Capitolo 6

Carol – Adesso

Giovedì

Non so se essere arrabbiata o soltanto triste. Un’altra ciarlatana. È venuto fuori che Madame Bouvoire non è più sensitiva di quanto lo sia io. I suoi poteri? Non fatemi ridere.

Anche questa volta nutrivo grandi speranze. Eloise, che ha perso la madre a Natale, me ne aveva parlato molto bene. Ti sentirai a tuo agio, mi aveva detto. È una donna così perspicace, così genuina. L’aveva conosciuta tramite una chiesa spiritualista. «Carole», mi aveva detto, «devi incontrarla. Ti darà un senso di pace».

Le avevo creduto.

Ma non avrei dovuto.

Per fortuna non ho usato il mio vero nome. Ned è molto preoccupato, è per questo che devo essere così circospetta. Solleverebbe un polverone e cercherebbe di portarmi da un medico per i miei disturbi alimentari…

Non voglio andare da altri dottori e non lo farò.

In ogni caso, per come la vedo io, non importa se usi il tuo vero nome o no se queste persone sono sincere.

Appena ho visto dove viveva – un minuscolo appartamento al secondo piano, con un pappagallino in un angolo – ho immaginato il peggio.

E poi tutte quelle domande. Una dopo l’altra, mentre il pennuto saltellava qua e là mordicchiando la gabbia. E mi sono chiesta perché così tante domande? È lei l’indovina. Sono le risposte che voglio, non le domande.

Alla fine mi ha detto che la nonna stava cercando di entrare in contatto con me. Da parte di mia madre.

Una lunga e sconnessa tirata sul cancro e l’uncinetto.

Ho pagato la parcella, ma ho gettato il CD. La nonna non ha nemmeno mai lavorato a maglia.

Tutto questo mi fa montare la rabbia. La gente non si rende conto di quanto è importante per me? Se non riesco a trovare qualcuno che può farlo davvero, come diavolo riuscirò ad andare avanti?

Devo mettermi di nuovo a cercare e stare più attenta. Ieri c’è mancato poco che Ned trovasse questo diario. Immagino quanto l’avrebbe sconvolto. Di solito lo nascondo, ma ultimamente sono così distratta – ho tante cose in mente, con tutti quei messaggi – che l’ho lasciato sul comodino. Mio Dio!

Ned sarà di nuovo assente per una settimana. È partito dopo la colazione. Un’altra delle sue vendite immobiliari. Non gli faccio più domande. Razionalizzazione, come gli piace chiamarla, sembra molto più rispettabile che scorporo delle proprietà.

«Soltanto un altro costruttore in bancarotta, tesoro», mi ha detto all’aeroporto. «Non c’è nulla di cui tu debba preoccuparti», come se la miseria che ne conseguirà non avesse conseguenze. Il guaio è che io mi preoccupo. Mi preoccupo per tutto, ed è per questo che ultimamente lui non vuole coinvolgermi.

Lo capisco dalla sua espressione confusa. «Non è compito nostro salvarli, Carol. Lo so che posso sembrarti duro, ma sono stati loro a finire in bancarotta. Noi ripariamo soltanto i danni».

E chi riparerà i nostri? Quelli che io, Beth e Sally abbiamo fatto tanti anni fa?, volevo chiedergli.

Ma come posso farlo? Non c’è nessuno a cui chiederlo.