria alla festa».
«Eh?»
«Niente. Tessa, tesoro, stavo pensando: non sarebbe divertente se facessimo conoscere Charlotte e Sarah per vedere se si piacciono quanto noi?».
Il mio cuore sobbalza. Kat Morgan e io “ci piacciamo”? Non me ne ero resa conto. Cioè, sapevo di avere un debole per Kat, ovviamente, chi con ce l’ha? Ma non avevo idea fosse reciproco. All’improvviso, provo così tanto affetto per lei che vorrei abbracciarla e baciarla. Ed è quello che faccio. La cingo con le braccia, premo il mio corpo contro il suo pancione e le schiocco un bacio sulla guancia. «Sei dolce, Kat Morgan», sussurro. «Dolcissima».
Lei ridacchia. «E tu sei ubriaca, Tessa Rodriguez».
«Un po’».
«Ma molto dolce», aggiunge Kat.
«Grazie, anche tu».
«L’hai già detto».
«Be’, perché è vero».
Sciogliamo l’abbraccio e lei mi accarezza i capelli, tenendo una mano intorno alla mia vita. «Penso veramente che dovresti invitare qui Charlotte», insiste. «Sei un’ospite, no? Be’, ogni ospite ha portato qualcuno. Mi dispiace non averci pensato prima».
«Sei molto carina, Kitty». Appoggio la testa sulla sua spalla. «Proprio tenera. Non pensavo che una con l’aspetto di una supermodella potesse essere anche tenera».
Kat ride. «Tu hai l’aspetto di una modella».
«No».
«Sì».
«Come sei carina».
«Allora, chiederai a Charlotte di venire a Maui? Non vedo l’ora di conoscerla».
«Okay, dovrei sentirla domani per parlare di un idiota con cui sono andata a letto. Quindi glielo chiederò domani».
«Perfetto. Aspetta, di cosa devi parlare a Charlotte?»
«Di un idiota con cui sono andata a letto oggi». Merda, ecco perché non dovrei bere sul lavoro. «Cioè, l’altro giorno. Non ci sarei dovuta andare – non è stata una mossa saggia – ma l’ho fatto e non me ne pento».
Il viso di Kat è radioso. «Chi è?»
«Oh, uno», rispondo. «Un bel ragazzo che finirà per spezzarmi il cuore e non posso farci nulla».
«Perché credi questo? Magari non è un idiota».
«Sì, lo è. Un bugiardo traditore idiota. Ma per qualche ragione sembra che al mio corpo non interessi».
Kat mi accarezza di nuovo i capelli. «Mi piace la Tessa ubriaca. È una chiacchierona».
«Grazie».
«Io voto perché tu dia una chance all’idiota», dice Kat. «Magari ha una spiegazione ottima per il suo comportamento da idiota».
«O magari è un idiota e basta».
Guardiamo la luna rimanendo abbracciate per un po’.
«Ehi, mi stavo domandando», inizia Kat. «Per caso Charlotte lavora nelle pubbliche relazioni come me? Sarebbe una bella coincidenza, no?»
«No, niente pubbliche relazioni per Charlotte. Lei è una hostess».
Kat si lascia sfuggire un verso demoniaco. «Dio, adoro la mia vita».
«Fai bene, Kitty. Adoro anche io la tua vita».
«Per quale compagnia aerea lavora Charlotte?»
«Delta».
Kat ride in modo malefico e poi mi sorride dolcemente. «Le piace fare l’assistente di volo per quella compagnia?»
«Sì, molto. È il lavoro dei suoi sogni. Wooah, adesso sì che traballo davvero». Mi aggrappo al pancione di Kat.
«Tutto bene?», chiede lei.
Annuisco.
Kat mi stringe il braccio. «Una mia amica fa la hostess e adora il suo lavoro. In particolare le piacciono le attenzioni che riceve dagli uomini quando indossa la divisa, soprattutto nei locali: dice che si sente la più sexy del mondo».
«Oh, Dio! Lo dice anche Charlotte».
«Non ci credo».
«È così».
«Dimmi di più», insiste Kat.
«Charlotte dice che quando indossa la divisa, soprattutto nei bar, attrae bei ragazzi con facilità, come rubare le caramelle a un bambino, e, credimi, Charlotte McDougal non si fa scrupoli a prendere tutte le caramelle a qualsiasi bel ragazzo».
«Wow», si meraviglia lei. «Charlotte è davvero la mia sorella mancata. Peccato, io non ho mai indossato la divisa della mia amica in un locale: mi sarei sicuramente divertita».
«Tesoro, se tu indossassi una divisa da hostess in un bar, il posto prenderebbe fuoco appena qualcuno prova ad accendersi una sigaretta».
Ridiamo entrambe.
«Facevo spesso cose del genere», continua. «Ovviamente non più». Mostra l’enorme brillante al dito. «Ora i giochi di ruolo li faccio con Josh».
Arrossisco.
«Ma una volta il mio passatempo preferito era andare nei locali con le mie amiche per vedere quale stravagante persona avrei finto di essere al fine di sedurre un ragazzo».
«Quale persona eri?»
«Chiunque. La mia preferita era Matilda Blackburn da Perth che lavorava in un allevamento di coccodrilli. Lei era epica».
«Fa’ sentire l’accento australiano».
Kat si concentra per un attimo, scioglie i capelli e poi dice: «Che giornatona, amico. Cosa ne dici di andare a farci un giro a cavallo dei nostri struzzi fino alla villa di Chris Hemsworth per farci offrire la colazione?».
Ridacchio. «Stai prendendo in giro gli australiani oppure stai imitando un pirata di Disneyland?».
Lei sorride. «Sono più brava da brilla».
«Immagino. Quali altre persone fingevi di essere? Mi interessa».
«A volte dicevo di essere una giocatrice di tennis professionista di nome Olga Slovinskaya, dalla Repubblica Ceca. È stato divertente finché non ho trovato un ragazzo che parlava ceco. E, quando mi sentivo particolarmente carica, dicevo di essere appena fuggita da una setta e che quella era la mia prima volta in un locale».
Rido di gusto. «Be’, allora indossare una divisa da hostess non sarebbe stato niente di che. Credimi, non è emozionante come sembra».
Il volto di Kat si illumina. «Perché, tu l’hai fatto?».
Il cuore mi balza in gola. Maledizione. L’ho detto davvero? «Mmm».
«Dài, puoi dirmelo», insiste. «Hai indossato in un locale la divisa da hostess di Charlotte?».
Ma sì, ’fanculo. «Una volta».
Kat squittisce.
«Mi ha obbligata lei».
Kat si lascia sfuggire una risata diabolica e poi mormora: «Devo ricordarmi di chiamare l’FBI e dire loro che sono dei dilettanti».
«Eh?»
«Niente, tesoro. Ora raccontami i dettagli di quella sera in cui hai indossato l’uniforme di Charlotte. Hai incontrato qualche bel ragazzo?»
«Solo uno, l’idiota di cui ti ho detto prima. Ma non voglio parlarne». Bevo il resto del drink. «Anzi, credo che andrò a letto adesso. Ci aspetta una giornata faticosa domani e devo smaltire il rum. E tu devi tornare alla festa». Le do un abbraccio veloce. «Notte, futura signora Faraday. Grazie per essere stata così carina con me, fin dal primo giorno. Ti adoro. Sei la mia eroina». Mi volto per allontanarmi, decisa a fuggire prima che Kat mi blocchi con altre domande sull’idiota con cui sono andata a letto, ma lei mi prende sottobraccio, tenendomi ancorata a sé.
«Aspetta», dice. «Se non riesci a stare in piedi è meglio che tu non vada in stanza da sola. Non vorrei che inciampassi e, svenendo, cadessi nel laghetto con le carpe. Ti accompagno io, solo per assicurarmi che ci arrivi tutta intera».
«No, no, sono solo barcollante, non ubriaca marcia. E non puoi venire con me, questa è la tua festa, tesoro. È stato organizzato tutto per te».
«Hai ragione. Allora chiederò a Colby di accompagnarti. Non sarà un problema. Il motto dei vigili del fuoco è: “Vivere per servire”. Oh, aspetta. Cavolo, continuo a dimenticarmi della gamba di Colby. Be’, mmm…». Si volta e guarda gli invitati come se stesse per prendere una decisione importante. Si picchietta il mento con l’indice. «Be’, non posso chiederlo di certo a Keane, potrebbe provarci con te, il maledetto».
Rido. «No, non lo farebbe. Siamo già come fratello e sorella».
«Bene. Perché è il più grande donnaiolo mai esistito. Stagli lontana».
«Keane è più donnaiolo di… degli altri tuoi fratelli?», domando. Ma l’unico fratello al quale sono interessata è Ryan.
«Gli altri fratelli non sono degli sciupafemmine. Non come Keane, almeno».
«Nemmeno Ryan? Eppure lo sembra».
Kat sorride. «No, tesoro. Ryan non lo è. Lo è stato, non fraintendermi: un tempo non gli lasciavo toccare nessuna delle mie amiche, nemmeno con un bastone. Ma ora non più. Oggi è un monogamo per scelta».
Piego la testa di lato e la guardo divertita. «Ryan?».
Annuisce. «E Daxy è tutto un altro paio di maniche. Odia le groupie, è in cerca di una vera intesa». Alza le spalle. «Quindi mi sa che dovrà portarti Daxy in stanza oppure Ryan». Sorride dolcemente. «Qualche preferenza tra i due?». Solleva un sopracciglio e in un attimo ho la sensazione che questo sia una specie di test.
«No, nessuna preferenza». Cerco di sembrare sincera mentre lo dico, anche se devo ammetterlo: spero che Kat mi salvi da me stessa e scelga Dax.
«Ryan allora», afferma decisa. «Sono sicura che Dax vorrà essere alla festa quando arriverà Reed più tardi». Mi prende la mano. «Vieni, tesoro. Andiamo a chiedere a Ryan di accompagnarti in stanza».
«Non è necessario, davvero», sostengo con la pelle d’oca. Kat vuole chiedere a Ryan di scortarmi in stanza? Oh, che Dio mi aiuti.
«No», dice Kat. «Non devi andarci da sola se barcolli. Non ti preoccupare, Ryan è del tutto affidabile. È un tesoro, un vero principe azzurro sul cavallo bianco. Sinceramente, se dovessi cercare di accasarti con uno dei miei fratelli – o con un qualunque ragazzo nel mondo – sceglierei proprio lui». Mi rivolge un ampio sorriso. «Vieni, dolcezza. Ti porto da Ryan. Sono sicura che sarà molto contento di accompagnarti».