Un patto con il diavolo
Quando Clay tornò di corsa al fiume, dopo aver
salutato McAndrew, papà era lì con Achilles.
Gli chiese se stesse
bene.
E gli disse che aveva
sentito la sua mancanza.
«Non sei andato avanti a
costruire, mentre ero via?»
«No.» Accarezzò il mulo,
però con cautela. «Potrebbero lavorare migliaia di persone a questo
ponte, e potrebbe venire il mondo intero a guardarlo… ma saprebbero
tutti a chi appartiene.» Gli passò la corda del mulo. «Tu sei
l’unico che può completarlo.»
Clay si trattenne fuori
a lungo.
Guardò Achilles che
mangiava.
Presto sarebbe scesa la
sera.
C’era un pensiero che
non gli dava tregua, e all’inizio non comprese il
motivo.
Io credo che volesse
semplicemente parlare con lui.
Della leggenda del
Pont-du-Gard.
C’era una volta, in
Francia – che non era ancora Francia, nell’antichità –, un fiume
insuperabile. Quel fiume, oggi, si chiama Gardon.
Per secoli, le
popolazioni che erano vissute sulle sue sponde avevano tentato
senza successo di costruire un ponte, senza mai riuscire a
completarlo. O, se ci erano riuscite, l’acqua l’aveva
distrutto.
Poi, un giorno, nel
villaggio arrivò il diavolo, che fece una proposta ai suoi
abitanti. «Posso occuparmene io al posto vostro, per me sarebbe
facile! Mi basta una sola notte!»
E quella gente era quasi
scoppiata in lacrime.
«Però… c’è un però!» Il diavolo era fuori di sé dalla
contentezza. «Il primo che lo attraverserà, diventerà di mia
proprietà, e io potrò farne ciò che vorrò.»
E così si tenne una
riunione.
Si discusse, giungendo
infine a un accordo.
Accettarono l’offerta
del diavolo e, rapiti dallo spettacolo, durante la notte rimasero a
osservarlo mentre staccava pietre dalle montagne, e prendeva
qualunque altra cosa gli capitasse a tiro. Con i vari pezzi faceva
il giocoliere, e li lanciava, creando tre file di archi. Costruì il
ponte e l’acquedotto, e il mattino seguente attese il suo
compenso.
Aveva rispettato il
patto, aveva tenuto fede alla parola.
Ma gli abitanti del
villaggio, una volta tanto, erano stati più in gamba di lui… e
avevano liberato una lepre in cima al ponte… che fu la prima
creatura ad attraversarlo. Naturalmente, il diavolo andò su tutte
le furie.
Prese la lepre e la
schiacciò.
La scaraventò contro un
arco, dove ancora oggi è visibile il profilo della
bestiola.
Mentre erano lì nel
campo, accanto ad Achilles e al fiume, Clay guardò Michael Dunbar e
gli parlò.
«Papà?»
Gli insetti tacevano, o
quasi.
C’erano sempre tramonti
insanguinati, a Silver, e per Achilles era il primo. Ma
naturalmente lui lo ignorò, e andò avanti a fare ciò per cui era
nato: quel campo era tutto da mangiare.
Michael mosse un passo
verso Clay e aspettò.
Ancora non sapeva come
approcciarsi al ragazzo, che aveva visto tanto… e in quel momento
accadde qualcosa di strano.
«Ti ricordi quando mi
hai chiesto se la conoscevo? La leggenda del
Pont-du-Gard?»
Michael fu colto alla
sprovvista.
«Sì, certo che me lo
ricordo, ma…»
«Be’, io non lo
farei.»
«Tu non faresti…
cosa?»
Stava ascoltando anche
Achilles; aveva alzato lo sguardo dall’erba.
«Non farei mai un patto
col diavolo… perché costruisse il ponte in una notte.»
Era buio, ormai, proprio
buio, e Clay continuò a parlare.
«Però farei uno scambio
con loro.» Serrò le labbra, poi le riaprì. «Andrei all’inferno
solo perché possano tornare… e potremmo andarci tutti e due, tu
potresti venire con me… uno di noi per una di loro. Lo so che non
sono all’inferno, certo, ma…» Si fermò e si piegò in avanti, poi lo
chiamò di nuovo. «Papà, tu devi aiutarmi.» L’oscurità l’aveva
tagliato a metà. Avrebbe dato la vita, per riportarle indietro.
Penelope, pensò, e Carey. A loro doveva almeno quello.
«Deve essere perfetto»,
disse. «Deve essere grandioso.»
Si voltò verso il letto
del fiume.
Un miracolo. Nulla di
meno.