Capitolo 12
Matthew – Adesso
Matthew si sta sforzando di restare fermo. Accende la tivù e salta da un canale all’altro. Poi getta il telecomando sul letto e cammina su e giù per la stanza fissando il tappeto blu.
Sta pensando a Sally e a come starà andando con Deborah. Ma più che altro pensa a Sally, e non riesce a capacitarsi di come una persona possa essere così poco fotogenica. Alla fine torna a sedersi sul letto e fa oscillare la gamba sinistra.
Controlla il telefono. C’è soltanto il messaggio di Sally che dice che hanno portato Deborah in un piccolo bar-ristorante per mangiare qualcosa. Sembra ancora scossa.
Quando Deborah è quasi svenuta nella sala bingo, lui è stato lì lì per intervenire. Beth e Sally le hanno offerto un bicchiere d’acqua per riprendersi, ma Matthew è rimasto impressionato. Un trauma può avere conseguenze pesanti. Nella reazione di Deborah, però, c’era qualcosa che andava al di là di questo e che lo ha preoccupato.
Così le ha seguite lungo la strada, spiandole dalla finestra del ristorante quando si sono messe a tavola.
Disaccavalla le gambe e cerca di calmarsi. Prende l’iPad e guarda di nuovo le fotografie. Si sente spiazzato e ce l’ha con sé stesso per non avere notato Sally fin dall’inizio. Scorre ancora una volta le foto e si convince che la macchina fotografica può mentire.
In auto avrebbe voluto dirlo a voce alta appena l’ha vista. Quel nasino perfetto e gli zigomi scolpiti. La luminosità della sua pelle. Non riusciva quasi a crederci quando, salendo sul sedile posteriore, ha visto per la prima volta il suo profilo. Si è spostato per guardarla da un’altra angolazione ed è rimasto ancora più colpito dal modo in cui la sua pelle rifletteva la luce. Si è chiesto come diavolo fosse possibile che non l’avesse notata nelle fotografie.
E adesso, al sicuro nella sua camera d’albergo, è contento di non essersi lasciato sfuggire un: “Nessuno le ha mai detto che è molto più bella dal vivo che in fotografia?”.
Matthew è agitato. Si passa le dita tra i capelli e si rimette a camminare avanti e indietro. Continua a ripetersi che tutto ciò è incompatibile con un rapporto professionale. In tutte le fotografie che gli hanno dato, da quelle scattate a scuola a quelle della festa di compleanno, quasi un decennio prima, a catturare l’occhio era sempre l’elusiva Carol, con la sua bellezza così ovvia e classica e i lunghi capelli lisci. Matthew ricorda com’è arrossito quando, al loro primo incontro, Beth l’ha sorpreso a fissare una foto di Carol. «È bellissima, vero?», gli aveva detto.
Aveva notato Sally soltanto in astratto, con la coda dell’occhio. La terza amica nelle fotografie. Capelli castani crespi e vaporosi. Guarda di nuovo la foto più recente, scattata in un ristorante italiano dove avevano festeggiato il trentesimo compleanno di Beth. Carol, stupenda come sempre. Beth, radiosa e indaffarata. Sally, più ordinaria. No. Non… ordinaria. Una nuova fitta di senso di colpa. Congiunge ad anello l’indice e il pollice e inquadra il suo viso. Il suo sorriso. Quei denti perfetti…
Mentre guarda la fotografia, gli sembra di sentire la sua risata in macchina. Squillante, calda e reale, trasmette luminosità agli occhi mentre Sally prende in giro Beth per la sua guida.
«Non hai bisogno di mettere le frecce se non ci sono altre macchine, Beth. Abbiamo un poliziotto sul sedile posteriore».
«Ex poliziotto».
Matthew si rende conto che il suo approccio a questo caso sta cambiando. All’inizio era un po’ imbarazzato e si era persino chiesto se accettare l’offerta di Beth. E adesso? C’è qualcosa nell’ombra che gli sfugge e che non gli piace. E non capisce nemmeno perché non riesce a togliersi dalla testa Sally. Ha bisogno di darsi una calmata. Per l’amor di Dio, ripigliati. Non sei più un ragazzino.
Posa l’iPad sul letto e attraversa la stanza per controllare cosa c’è sul vassoio del tè. Tralascia il caffè istantaneo e prende il pacchetto delle bustine di tè: Earl Grey, Breakfast, menta…
Fa un’altra pausa, fissando il sacchetto del tè alla menta e pensando ancora a Sally, a quando in macchina si è voltata per offrirgli una mentina e le loro mani si sono sfiorate accidentalmente per la prima volta mentre lei armeggiava con la stagnola del pacchetto. Il ricordo di quel fugace contatto – quel brivido che gli è corso dalla mano al braccio mentre lei, ridendo, faceva cadere accidentalmente le mentine sul pavimento – lo eccita come un ragazzino. «Scusi, mi dispiace». La fitta allo stomaco quando lei ha provato di nuovo a passargli una mentina e le loro mani si sono toccate per la seconda volta.
Poi lei gli ha raccontato quella dolce storia del padre di Beth, che provava sempre a strappare insieme la carta e la stagnola delle mentine in un unico pezzo, formando una spirale ininterrotta.
Matthew accende il bollitore, sceglie una bustina di breakfast tea e si rimette a camminare avanti e indietro mordendosi il labbro inferiore. No, no, no. Deve stare attento, non può esporsi con Sally. Ha portato a termine il suo compito, ha trovato la madre e ora deve archiviare il caso. Il lavoro è finito, deve soltanto inviare la fattura. Adesso tornerà a casa e farà qualche altra inserzione per trovare nuovi lavori. Deve occuparsi del suo nuovo, preoccupante prestito e smetterla di chiedersi se sarebbe poco etico o semplicemente troppo imbarazzante invitare l’adorabile Sally per un picnic. Matthew chiude per un istante gli occhi e trasalisce. Picnic.
Naturalmente non lo farà, ma nella sua immaginazione si vede già con lei sul suo prato preferito sul Dartmoor, una soffice distesa d’erba con pietre come sedili e un laghetto per raffreddare il vino o la birra. O magari allo Stover Country Park, con il lago, gli uccelli e i tavoli di legno in mezzo agli alberi. Durante il tragitto in macchina ha menzionato di sfuggita la sua passione per le camminate e i picnic.
Beth è scoppiata a ridere. «Che Dio ci aiuti. Eccone un altro!».
Ha scoperto così che anche Sally è un’appassionata di picnic. Ha appena ricevuto in dono uno splendido cesto con piatti e posate e non vede l’ora di usarlo.
Beth, che ha confessato di essere più incline ai panini avvolti nella stagnola e infilati nello zaino, è scoppiata a ridere, dichiarando che chiaramente entrambi hanno più tempo libero che buonsenso. «Con due ragazzini al seguito, i picnic con piatti e posate non sono che un lontano ricordo!».
Matthew fissa il colore spaventosamente scuro del suo tè, tira fuori la bustina e apre un cartone di latte chiedendosi se la passione condivisa per i picnic sia un segno. In macchina ha raccontato che una volta, a Natale, sua madre gli aveva regalato un cestino da picnic. A sua madre piaceva fare le cose per bene, detestava i piatti di carta e i bicchieri di plastica. Faceva sempre la spesa nei piccoli negozi di alimentari e gli aveva insegnato ad apprezzare i pasticci di maiale, il pâté e il pane appena sfornato.
Beth ha riso di nuovo. «Pâté a un picnic? Cos’è, Downton Abbey…?».
Matthew sorseggia il tè e controlla l’orologio. Il pensiero del cibo – il pasticcio di maiale e il pâté – gli ha messo fame e decide di guardare la partita di calcio e poi magari bere qualcosa e mangiare un boccone al bar. Fa ancora qualche passo su e giù per la stanza, chiedendosi come le sue due nuove clienti se la stiano cavando con la madre di Carol.
L’idea che Sally e Beth gli nascondano qualcosa si fa sempre più strada in lui. Non gli stanno raccontando la verità su Carol. Nessuno paga un investigatore privato per rintracciare un’amica soltanto per una riunione di ex compagne di scuola.
Matthew aggrotta la fronte e si domanda quale sia la verità. Droga? Anoressia? Bullismo? Un brivido gli corre lungo la schiena.
Perché ha lasciato la polizia?
Respira a fondo pensando alle sue bugie e a quell’aula di tribunale.
Gli occhi della madre. Spero che non dormirai mai più…
Scaccia quell’immagine dalla mente, beve un altro sorso di tè e si morde il labbro pensando alle sue due ultime, disastrose relazioni. Laura, che diceva che la vita era troppo breve per perdere tempo con gli «uomini con bagaglio». E poi Elaine, che lo accusava di avere «difficoltà relazionali» e gli aveva suggerito di rivolgersi a un analista.
Dopo l’inchiesta, i suoi superiori avevano detto la stessa cosa. Ma Matthew non voleva parlarne con nessuno, non capiva a cosa sarebbe servito parlarne…
Quello che è certo è che non è molto portato per i rapporti di coppia. Non è un buon fidanzato. In realtà, non è nemmeno una brava persona.
Quindi non inviterà la deliziosa e misteriosa Sally per un picnic. Matthew fa un lungo e profondo respiro e prova un misto di tristezza e sollievo mentre il cellulare ronza e arriva un altro messaggio da lei. Lo apre trattenendo il fiato e legge:
C’è qualcosa che non va, Matthew.