Capitolo 32

Matthew – Adesso

«Niente da fare, Matthew».

Lui guarda Sally fare una smorfia mentre avvolge la fascia elastica attorno alla caviglia dolente. È sorpreso dalla sua reazione. Oggi sarebbe dovuta andare a trovare la madre, ma uno scivolone sul pavimento bagnato del bagno le ha messo i bastoni tra le ruote. È una distorsione e ovviamente non può guidare. Matthew le ha proposto di farle da autista, pensando che le avrebbe fatto piacere.

«Non avevi detto che se non andavi ci restava male?», le chiede sgranando gli occhi e cercando il suo sguardo. «Per me non è un problema, davvero. Oggi sono libero e si tratta soltanto di un paio d’ore».

Lei fa una pausa e sbuffa un soffio d’aria. Sono seduti tutti e due in fondo al letto. Hanno trascorso un’altra bella serata insieme. No. Più che bella…

«Non è perché non voglio che tu la veda, Matthew».

«È soltanto perché non vuoi che la incontri», risponde lui, strappandole finalmente un sorriso.

«D’accordo, forse è ancora troppo presto per incontrare la madre. Ti scaricherò davanti a casa sua e mi toglierò dai piedi, se preferisci. E poi, quando mi chiamerai, verrò a prenderti».

«Non essere stupido. Non sei un tassista. Non posso chiederti di fare tutta quella strada senza che ti fermi almeno per un caffè». Abbassa gli occhi sul pavimento e poi torna a guardare Matthew.

All’improvviso un messaggio ronza sul cellulare di Sally. Lei lo apre e si rannuvola.

«È di Beth».

Matthew la scruta negli occhi. Sa che Beth ha mandato dei fiori per scusarsi dopo la lite al barbecue, ma sa anche che da quella volta non si sono più parlate. Sally scorre il display, come se lo stesse rileggendo, e si morde il labbro inferiore.

«Non è una bella cosa, Matthew. Questa mattina ha avuto un’accesa discussione con Sam, suo figlio maggiore, che si è iscritto in segreto a Facebook mentendo sulla propria età. E quando ha dato un’occhiata al suo profilo, si è accorta che aveva postato fotografie e altre cose sulla sua scuola e la famiglia».

«Oh, no. Non è certo una bella cosa, ma temo non sia così insolito che un ragazzino apra un account…».

«No, no. È peggio di così. Ha ricevuto un messaggio. Guarda…».

Sally gli porge il telefono per mostrargli lo screenshot che le ha inviato Beth. È un altro messaggio dal falso account Facebook, quello con la campanula come immagine del profilo:

Di’ a tua madre di LASCIAR PERDERE

«È stato inviato un po’ di tempo fa. Sam non gliel’aveva detto perché non voleva che scoprisse il suo account. Aveva pensato che fosse stato qualche svitato o uno scherzo di uno dei suoi amici. Beth è molto preoccupata. Mi ha chiesto se possiamo vederci per parlarne».

«Certo. Possiamo andare da lei anche adesso, se vuoi».

«D’accordo, ma prima devo occuparmi di mia madre. Manderò un messaggio a Beth per dirle che la chiamerò appena lasceremo mia madre».

«Allora hai cambiato idea sul fatto di vederla?», le chiede Matthew sforzandosi di non tradire la propria gioia.

«A quanto pare, sì».

Durante il tragitto Matthew le parla di nuovo della sua visita a Melody Sage. Ha chiesto a un ex collega della polizia di controllare il suo amico attraverso la targa della motocicletta. Un pessimo soggetto. Un arresto per lesioni colpose e due per possesso di droghe. Ma Matthew dubita che la coppia sia in qualche modo responsabile dei messaggi a Beth o di quello sull’account di Sam.

«Melody sa della chiusura della scuola», dice Matthew. «Ma non riesco a capire perché possa avercela con te dopo tutti questi anni. Non ha senso».

«Gelosia?»

«Forse. Ma mi pare molto improbabile».

«Secondo te dovremmo preoccuparci? Dopo due messaggi su Facebook e quella telefonata alla scuola». Il tono di Sally è teso.

«Sinceramente, non so cosa risponderti. Anche perché ancora non so cos’è davvero successo in passato tra voi». Matthew ha abbassato la voce. Sa che sollecitarla non serve a nulla, ma è sempre più allarmato e frustrato e così lascia il suo commento sospeso nell’aria. «Potrebbe essere soltanto un troll. Cattivo… ma innocuo. Farò altre ricerche», dice fissandola negli occhi.

«Allora, mia madre». Sally abbassa lo sguardo. «Come ti ho detto, ha qualche problema, quindi è meglio che ti spieghi la situazione».

Matthew fa un lungo sospiro. Apre la bocca per cambiare argomento e parlare di nuovo di Beth e dei messaggi, ma poi ci ripensa. Che qualcuno abbia contattato Sam, un bambino innocente, rappresenta senza dubbio una svolta inquietante, ma indagherà con discrezione cercando di non allarmare ancora di più Sally. Lei però dovrà raccontargli la verità su Carol e sul loro passato. Altrimenti la scoprirà da solo. «Okay, spara. Cosa dicevi di tua madre?»

«…da anni ormai ha un problema», dice Sally continuando a tenere lo sguardo abbassato. «Accumula cose in modo compulsivo».

«Vuoi dire come una collezionista?». La madre di Matthew colleziona ossessivamente piccoli bricchi di porcellana. Ne ha una quantità incredibile. Sta per dirlo a Sally per farla sentire meglio.

«No, non come una collezionista, ma come una fuori di testa. Ha stanze piene di vecchi giornali, cataloghi e riviste».

Matthew, colto di sorpresa, non sa cosa dire.

«La verità è che dovrei andare a trovarla più spesso. Le sto lontana per non litigare. Per anni siamo state ai ferri corti perché lei rifiutava ogni aiuto. Era in una fase di diniego».

«Mi dispiace, Sally. Quando ti ho offerto un passaggio non volevo intromettermi nella tua vita privata».

«No, non preoccuparti. È meglio che tu lo sappia. Comunque, adesso ha finalmente accettato di sottoporsi a una terapia. È per questo che mi ha scritto chiedendomi di andarla a trovare. Ha ammesso che si sente meglio. Vuole farmelo vedere e chiedermi scusa per essere stata così testarda. Ma volevo che tu lo sapessi nel caso lei se ne uscisse con una delle sue stranezze o ci fossero ancora giornali impilati dal pavimento al soffitto».

Matthew si morde il labbro inferiore e si passa le dita tra i capelli.

«Non c’è bisogno che tu entri, Matthew. Francamente, puoi risparmiartelo».

«Non preoccuparti. Posso farcela. Non dimenticare che ero un poliziotto e ho visto di tutto».

«Non ho detto che è una criminale, Matthew. È soltanto un po’ disturbata».

«Scusami, mi sono espresso male. Volevo solo dire che ormai non mi sorprendo più di nulla».

Rimangono in silenzio per qualche minuto finché Matthew non trova il coraggio per chiederle se c’era stata una causa scatenante per il comportamento della madre.

«Oh, sì. Mio padre».

Oh, mio Dio! Matthew si chiede quale sarà la prossima rivelazione, rendendosi improvvisamente conto di quanto è stato fortunato con i suoi genitori e la noiosa e monotona vita della periferia in cui è cresciuto.

«Mio padre era un bevitore, o più correttamente un alcolista. Da giovane me ne vergognavo moltissimo. Beth e Carol vennero a stare da me un paio di volte e lui la sera era completamente sbronzo. Fu terribile e mi sentii profondamente umiliata. Comunque, alla fine lasciò mia madre per andarsene con un’altra donna e riuscì a uccidersi guidando da ubriaco…».

«Mio Dio, Sally. Mi dispiace tanto…». Matthew allunga una mano per stringerle il braccio. «Scusami, è stata tutta colpa mia. Quando ti ho offerto un passaggio da tua madre, ti sei sentita in obbligo di raccontarmi tutto?»

«No, la verità è che se avessi annullato il nostro appuntamento, lei ci sarebbe rimasta molto male. Ti ringrazio per avermi accompagnata. Ho cercato a lungo di convincerla ad affrontare il suo problema e rivolgersi a uno specialista. Spero soltanto di non averti dato un’immagine negativa di me».

«Assolutamente! Non voglio più avere nulla a che fare con te».

Lei inclina la testa per controllare la sua espressione. Lui le fa l’occhiolino e le soffia un bacio stringendole di nuovo la mano.

Nell’ultima mezz’ora del tragitto, Matthew accende la radio e ripensa alle loro prime uscite insieme. Ricorda quanto lei era sempre stata attenta nel bere. Dopo due bicchieri di vino passava sempre all’acqua gassata. Un nodo gli stringe lo stomaco al pensiero di come doveva essersi sentita da giovane, con Beth e Carol di fronte a suo padre ubriaco. Cambia marcia, poi posa di nuovo la mano su quella di Sally e sorride compiaciuto quando la sente ricambiare la sua stretta.

Dall’esterno, la casa della madre di Sally sembra normale. Il giardino sul davanti è perfettamente curato e l’erba tosata. Sally dice che un vicino l’aiuta a tenerlo in ordine. Suona il campanello ed è visibilmente nervosa quando la madre apre la porta. La signora Preston è molto più alta di quanto si aspettava Matthew. Snella ed elegante, con i capelli raccolti in uno chignon e un sottile velo di trucco.

«Ho portato un amico. Matthew, lei è…».

«…Wendy». La stretta di mano della madre di Sally è ferma e calda. «Entrate, entrate. Ho fatto una torta!».

Nell’ingresso non c’è nessuna pila di giornali, e quando entrano in cucina, Sally si guarda attorno sorpresa.

«Non mi credevi?», chiede Wendy, raggiante, fissando prima la figlia e poi Matthew. «Ti ha parlato del mio problema?», gli domanda.

Matthew è troppo imbarazzato per rispondere e Wendy indietreggia e indica con le braccia l’ordine che regna nella stanza.

«Ormai fa tutto parte del passato. Ho gettato dieci annate di giornali insieme a tutti i cataloghi e le riviste. Il mio terapeuta è molto soddisfatto».

«Sono senza parole. È fantastico, mamma», dice Sally, abbracciandola.

«Al piano di sopra c’è ancora un po’ di caos. Piccoli passi. Non posso fare tutto in una volta. Ma è già un inizio, no?»

«È più che un inizio. Brava, mamma. Sono davvero fiera di te».

«Bene. È stata dura, ma alla fine ce l’ho fatta. Aspettate che metto su il bollitore, poi mi spiegherai perché zoppichi. E perché quando ho telefonato al tuo ufficio pensavano che tu non lavorassi più lì».