Capitolo 29
Ryan
Guardo la spiaggia privata. Sabbia bianca. Acqua turchese. Palme che oscillano mosse dal vento. E tutto illuminato dalla luce del sole hawaiano. Alcuni Morgan stanno facendo snorkeling e altri, tra cui Josh, Kat, Dax e i suoi due amici, se la spassano tra le onde. Sembra che Coco e Keane stiano seppellendo Zander sotto la sabbia e che mamma e papà, insieme ad altri parenti, stiano chiacchierando all’ombra di una capanna. Il paradiso.
Se esistesse il posto perfetto per riprendermi e calmarmi, sarebbe questo. Mio Dio. Le ultime ore sono state un tornado emotivo e fisico che non mi sono mai trovato ad affrontare prima. Come è possibile che Samantha fosse T-Rod? E come diavolo siamo passati dallo scopare come ricci a lei in lacrime mentre mi urlava contro di lasciarla in pace?
Cazzo! Sono sconvolto. Per riprendermi mi servirà una seduta dallo psicologo. Guardo la spiaggia e lo trovo subito, da solo, sdraiato su una chaise longue con il costume azzurro accesso, qualche birra di fianco e un libro in mano.
«Ehi, babbeo», dico, avvicinando una sdraio a mio fratello.
Colby alza lo sguardo dal libro. «Perché ci hai messo tanto? Mamma ti ha scritto di venire in spiaggia più di un’ora fa».
«Ho fatto un pisolino». Indico le birre lì vicino. «Me ne passi una? Cosa leggi?».
Colby mi mostra la copertina del libro: Elegia americana.
«Papà lo stava leggendo in aereo. È bello?»
«Per ora sì. Interessante».
Sentiamo la voce inconfondibile di nostra sorella che esulta e entrambi giriamo la testa in tempo per vedere Josh tuffarsi in acqua tenendo in braccia Kat in bikini.
«Kat sta molto meglio in questi giorni», dico. «Per un po’ ho pensato che avrebbe vomitato anche il bambino».
«Guarda la pancia con il costume», commenta Colby. «È così carina».
«Sì, si potrebbe quasi dire che sia una personcina dolce», rispondo, imitando al meglio Keane, ed entrambi sorridiamo. «Vuoi fare il bagno?», chiedo, con un cenno all’acqua cristallina.
«Nah». Colby indica la sua gamba sinistra. La guardo – lunghe cicatrici strisciano sulla coscia e sulla tibia – e, in un attimo, la mia mente torna all’orribile notte di qualche mese fa in cui mio fratello giaceva immobile in un letto d’ospedale con la famiglia stretta intorno, tutti a pregare che superasse la notte.
«Pensavo che nuotare ti facesse bene», dico.
«In piscina. Il mio medico non vuole che combatta contro le onde o che mi appoggi al fondale scosceso».
«Ah». Guardo l’oceano per un attimo. Non sono venuto qui per chiacchierare con Colby del più e del meno, ma non riesco a parlargli della serie di eventi pazzeschi di poco fa. Non sono sicuro nemmeno di capirli io stesso.
Colby interrompe i miei pensieri. «Okay, sentiamo».
Lo osservo.
«Sembri di nuovo un folle, Ry. Immagino tu abbia qualche novità sulla tua balena argentina».
Rido. Maledetto Colby. «Sì», sospiro. «Non ci crederai mai, ma è qui».
«A Maui?»
«No, qui – letteralmente – in questo resort».
Colby fa una faccia davvero comica. «Ma Josh l’ha affittato tutto… Lavora qui?».
Mi mordo un labbro, cercando di non sorridere. «È T-Rod».
Colby fa un’altra espressione buffa. «Cosa?»
«La balena è T-Rod».
«Ma cosa cavolo stai dicendo?».
Rido. «Sembra che “Samantha” sia un nome falso, così come il suo lavoro. L’ho scoperto entrando nella hall».
«E la divisa da hostess?»
«La sua amica fa l’assistente di volo. Immagino fosse un giochetto tra ragazze che hanno deciso di fare quella sera al bar».
Colby fa una breve pausa, forse per metabolizzare le mie parole, poi reclina la testa all’indietro e scoppia in una fragorosa risata – un dieci su dieci nella “Scala Morgan delle risate” – e, anche nello stato confusionale in cui mi trovo, non riesco a non sorridere.
«Quindi per questo ti sei comportato come un idiota con T-Rod quando siamo arrivati?», chiede asciugandosi gli occhi.
«Ero incazzato», dico. «Si è fatta cercare disperatamente».
«Stronzate. T-Rod non si è fatta cercare: tu l’hai cercata come un matto. Ciò che ha fatto quella ragazza è stato sedurti in un locale, così come fanno tutte le donne con gli uomini da quando esistono i locali».
«L’ha detto anche lei».
«Oh, quindi ne avete parlato? Sapeva che eri il fratello di Kat prima che arrivassi o è stato uno shock per entrambi quando sei entrato nella hall?»
«Uno shock inimmaginabile per entrambi. E sì, abbiamo parlato ma solo brevemente. Ero troppo sconvolto e arrabbiato per dirle tutte quelle idiozie strappa lacrime che avevo intenzione di dire a “Samantha”, quindi, in poche parole, le ho fatto il terzo grado per la storia della divisa e poi lei è dovuta andar via».
«Quindi non le hai raccontato della tua ricerca folle?».
Scuoto la testa.
«Grazie a Dio. Cosa ha detto della divisa? Era solo uno scherzo?»
«Sì».
Spiego a Colby tutto quello che mi ha detto T-Rod sul perché avesse indossato la divisa (decido di non dirgli che la conversazione è avvenuta nella mia stanza appena dopo aver scopato come pazzi) e, quando finisco di parlare, lui dice: «Le donne sono proprio divertenti. Ti ricordi quando Kat andava nei locali fingendo di chiamarsi “Matilda Blackburn” e di venire dall’Australia?»
«L’avevo scordato», ammetto. «Avrei preferito rammentarlo prima di chiedere a Henn di sbirciare nei database di nove compagnie aeree».
Colby sorride. «Non capirò mai come tutti credessero che Kat fosse australiana con quel suo ridicolo accento alla Crocodile-Dundee».
«Nessuno ci ha mai creduto», dico. «Le reggevano il gioco, sperando di andare a letto con una gran figa con l’accento australiano».
Mio fratello ride. «Forse hai ragione».
«Quindi non pensi che T-Rod sia una psicopatica perché ha indossato quella divisa?», chiedo.
«Nah», risponde Colby. «Ha detto che l’ha fatto solo in quella occasione, no? Kat deve aver ripetuto quel genere di cose almeno cinquanta volte e lei è abbastanza sana di mente. A me sembra solo che T-Rod abbia un’amica festaiola come Kat. Inoltre, lavora per Josh da anni, giusto? E lui si fida ciecamente di lei».
«Giusta osservazione».
«Cioè, l’ho vista una volta sola nella hall per un quarto d’ora, quindi potrei sbagliarmi, ma la prima impressione è stata positiva. Se, durante la settimana, avrò la sensazione che sia una pazzoide, te lo dirò. Ma ne dubito».
«Grazie».
«E, intanto, fai un favore a te stesso e prendi le cose con calma», mi avvisa Colby. «Sei stato fortunato a non aver dovuto raccontare a T-Rod tutta la storia della ricerca di Samantha. Ora puoi prenderti il tempo necessario». Fa una pausa, riflettendo. «Ti consiglio di dirle che Olivia è fuori di testa e di chiarire una volta per tutte la faccenda dell’altra bionda. Non credo tu voglia che Theresa ti reputi uno stronzo. Oh, e prima di andarci a letto farai meglio ad assicurarti che non sia off-limits per quanto riguarda Josh. Potrebbe benissimo considerarla “una sorellina” e non vorrai di certo… Cosa?».
Lui si blocca e a me si stringe lo stomaco.
«Cos’è quella faccia, Ryan?», chiede Colby.
«Quale faccia?», domando a mia volta.
«Quell’espressione colpevole».
«È perché… l’ho già fatto».
«Cosa?». Si interrompe con la bocca aperta. «Quando? Ryan, siamo qui da un’ora e mezza!».
«Ci sono andato a letto dieci minuti dopo essere arrivati. Ho mentito, scusa: non stavo facendo un pisolino quando la nostra cara madre mi ha scritto di venire in spiaggia. Stavo scopando come un riccio con T-Rod».
Colby scoppia di nuovo a ridere e continua per quelli che sembrano parecchi minuti. Finalmente, quando le risate si sono placate abbastanza da poter parlare con chiarezza, sospira felice, si strofina gli occhi e dice: «Capitano Morgan, sei il mio idolo».