Capitolo 23

Beth – Adesso

E così adesso ho imparato che il grigiore ti si può incollare addosso. L’una. Le tre. È ora di cena, signor Lupo.

Ho sempre odiato il colore grigio, fin dai tempi di quelle stupide coperte a scuola. Ma non mi sono mai considerata come una potenziale depressa. Non in forma patologica, quanto meno. E così all’inizio non ho visto le cose per come stavano realmente.

Vedevo soltanto una nebbia grigia attorno a me ed ero sicura che si sarebbe diradata.

Giorno dopo giorno, quando guardo le cose familiari – la scuola dei ragazzi, il negozio all’angolo, la nostra casa e il lampione in fondo alla strada – è come se le vedessi attraverso una nuova app che elimina i colori e il contrasto. All’improvviso tutto il mio mondo è diventato in bianco e nero. E in grigio.

Mi chiedo cosa abbia detto esattamente Sally a Matthew. Perché gli ha raccontato di Melody e Jacqueline? Abbiamo già litigato per questo e non mi piace la tensione che c’è tra di noi.

La notte non riesco a dormire come si deve e di giorno mi è sempre più difficile concentrarmi. Una mattina mi sono persino ritrovata a infilare delle bustine di tè nel cestino del pranzo dei ragazzi. E in famiglia tutti continuano a chiedermi se sto bene.

In passato mi sarei confidata con Sally – le avrei parlato di questo grigiore – ma adesso è troppo presa da Matthew e la vedo di rado. Ha addirittura annullato alcuni dei nostri appuntamenti fissi, cosa mai successa prima.

Il numero di Carol è prevedibilmente irraggiungibile. Ho chiamato di nuovo Deborah, ma è stata ancora più evasiva. «Meglio lasciar perdere, Beth. Lascia che sia lei a decidere».

Mi chiedo se dietro quei messaggi ci possa essere lei. E poi penso all’immagine della campanula su Facebook. No, lei non poteva sapere delle campanule. O forse sì?

I rapporti con Adam sono ancora tesi. Mi sento in colpa per non avergli detto come abbiamo conosciuto Matthew, ma non posso dirglielo senza tradire il nostro segreto e così resto in silenzio.

Anche lui è visibilmente preoccupato. Continua a parlare sottovoce con i ragazzi e a controllare cosa ho mangiato. E poi all’improvviso annuncia che ha invitato Sally e Matthew.

Che diavolo…?

«Dobbiamo fare uno sforzo per conoscere meglio il nuovo compagno di Sally. Per il suo bene, non credi? E ti farà bene vedere Sal, visto che ultimamente è così impegnata».

Guardo Adam attraverso la nebbia grigia, cercando di apprezzare il suo sforzo. Ha organizzato un barbecue e indossa il suo grembiule di plastica con Homer Simpson. Di solito lo trovo divertente, il mio adorabile Adam, che con quel grembiule e i lunghi utensili immagina di trasformarsi in un master chef. Ma oggi non riesco a trovare il mio sorriso, non ricordo più dove l’ho messo.

Controllo l’orologio. Sal e Matthew arriveranno tra mezz’ora e i carboni sono già ardenti.

«Metterò il pollo in forno per cominciare a rosolarlo», dico, cercando di sembrare rilassata. Non voglio nessun attrito.

«A cosa serve il barbecue se lo cucini nel forno, Beth?»

«Non lo cucino, gli do soltanto una rosolatina veloce. Poi tu potrai annerirlo sulla graticola».

«Non mi piace la carne annerita», dice soffiando sul carbone e mettendosi a tossire quando il fumo gli arriva in faccia. Mi ripeto che sta facendo uno sforzo per me e non dico altro.

Sam fissa il padre con aria indifferente. «Non hai usato quell’orribile marmellata, mamma?»

«Si chiama marinata, e rende la carne più saporita».

Entrambi i figli fanno una smorfia e il padre ammicca. Io faccio un sorriso forzato che mi fa male ai muscoli fuori esercizio.

Adam continua a chiedermi se sto bene, e quando vede il mio sorriso lo ripete.

Annuisco prima di scendere nel guardaroba al piano di sotto per darmi una controllata allo specchio. Non mi ero mai sentita così nervosa prima di vedere Sally. Mi sono già cambiata due volte. Prima mi ero messa gli shorts, ma mi sembrava che mi facessero le gambe troppo tozze, anche se Adam insiste a dire che sono ancora la mia parte migliore. E adesso indosso un paio di pantaloni tre quarti con una camicia di lino a maniche corte. Adam mi chiede perché mi preoccupo tanto. È soltanto Sally. Lui si è messo i suoi vecchi shorts sbiaditi e una T-shirt bianca con un buco sotto il braccio. Vorrei essere anch’io così rilassata.

Il punto è che non c’è soltanto Sally. Ci sono Sally e Matthew. La nuova Sally accoppiata. La Sally che vuole mettere una pietra sopra tutta la saga di Carol e che non ha nemmeno notato cosa sta succedendo qui. So già che quando arriveranno, Matthew mi tedierà parlando di tutti i lavori che sta facendo nei cottage di Sal mentre lei sarà radiosa e serena, come se io fossi l’unica a vedere tutto grigio.

Esco con un bicchiere di vino per calmarmi a stare vicino a Adam. Lo accarezzo dietro il collo e lui si irrigidisce, pensando che sia una mosca.

«Cosa ne pensi di Matthew?», gli chiedo, abbassando la voce mentre i ragazzi corrono a giocare a calcio nel prato e mi mordo il labbro quando Sam fa lo sgambetto al fratello, che finisce gambe all’aria. Avevo dovuto raccontare a Adam come Sally aveva incontrato Matthew, sorvolando su alcuni dettagli e schivando le sue domande più insidiose.

«Cosa devo pensare? L’ho visto soltanto una volta. Sembra una brava persona, anche se mi chiedo perché diavolo avevate bisogno di un investigatore privato per trovare Carol. Non l’ho proprio capito».

«Oh, non saprei. È soltanto che non mi sembra un tipo da famiglia».

«Cosa vuol dire “un tipo da famiglia”?», chiede lui inarcando le sopracciglia. «Spero che non abbia dato dei consigli sbagliati a Sally, intromettendoti nella sua vita privata. È per questo che avete litigato?»

«Non abbiamo litigato».

Sam si è allontanato troppo. Con la coda dell’occhio vedo Harry massaggiarsi la caviglia e urlo loro di avvicinarsi o rientrare in casa.

«Matthew è un po’ strano con i bambini. A quanto pare, non gli piacciono».

«Be’, lui non ne ha… di figli, intendo», risponde Adam soffiando di nuovo sul carbone. «E in ogni caso, i figli degli altri sono sempre un incubo».

«Sam, questo è l’ultimo avvertimento!». Mi volto di nuovo verso Adam. «No, non è soltanto questo. Sembra che… Oh, non lo so… Ogni volta che nomino i miei figli fa una faccia strana».

«Oh, per l’amor di Dio, lascialo in pace! La sindrome del single. Anch’io non sapevo nulla di bambini prima di averne», risponde lui ammiccando e io cerco di sorridere mentre posa di nuovo la griglia sui carboni ardenti. Ma poi la sua espressione cambia e si volta verso di me con aria allarmata. «Promettimi che non dirai nulla su Matthew che possa turbare Sally».

Torno in cucina e metto discretamente il pollo nel forno.

Alla fine Sally e Matthew arrivano con quasi un’ora di ritardo, quando la carne è già abbondantemente abbrustolita, i ragazzi, che sono stati rispediti in casa per punizione e adesso sono di nuovo nel patio, si lamentano perché hanno fame e io mi sento la testa leggera perché ho bevuto un po’ troppo vino a stomaco vuoto. Come temevo, la nuova coppia è radiosa. Nelle ultime due settimane Sal ha perso almeno tre chili e Matthew, con gli shorts color crema, la T-shirt bianca e un paio di logore scarpe da velista, sembra appena sceso dal suo yacht.

Adam è il fascino fatto persona e si intrattiene amabilmente con i ragazzi mentre io armeggio in cucina. Mi sento di nuovo fuori posto, come una spettatrice passiva. Prima che incontrasse Matthew, Sally mi avrebbe raggiunta in cucina, e la mia irritazione sale mentre dalla finestra la vedo accarezzare il collo di Matthew (che la scambia per un insetto) mentre Adam rabbocca i bicchieri.

Continuano a scambiarsi tenere occhiate e a sorridere, e concludo che adesso stanno davvero insieme. Mi disturba che Sally non me l’abbia detto, che non si confidi più con me.

Dopo avere condito l’insalata e tagliato la baguette, non riesco più a trattenermi e la chiamo perché mi dia una mano. Devo avere usato il tono sbagliato, perché quando viene ad aiutarmi a mettere il pane nel cestino mi guarda con sospetto.

«Scusa se giovedì non sono potuta venire da Julio’s».

Rimango in silenzio.

«Matthew ha avuto dei biglietti per un concerto jazz. Erano piuttosto cari e non ho avuto il coraggio di dirgli di no. Ci vedremo giovedì prossimo. Te lo prometto».

Sorrido, ma non le credo. «Quindi va ancora tutto bene con lui?».

Lei arrossisce e io inarco un sopracciglio.

«Quello che sta facendo per i miei cottage è incredibile. Suo padre era un costruttore e tanti anni fa, prima di entrare nella polizia, ha lavorato con lui. Ho incontrato proprio l’uomo giusto».

Spalmo del burro su una fetta di pane e ne offro una anche a Sal.

«Mi sorprende che trovi il tempo per aiutarti».

«È lui a scegliere di quali casi occuparsi. La sua agenzia di investigazioni ha aperto da poco e ci sono lavori che non se la sente di accettare».

«Oh!». La mia esclamazione rimane sospesa nell’aria mentre raggiungiamo gli altri per servire il pranzo, che procede senza intoppi finché i ragazzi non chiedono a Matthew se gli piace il calcio. All’inizio lui si stringe nelle spalle, ma poi interviene Sal.

«Trascorre metà del weekend incollato al televisore».

«Vuoi fare qualche tiro con noi?», chiede Sam a Matthew, lanciandogli il pallone. Normalmente lo avrei rimproverato per la sua invadenza, ma gli sono grata perché è intervenuto.

Scruto attentamente Matthew. È proprio come mi aspettavo. Sembra a disagio ed evita gli sguardi di mio figlio. «Meglio più tardi, dopo il pranzo», risponde senza guardarlo negli occhi.

«Oh, lascia in pace quel pover’uomo», dice Adam, raccogliendo il pallone e allontanandosi per giocare con i ragazzi.

«Non ti piacciono i bambini?», non riesco a impedirmi di chiedere a Matthew.

Lui non risponde e Sally mi lancia un’occhiata.

«Avere quei due ragazzi è stata la cosa migliore che abbiamo fatto».

Sally e Matthew mi ignorano e sorseggiano i loro drink. Soltanto più tardi, in cucina, mentre mi aiuta a caricare la lavastoviglie, Sally mi affronta. «Perché l’hai fatto?»

«Cosa?»

«Hai messo Matthew in imbarazzo continuando a sottolineare che non è un tipo da famiglia».

«Non è vero».

«E invece sì. Dopo quello stupido viaggio nel Kent ogni volta che ti parlo di lui non fai che ribadirlo. Non avere un debole per i bambini non è mica un peccato!».

«Ci ho visto giusto, quindi. Non gli piacciono i bambini?».

Sally sembra stressata e mi rendo conto di avere esagerato.

«Non so cosa ti stia succedendo ultimamente, Beth, ma mi hai stufata», dice sbattendo lo sportello della lavastoviglie. «Se vuoi che te lo dica, sei maledettamente gelosa. Per una volta, soltanto una, ho una storia in cui non sei coinvolta e tu non riesci a sopportarlo, vero? E invece dovresti essere contenta per me».

Le sue guance avvampano e la guardo scioccata. «Sal, mi dispiace. Sono solo preoccupata…».

«Oh, ti prego, non farmi la predica. La cosa non ti riguarda. Ce l’hai con tutti per via di Carol e di quello… che abbiamo fatto», sussurra con voce roca fissandomi negli occhi. «Non riesci proprio a capirlo, Beth. Hai solo peggiorato la situazione. Avresti dovuto lasciar perdere. Non potremo mai… rimettere le cose a posto. Abbiamo fatto una cosa brutta. Peggio ancora, una cosa imperdonabile. E tu non riesci ad accettarlo, vero?». Poi esce in giardino a cercare Matthew. «Forza, Matt, andiamo?»

«Di già?»

«Ehi, cos’è successo?», domanda Adam, sorpreso.

Tutt’a un tratto mi sento umiliata. Sam e Harry ci guardano con gli occhi sbarrati mentre Sally raccoglie le sue cose e avanza verso la macchina. Matthew, visibilmente imbarazzato, si profonde in scuse.

Mentre si allontanano, Adam, che stringe ancora tra le mani il pallone, si volta e mi chiede: «Cosa diavolo è successo, Beth?». E io corro al piano di sopra dove nessuno può vedermi piangere.