La ragazza uscita dalla radio
Mercoledì mattina, Clay uscì e andò a correre
mentre era ancora buio. Si diresse in città; ci arrivò con la luce,
e comprò un giornale nel negozio all’angolo.
A metà strada, mentre
tornava, si fermò; studiò l’elenco delle corse.
Cercava un nome in
particolare.
Nel corso della
giornata, mentre parlavano e lavoravano, scrivevano e disegnavano
progetti, l’Assassino, incuriosito dalla presenza del quotidiano,
avrebbe voluto chiedergli perché l’avesse comprato, ma non osò. Si
tenne occupato con altre cose. C’erano fogli di schizzi, misure. I
costi del legname necessario per tutto il ponteggio. C’erano
appunti relativi alle pietre da utilizzare per gli archi, per i
quali Clay aveva detto di avere dei soldi da parte, ma si era
sentito rispondere subito che avrebbe dovuto tenerli da
parte.
«Fidati», lo rassicurò
l’Assassino, «qui intorno è pieno di buchi. So dove trovare la
pietra.»
«Come in quel paese»,
osservò Clay, quasi distrattamente. «Settignano.»
Michael Dunbar si
bloccò. «Cosa?»
«Settignano.»
E lì, in quel momento,
passò dall’assenza alla consapevolezza: consapevolezza di ciò che
aveva detto e, soprattutto, di ciò a cui aveva fatto riferimento:
Clay era riuscito ad avvicinare l’Assassino, e al tempo stesso a
respingerlo. In un istante aveva cancellato la generosità della
sera prima – «Mi piace qui. Sono contento di essere qui» –, ma gli
aveva fatto intendere di sapere molto di più.
Ecco, si disse, adesso
rifletti su questo.
Ma poi aveva lasciato
perdere.
A mezzogiorno e mezzo,
il sole nel letto del fiume era rovente. «Ehi», fece Clay, «ti
dispiace se prendo in prestito le chiavi della tua
auto?»
L’Assassino grondava di
sudore.
A che cosa gli
servivano?
Però gli disse: «Certo,
sai dove sono?»
Si ripeté la stessa
scena appena prima delle due, e poi ancora una volta alle
quattro.
Clay correva fino agli
eucalipti e si sedeva al volante, con la radio accesa. I cavalli
quel giorno erano Spectacular, poi Heat, e Chocolate Cake. Il
piazzamento migliore di Carey fu il quinto posto.
Dopo l’ultima corsa,
quando tornò al fiume, lo ringraziò. «Non si ripeterà, non ho
dimostrato una grande disciplina», e Michael Dunbar apparve
divertito.
«Sarà meglio che ti
fermi a fare un po’ di straordinari.»
«Ok.»
«Sto scherzando», lo
tranquillizzò. Ma poi trovò il coraggio, e disse: «Non so che cosa
ci vai a fare, in macchina…» Gli occhi acquamarina si erano
illuminati per un attimo, infossati negli zigomi «…ma dev’essere
importante. Quando ci si comincia a isolare, di solito c’è di mezzo
una ragazza.»
Com’era prevedibile,
Clay rimase sbigottito.
«Oh… e, a proposito di
Settignano», continuò l’Assassino (visto che l’aveva messo alle
corde), «fu lì che Michelangelo imparò a conoscere il marmo, e a
ricavarne lastre per le sue sculture.»
Il che equivaleva a una
serie di cose:
Non so
quando.
Non so
come.
Ma l’hai trovato. Hai
trovato Il cavatore.
Hai trovato anche quella
donna… Abbey Hanley, Abbey Dunbar? È così che ne sei entrato in
possesso?
Sì.
È stata Penny a parlarti
di lei, vero?
Prima di
morire.
Ti ha detto di lei, e
poi tu l’hai trovata e ti ha persino dato il libro…
L’Assassino guardò Clay,
che si sentiva lui stesso una scultura, quasi fosse fatto di sangue
e pietra.
Sono qui, disse Michael
Dunbar.
Vi ho abbandonati, lo
so. Ma sono qui.
Pensa a
questo,
Clay.
E Clay lo
fece.