Capitolo 5
Tessa

Nonostante tutti i suoi tatuaggi, nel complesso era un cannibale pulito e d’aspetto decoroso.

Herman Melville, Moby Dick1

«Bingo», mi esclama Charlotte a un orecchio dopo avermi afferrato un braccio.

«Eh?». Sto per voltare la testa verso qualsiasi cosa (o chiunque) la mia amica stia guardando con così tanto desiderio negli occhi, ma la mia attenzione viene invece attirata dalla stretta sul braccio, sempre più salda. «Ahi», dico con una smorfia. «Ma che cazzo…?»

«Non guardare!», sibila Charlotte con gli occhi spalancati. «Il ragazzo più figo del mondo è seduto al bancone. Per l’amor di Dio, non guardare».

«Charlotte, mi stai facendo male, tesoro».

«Scusa». Lascia la presa. «Dovevo strizzare qualcosa per non svenire, visto che ho un fuoco tra le gambe».

«Strizza il tuo, di braccio, la prossima volta che il ragazzo più figo del mondo ti fa bagnare così». Mi massaggio nel punto dove mi ha afferrata. «Che male».

«Mi dispiace». Charlotte sussulta e mi stringe di nuovo. «Tessa, ti sta fissando».

«O fissa te. Siamo una di fianco all’altra».

«No, fissa proprio te. Oh, Dio, dovresti vedere il suo sguardo famelico. Ti sta spogliando con gli occhi».

«Dài, Char. Ora siamo bagnate entrambe. Adesso guardo».

«No, non ancora. Lascialo sbavare ancora un po’. Ti vuole. Ti sta osservando come un morto di fame davanti alla vetrina di una macelleria».

«Tu sei matta».

«Non lo sono: non sta nemmeno cercando di nascondere l’attrazione verso di te».

«Una piccola occhiata?»

«No. Gli uomini sono cacciatori: lascialo cacciare. Non fargli credere che sei un canestro facile».

«Be’, non sono un canestro facile». Sorrido. «E nemmeno una schiacciata o un tiro libero». Storco il naso. «O un tiro da tre punti».

«Okay, ho capito. Sei il genio del basket». Charlotte si morde il labbro, continuando a fissare oltre la mia spalla. «Mio Dio, sta facendo venire l’acquolina in bocca a me».

«Sei una stronza, Charlotte McDougal. Almeno descrivilo».

«Sembra uno con l’uccello grosso».

Rido. «Quanti Martini hai bevuto nell’ultimo bar?»

«Solo due. E uno shottino. E un altro». Ridacchia.

«Be’, rallenta. Dici un sacco di cavolate quando bevi. Non mettermi in imbarazzo».

«Mai». Osserva ancora la preda. «Cavolo, è perfetto».

«Vuoi dirmi com’è?»

«Carnagione chiara. Capelli castani. Zigomi stupendi. Entrambe le braccia tatuate. Muscoli al punto giusto. Atteggiamento da spaccone. Wow, è perfetto. Davvero, quale uomo etero ha degli zigomi così?»

«Magari non è etero».

«Tesoro, ti sta guardando come se volesse mangiarti. Mi sembra chiaro che non sia in cerca di un uomo».

«Ora guardo».

«Okay, ma non farti beccare. Da’ prima un’occhiata al resto del locale».

«Va bene».

Mi guardo intorno, ovunque e chiunque tranne nella direzione in cui aveva gli occhi puntati Charlotte, finché non sposto i miei sul bancone del bar e passo in rassegna i presenti, compreso un dio muscoloso con le braccia tatuate… Porca di quella puttana! Distolgo lo sguardo, ho il cuore che batte a mille. Mi sporgo verso Charlotte e le sussurro a un orecchio: «Cavolo, è davvero figo».

«Te l’avevo detto».

«Non ce la faccio, Char. Sono fuori allenamento. L’ultimo ragazzo carino con cui ho flirtato era Stu e guarda come è finita».

«Tessa, hai appena flirtato con quelli dell’ultimo locale e sei andata alla grande».

«Perché nessuno di loro mi interessava. Ma questo… Basta un suo sguardo e, altro che farfalle nello stomaco, ho un intero stormo di aquile».

«Non ci pensare, tesoro. Per quanto ne sappiamo, questo tizio potrebbe essere solo un idiota con degli zigomi perfetti. L’altro giorno mi raccontavi come la società si basi troppo sull’apparenza, ti ricordi?»

«Sì, ma lì parlavo con il cervello. Adesso, con questo ragazzo davanti, il mio corpo sta dicendo alla testa di non interferire».

«Non ti preoccupare. Inizierò io la conversazione mentre tu terrai le aquile sotto controllo, okay? Inserisciti nel discorso quando te la senti».

Mugugno qualcosa di incomprensibile.

«Ce la puoi fare. Sei Samantha “l’hostess arrapata”, non Tessa “l’assistente personale”, e Samantha flirta senza ritegno».

Guardo la divisa che indosso e mi si stringe lo stomaco. «Merda, mi ero dimenticata di essere vestita così. Forse dovrei…».

Charlotte sussulta e mi stringe il braccio. «Oh, mio Dio», esclama, interrompendomi. «Mister Figo ha appena fatto liberare i due posti di fianco a lui!». Mi afferra e mi trascina in mezzo al locale. «Dài, Samantha. Facciamo in modo che tutta quell’eccitazione che hai addosso serva a qualcosa, per la prima volta in nove mesi».

1 Tutte le citazioni riportate in epigrafe sono tratte da Herman Melville, Moby Dick.