Capitolo 41

Matthew – Prima

L’ironia del destino era che non avrebbe dovuto essere lì. In quel posto. In quel momento.

Due anni prima, un giovedì, il turno di Matthew era finito e stava per tornare a casa. Aveva posteggiato a cinque minuti dalla stazione di polizia, ma prima di recuperare l’auto voleva fare una rapida visita a un vecchio che aveva avuto dei problemi con una banda di giovinastri che abitavano alla porta accanto. Matthew era già andato a trovarlo un paio di volte e il povero uomo, un fragile ottantenne, era molto agitato.

Il vecchietto era un veterano dell’esercito e gli aveva mostrato tutte le sue medaglie. Abitava dietro l’angolo della stazione di polizia e Matthew era passato per un saluto veloce, declinando l’offerta di una tazza di tè. Andava tutto bene. I vicini non c’erano.

Era successo dopo che Matthew era uscito dalla casa del veterano, mentre stava passando davanti al supermercato.

Prima aveva visto il ragazzo schizzare fuori dalle porte automatiche e poi il commesso che agitava le braccia urlando: «Chiamo la polizia!».

Aveva il telefono in mano, ma appena aveva visto Matthew gli aveva detto: «Fermi quel ragazzo! È un ladro…».

Matthew indossava l’uniforme e il commesso lo fissava, aspettando che passasse all’azione. «Quel ragazzo… Quel ragazzo…».

E così lui era partito all’inseguimento. Aveva svoltato l’angolo, rincorrendolo nel vicolo. Ma il ragazzo era troppo veloce.

Il piano di Matthew, una volta lontano dagli occhi del commesso, era di fargli una bella ramanzina. Dargli un avvertimento. Non sembrava avere più di undici o dodici anni e non voleva rovinargli la vita portandolo in tribunale, mentre i negozianti, naturalmente, volevano sempre intentare un’azione giudiziaria.

Ma Matthew non ebbe nemmeno il tempo di fargli il suo discorsetto…

In fondo al vicolo c’era una striscia d’erba e una palizzata oltre la quale correvano i binari. Con grande orrore di Matthew, il ragazzino cominciò ad arrampicarsi sulla palizzata.

«No… Fermati! C’è la ferrovia…».

Matthew si fermò nella speranza di fargli cambiare idea, ma il ragazzino non si voltò nemmeno a guardarlo e saltò dall’altra parte.

«Fermati! Non ti farò nulla!».

Quando Matthew arrivò in cima alla palizzata, tutto sembrò svolgersi al rallentatore.

«No… Sta’ lontano dai cavi elettrici! Sono ad alta…».

Ma lui lo ignorò e continuò a correre.

«È una linea ad alta tensione!».

L’istante successivo avrebbe ossessionato i suoi sogni per anni. Il sobbalzo del ragazzino. L’orrore delle spirali di fumo che si levavano dai suoi vestiti. Prima dal cappuccio e dai polsi della felpa e poi anche dalla cintola.

Quando Adam lo raggiunse, era troppo tardi. L’odore…

Non sarebbe mai riuscito a toglierselo dalla mente.

Matthew chiamò la stazione di polizia, chiedendo un’ambulanza e che fermassero tutti i treni in arrivo, sospendendo l’elettricità.

Conosceva la procedura e sapeva che, tecnicamente, non doveva fare nient’altro. Il protocollo gli imponeva di aspettare. Ma come poteva non provarci?

Vicino ai binari c’era un grosso ramo. Aveva piovuto un po’ ed era scivoloso, ma non si lasciò scoraggiare. Decise di usarlo per allontanare dalla linea elettrica il triste e patetico corpicino del ragazzo.

Sentì una forte scossa mentre la corrente cercava di passare dal corpo del ragazzo al suo. Poi ci fu un lampo e una sensazione di bruciore al braccio destro e alla mano. Maledizione! Niente da fare.

E così rimase lì, con il telefono in mano, ad aspettare.

Accanto al ragazzo, che giaceva a faccia in giù sui binari, Matthew vide due pacchetti di sigarette. E la verità gli balzò agli occhi in tutto il suo orrore. L’aveva inseguito per due stupidi pacchetti di sigarette…