24

Reacher si rivestì e tutti e tre portarono il caffè in soggiorno, un locale rettangolare stretto con i mobili disposti a L lungo due pareti e un televisore enorme a schermo piatto sulla terza. Sotto lo schermo c’era un mobile carico di componenti audiovisivi collegati con grossi cavi. A fianco spiccavano due casse degne del nome. La quarta parete aveva un finestrone senza tende da cui si godeva una splendida vista di ettari ed ettari di nulla. Il prato addormentato, il recinto di pali e terra fino all’orizzonte. Niente colline né valli, niente alberi né torrenti. Ma neanche furgoni o auto che pattugliavano la zona. Non c’era attività di sorta. Reacher scelse una poltrona da cui poteva vedere contemporaneamente la porta e l’esterno. Il dottore si sedette sul divano. La moglie al suo fianco. Non pareva entusiasta di parlare.

«Quanti anni aveva quando scomparve la figlia di Dorothy?» le chiese.

«Quattordici», rispose.

«Sei più di Seth Duncan.»

«Circa.»

«Non è esattamente della sua generazione.»

«No.»

«Ricorda quando è apparso per la prima volta?»

«Non proprio. Avevo dieci o undici anni. Giravano voci. Probabilmente ricordo le voci più che il fatto in sé.»

«Che diceva la gente?»

«Che poteva dire? Nessuno sapeva niente. Non c’erano informazioni. Immaginarono fosse un parente. Forse orfano. Magari a causa di un incidente d’auto in un altro Stato.»

«I Duncan non hanno mai dato spiegazioni?»

«Perché avrebbero dovuto? Erano affari che riguardavano solo loro, non gli altri.»

«Che cosa accadde quando scomparve la bambina di Dorothy?»

«È stato terribile. Quasi come un tradimento. Cambiò le persone. Una cosa del genere, certo, ti getta nel panico, ma si suppone che abbia un lieto fine. Che si risolva bene. Invece non andò così.»

«Dorothy pensa siano stati i Duncan.»

«Lo so.»

«Ha detto che lei si è schierata dalla sua parte.»

«Sì.»

«Perché?»

«Perché no?»

«Aveva quattordici anni. Lei quanti? Trenta? Trentacinque? Più del doppio. Perciò non era una questione di solidarietà tra donne, madri o vicine. Non nel senso consueto. Era perché lei sapeva qualcosa, giusto?» incalzò Reacher.

«Perché me lo chiede?»

«Chiamiamolo interesse professionale.»

«È stato un quarto di secolo fa.»

«È stato ieri per quel che riguarda Dorothy.»

«Lei non è di qui.»

«Lo so», ammise Reacher. «Sto andando in Virginia.»

«Allora ci vada.»

«Non posso. Non ancora. Non se ho il dubbio che siano stati i Duncan e l’abbiano fatta franca.»

«A lei che importa?»

«Non lo so. Non so spiegarlo. Ma mi importa.»

«I Duncan la fanno franca su molte faccende, mi creda. Ogni giorno.»

«Ma delle altre cose non mi interessa. Non mi interessa da chi vi fate trasportare i raccolti, quando lo fate o quanto pagate. Sono faccende di cui vi occupate benissimo da soli. Non ci vuole un genio.»

«Quell’anno ero la baby-sitter dei Duncan», disse la moglie del dottore.

«E?»

«In realtà non avevano bisogno di una baby-sitter. Uscivano di rado. O meglio, uscivano molto ma tornavano subito indietro. Come se fosse un trucco, un sotterfugio. Poi mi accompagnavano a casa molto lentamente. Era come se mi pagassero per essere là con loro. Con tutti e quattro, intendo, non solo con Seth.»

«Quante volte lavorò per loro?»

«Circa sei.»

«E che accadde?»

«In che senso?»

«Successe qualcosa di brutto?»

Lei lo guardò dritto in faccia. «Vuol dire se mi molestarono?»

«Andò così?» chiese Reacher.

«No.»

«Si sentiva in pericolo?»

«Un po’.»

«Ci furono comportamenti sconvenienti?»

«Non proprio.»

«Allora che cosa la spinse a schierarsi con Dorothy quando scomparve sua figlia?»

«Una semplice sensazione.»

«Che genere di sensazione?»

«Avevo quattordici anni, va bene? In realtà non capivo niente. Ma sapevo di sentirmi a disagio.»

«Sapeva perché?»

«Lo capii a poco a poco.»

«Che cos’era?»

«Erano delusi che non fossi più piccola. Mi facevano sentire troppo vecchia per loro. E la cosa mi dava i brividi.»

«Si sentiva troppo vecchia per loro a quattordici anni?»

«Sì. E non ero, sa, molto matura. Ero una bambina.»

«Che cosa pensa le sarebbe capitato se fosse stata più piccola?»

«Non voglio pensarci.»

«Disse alla polizia come si sentiva?»

«Certo. Raccontammo tutto. La polizia è stata in gamba. Accadde venticinque anni fa, ma quei poliziotti erano di larghe vedute. Ci presero molto seriamente, persino i bambini. Ascoltarono tutti. Ci dissero che potevamo dire qualsiasi cosa, piccola o grande, importante o no, verità o pettegolezzi. Perciò venne fuori tutto.»

«Ma non provarono nulla.»

La moglie del dottore scosse la testa. «I Duncan erano assolutamente puliti. Immacolati come neve. Mi stupisce che non abbiano vinto il Nobel.»

«Lei però rimase dalla parte di Dorothy.»

«Mi basavo sulle mie sensazioni.»

«Pensava che l’indagine fosse stata condotta bene?»

«Avevo quattordici anni. Cosa potevo sapere? Vedevo i cani e gli uomini con i giubbotti dell’FBI. Era come in televisione. Perciò sì, pensavo fosse stata condotta bene.»

«E ora? Col senno di poi?»

«Non hanno mai trovato la sua bicicletta.»

La moglie del dottore raccontò che i figli dei contadini iniziavano in genere a guidare i pick-up scassati dei genitori sui quindici anni o anche un po’ prima se erano abbastanza alti. I più piccoli e i più bassi usavano la bicicletta. Le grosse e vecchie cruiser della Schwinn con le figurine dei giocatori di baseball sui raggi e le nappe sul manubrio. Era una contea grande. Impiegavi troppo tempo ad andare a piedi. A otto anni Margaret si era allontanata dalla casa che Reacher aveva visto, lungo la strada su cui era transitato, goffa ed eccitata, in sella a una bicicletta rosa più grande di lei. Nessuno vide più né lei né la bicicletta.

«Mi aspettavo sempre trovassero la bici. Sa, forse da qualche parte, sul ciglio di una strada. Nell’erba alta, buttata lì. Questo accade in televisione. Un indizio. Con l’impronta di un piede, un pezzo di carta o qualcos’altro perso dal colpevole. Ma non andò così. Tutto finì in un vicolo cieco.»

«Quindi all’epoca che cosa concluse?» chiese Reacher. «A proposito dei Duncan, intendo. Erano colpevoli o innocenti?»

«Innocenti», rispose la donna. «Perché i fatti sono i fatti, no?»

«Però rimase lo stesso dalla parte di Dorothy.»

«In parte per quello che provavo. Le sensazioni sono diverse dai fatti. E in parte per le conseguenze. Per lei fu orribile. I Duncan erano molto ipocriti. E la gente stava cominciando a rendersi conto del potere che avevano su tutti. Erano una sorta di psicopolizia. Innanzitutto si aspettavano che Dorothy si scusasse, cosa che non fece, poi che stesse zitta e andasse avanti come se non fosse successo nulla. Non poteva nemmeno vivere il lutto perché per qualche motivo sarebbe stato come accusarli daccapo. L’intera contea era turbata. Era come se Dorothy dovesse patire per la comunità. Come una di quelle vecchie leggende in cui la protagonista sacrificava il figlio dandolo in pasto al mostro per il bene del villaggio.»

Non ci furono altri discorsi. Reacher prese le tre tazze vuote e le portò in cucina, un po’ per educazione, un po’ perché voleva controllare l’esterno da un’altra finestra. Il paesaggio era ancora tranquillo. Nessuno in vista. Nessuna novità. Dopo un istante il dottore lo raggiunse. «Allora adesso che farà?» gli chiese.

«Andrò in Virginia», disse Reacher.

«Bene.»

«Facendo due fermate per strada.»

«Dove?»

«Alla polizia di contea. A cento chilometri a sud di qui. Voglio vedere le carte.»

«Le avranno ancora?»

Reacher annuì. «Una faccenda del genere, tanti dipartimenti che collaborano, tutti che danno il meglio di sé, avranno un dossier bello grosso. E non lo avranno ancora buttato. Perché tecnicamente è ancora un caso aperto. Avranno conservato gli appunti da qualche parte. Probabilmente ce ne sarà un buon metro cubo.»

«Le permetteranno di vederli? Così?»

«Ero anch’io una specie di poliziotto tredici anni fa. Di solito riesco a convincere gli impiegati degli archivi.»

«Perché vuole vederli?»

«Per verificare che non ci siano lacune. Se è tutto a posto, continuerò il viaggio. Se non lo è, potrei tornare.»

«Per fare che?»

«Per colmare le lacune.»

«Come arriverà laggiù?»

«In macchina.»

«Farsi vedere con un furgone rubato non favorirà la sua causa.»

«Adesso ha le sue targhe. Non lo identificheranno.»

«Le mie targhe?»

«Non si preoccupi, le cambierò di nuovo. Se le carte sono a posto, lascerò il furgone là, accanto alla stazione di polizia con le targhe originarie. Prima o poi qualcuno capirà di chi sia, i Duncan lo verranno a sapere, intuiranno che me ne sono andato per sempre e vi lasceranno di nuovo in pace.»

«Sarebbe una bella cosa. E la seconda fermata?»

«La polizia è la seconda fermata. La prima è più vicino.»

«Dove?»

«Faremo un salto dalla moglie di Seth Duncan. Lei e io. Una visita domiciliare. Per essere certi che la guarigione proceda a dovere.»

Child Lee - 2013 - Una ragione per morire: Un'avventura di Jack Reacher
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