Il ragazzo uscito dal forno
«Non credo ai miei occhi. Pensavo avresti
semplicemente cominciato.»
Questo disse Michael
Dunbar, dopo aver visto la gigantesca trincea scavata da un solo
ragazzo in meno di una settimana. Avrebbe dovuto
immaginarlo.
«Che diavolo hai fatto,
hai scavato giorno e notte senza mai fermarti?»
Clay abbassò lo sguardo.
«Ogni tanto ho dormito.»
«Accanto alla
vanga?»
Alzò gli occhi,
nell’istante in cui l’Assassino notò le sue mani.
«Gesù…»
Quanto a Clay, quando in
seguito mi raccontò della sua trovata, mi parlò più del dopo, che
non del viaggio in sé. Moriva dalla voglia di vedere almeno Archer
Street, e il Surrounds, ma non poteva, naturalmente. Per due
ragioni.
La prima: non era nelle
condizioni di affrontare me.
La seconda: tornare ed
evitarmi sarebbe stato imbrogliare.
No. Dal cimitero, aveva
ripreso il treno per Silver, e poi si era riposato qualche giorno,
per recuperare le forze. Non c’era una sola parte del suo corpo in
cui non provasse dolore. Quelle che stavano peggio erano le mani
coperte di vesciche; così aveva dormito, era rimasto sveglio,
sdraiato, e aveva aspettato.
Al suo ritorno,
l’Assassino si fermò tra gli alberi.
Scese nel letto del
fiume e rimase sul fondo della trincea.
Su entrambi i lati
c’erano due onde gigantesche, di sassi e mucchi di
terra.
Guardò, scuotendo la
testa, e poi spostò l’attenzione verso la casa.
Entrò, andò a cercarlo,
e lo sorprese in cucina.
Trasse un sospiro e, con
le spalle curve, scosse ancora il capo, a metà tra lo choc e lo
sconcerto assoluto. Alla fine, trovò qualcosa da
dirgli.
«Devo ammetterlo,
ragazzo, hai fegato.»
E Clay non
resse.
Le parole.
Andarono e tornarono,
più volte; e a quel punto, lì in cucina, c’era Rory. Come se fosse
uscito dal forno, e fosse arrivato direttamente da Bernborough
Park, e dalla storica linea dei trecento metri.
«Devo ammetterlo,
ragazzo…»
Le stesse identiche
parole che gli aveva detto l’Assassino.
E Clay non riuscì a
trattenersi.
Corse nel corridoio, e
andò a sedersi sul pavimento del bagno. Nella fretta aveva sbattuto
la porta, e…
«Clay? Clay… tutto
ok?»
L’interruzione fu come
un’eco… come se gli stessero urlando qualcosa mentre lui si trovava
sott’acqua; e tornò a galla, annaspando per prendere
aria.