36

L’auto in arrivo era pressappoco a tre chilometri, andava circa a novanta, calcolò Reacher. Il limite consentito su quella strada. Due minuti. «Sta seduto fermo, John. Smetti di pensare. Per te è il momento di massimo pericolo. Sarò molto cauto. Prima sparerò e dopo farò domande. Stai certo che farò così.»

L’uomo rimase immobile al volante della Malibu. Reacher guardò sopra il tetto. La bolla di luce a sud si muoveva sempre sobbalzando e tremolando, intensificandosi e indebolendosi, ma stavolta in modo coerente, naturale, sincrono. Un’auto sola. Ora era a un chilometro e mezzo. Un minuto.

Reacher attese. Il bagliore si trasformò in una luce intensa sull’asfalto, poi in due luci identiche distanziate di qualche metro, entrambe ovali, basse sul terreno, bianco-azzurre e intense. Continuarono ad avvicinarsi tremolanti, oscillanti e saltellanti, seguite da una coppia di buone sospensioni e uno sterzo agile tipo go-kart, all’inizio piccole per la distanza, poi perché lo erano davvero, montate su un’auto piccola e bassa, perché l’auto era una minuscola Mazda Miata, rossa. Rallentò e si bloccò, i fari insopportabilmente violenti contro la vernice gialla della Malibu.

Eleanor Duncan spense le luci, passò dietro la coda della Malibu, in parte sulla strada, in parte sul ciglio, si fermò con il gomito sulla portiera e la testa girata verso Reacher. «Come sono andata? Bene?» chiese.

«Alla perfezione. Il foulard è stato un tocco di classe.»

«Ho deciso di non mettere gli occhiali da sole. Troppo rischioso di notte.»

«Probabilmente.»

«Ma lei ha corso un rischio. Questo è certo. Sarebbe potuto finire spiaccicato.»

«È un atleta. Giovane. Vista buona, coordinazione occhio-mano buona, una massa di muscoli che reagiscono in fretta. Ho calcolato che avrei avuto il tempo di balzare via.»

«Lo stesso. Avrebbe potuto sfasciare entrambi i mezzi. Allora cosa avrebbe fatto?»

«Il piano B era sparargli e tornare indietro con lei.»

Eleanor tacque per un istante. «Le serve altro?» chiese dopo un po’.

«No, grazie. Ora vada a casa.»

«Lo dirà a Seth, sa? Quello che ho fatto.»

«No», obiettò Reacher, «io e lui ora penseremo a qualcosa.»

Eleanor Duncan non aggiunse altro. Riaccese i fari, reinserì la marcia e si allontanò veloce, scattante, con il rumore della marmitta che squarciava l’aria notturna. Reacher guardò dietro di sé due volte, la prima quando fu a un chilometro, la seconda quando fu completamente scomparsa. Poi s’infilò sul sedile del passeggero della Malibu, accanto all’uomo chiamato John e chiuse la portiera. Tenne la Glock con la destra, puntata di lato. «Ora parcheggia questa macchina dietro il vecchio locale. Se la lancetta del contachilometri supera i dieci all’ora, ti sparo nel fianco. Senza cure mediche immediate vivrai circa venti minuti. Poi morirai tra dolori atroci. Credimi, l’ho visto coi miei occhi. La verità è, John, che l’ho fatto accadere, più di una volta. Ci siamo capiti?»

«Sì.»

«Dillo, John. Di’ che ci siamo capiti.»

«Ci siamo capiti.»

«Quanto ci siamo capiti?»

«Non so cosa vuoi che dica.»

«Voglio che tu dica che ci siamo capiti perfettamente.»

«Sicuro. Perfettamente.»

«Ok, muoviamoci.»

L’uomo armeggiò per mettere la marcia, girò il volante e fece un’ampia curva. Avanzò in modo spaventosamente lento, salì con un sobbalzo sul ciglio più lontano, si avvicinò a quello opposto, scese con un sobbalzo sulla terra battuta del vecchio parcheggio, superò il muro sud, sterzò bruscamente dietro l’edificio. «Va’ avanti ed entra in retromarcia tra le due sporgenze, come nel parcheggio in parallelo. In Nebraska lo chiedono all’esame?»

«Io l’ho passato in Kentucky. Alle superiori.»

«Significa che te lo devo spiegare?»

«So come si fa.»

«Ok, fammi vedere.»

L’uomo superò la seconda sporgenza quadrata, si allineò e fece retromarcia nel piccolo spazio a U. «Fino in fondo. Voglio che il paraurti posteriore sia bene a contatto con il legno e che la tua fiancata sia contro l’edificio. Voglio che tu rompa lo specchietto esterno, John. Completamente. Riesci a farlo per me?»

L’uomo si fermò, poi sterzò più energicamente. Se la cavò piuttosto bene. Sbatté forte con il paraurti contro la sporgenza, fracassò lo specchietto ma lasciò circa un paio di centimetri tra la fiancata dell’auto e il retro dell’edificio. Guardò dietro di sé, guardò a sinistra e poi Reacher, come se si aspettasse una parola di lode.

«È abbastanza vicina», osservò Reacher. «Adesso spegnila.»

L’uomo spense le luci e il motore.

«Lascia la chiave lì», ordinò.

«Non posso uscire. Non posso aprire la portiera», disse John.

«Esci dietro di me», replicò Reacher. Aprì la portiera, sgattaiolò fuori e indietreggiò. Si raddrizzò e impugnò la pistola a due mani. L’uomo uscì dietro di lui carponi, grosso e goffo, prima con i piedi, tenendo il sedere sollevato in aria. Si raddrizzò, si voltò e disse: «Vuoi che chiuda la portiera?»

«Stai di nuovo pensando, vero, John? Stai pensando che qua fuori è buio, che ora le luci sono spente e forse io non ci vedo molto bene. Stai immaginando che forse è un buon momento. Ma non lo è. Io ci vedo bene. Tra me e un gufo non c’è confronto per quanto riguarda la vista, John. Un gufo con occhiali per la visione notturna vedrebbe peggio. Credici, ragazzo. Persevera e basta. Ne puoi uscire.»

«Non sto pensando a niente», obiettò lui.

«Allora chiudi la portiera.»

L’uomo chiuse la portiera.

«Adesso allontanati dall’auto.»

L’uomo obbedì. L’auto era infilata nel quarto posteriore sud-ovest del piccolo spazio, occupava un’area di quattro metri e mezzo per due sul totale di dieci per tre e mezzo. Sarebbe stata invisibile dalla strada, da nord e da sud, e nessuno sarebbe andato nei campi almeno fino al momento di ararli in primavera. Era abbastanza sicuro.

«Adesso va’ a destra», ordinò Reacher.

«Dove?»

«Fa’ in modo che quando ti punto contro la pistola questa sia parallela alla strada.»

L’uomo si mosse, due passi, tre, si fermò e si girò dando le spalle ai sessantacinque chilometri di nulla che lo separavano dal Cell Block.

«A che distanza è la casa più vicina?» gli domandò Reacher.

«A chilometri», rispose l’altro.

«Possono sentire uno sparo nella notte?»

«Forse.»

«Cosa penserebbero se lo sentissero?»

«A un animale dannoso per le colture. Questa è una zona rurale.»

«Sarei più contento se sentissi partire un colpo, John. Almeno una volta. Se sapessi cosa significa vedere un proiettile arrivare nella tua direzione. Potrebbe aiutarti con tutti quei pensieri che hai. A raggiungere una conclusione sensata.»

«Non proverò a far niente.»

«Ho la tua parola?»

«Certo.»

«Allora adesso siamo legati, John. Mi fido di te. Faccio bene?»

«Certo.»

«Ok, voltati e va’ al furgone.» Reacher si tenne a tre metri da lui per tutto il tragitto oltre l’angolo posteriore dell’edificio, lungo il muro sud, nel vecchio parcheggio e sulla strada a due corsie. «Adesso sali sul furgone nello stesso modo in cui sei sceso dalla macchina», disse.

L’uomo chiuse la portiera del guidatore, girò attorno al cofano e aprì quella del passeggero. Reacher lo seguì con lo sguardo passo per passo. Salì sul sedile, posò un piede alla volta nel vano, si tirò su, passò carponi sopra la parte centrale del cruscotto, tra i sedili, dimenandosi, sfregando di qua e di là, piegando la testa. Reacher lo seguì con lo sguardo per tutto il tempo. Quando l’altro si fu sistemato, salì sul sedile del passeggero e chiuse la portiera. Spostò per un istante la pistola nella sinistra e si allacciò la cintura. La rimise nella destra e disse: «Ho messo la cintura, John, ma tu non lo farai, ok? In caso ti venga qualche idea. In caso tu stia pensando di andare a sbattere contro un palo telefonico. Afferri il punto? Se lo fai, io me la caverò, tu invece ti farai molto male e ti sparerei comunque. Su questo ci siamo capiti?»

«Sì», rispose l’uomo.

«Dillo, John.»

«Su questo ci siamo capiti.»

«Quanto?»

«Perfettamente.»

«E siamo legati, giusto? Ho la tua parola, vero?»

«Sì.»

«Promesso?»

«Sì.»

«Dove vivi?»

«Al deposito della Duncan Transportation.»

«Dov’è?»

«Rispetto a qui? Più o meno cinquanta chilometri a nord e poi a ovest.»

«Ok, John», disse Reacher. «Portami là.»

Child Lee - 2013 - Una ragione per morire: Un'avventura di Jack Reacher
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