Epilogo

 

 

 

 

 

Martina, Martina,

ho attraversato tutti gli oceani di questo mondo

per capire che non posso vivere senza di te.

Son de mar, Manuel Vicens

 

 

 

 

Anno 1555, Anversa

 

Durante il mese di ottobre non aveva fatto altro che piovere, e Christophe Plantin era un esperto tipografo che aveva appena aperto il suo laboratorio di stampa ad Anversa. Animato da un’ambizione, si stava affannando a preparare i caratteri mobili per pubblicare una notizia della massima importanza. L’imperatore, Carlo v, aveva appena ceduto a suo figlio Felipe il comando dell’Ordine del Toson d’Oro, il ducato di Borgogna e, pertanto, il diritto alla corona sui territori dei Paesi Bassi.

Christophe Plantin sapeva che quella notizia avrebbe venduto bene, finanziando altre pubblicazioni di maggior rilievo. Doveva fare soldi e pubblicare notizie di attualità di tale importanza gli avrebbe garantito buoni guadagni.

Da quando aveva iniziato a lavorare nel suo laboratorio, uno dei suoi migliori clienti era un vecchio napoletano che non la smetteva mai di parlare e raccontare storie. Aveva fatto fortuna commerciando il tabacco delle Indie e adesso stava coltivando un frutto, che si piantava sottoterra e che stava diventando sempre più popolare: la patata.

Era uno dei suoi migliori clienti perché era un appassionato di libri sul Nuovo Mondo, che si stavano diffondendo sempre più in fretta.

Era da tanto che non passava a chiedergli dei libri e questo preoccupava Christophe Plantin, che temeva il peggio, data l’età avanzata del napoletano.

Ciononostante, non lontano da lì, nei pressi del molo, c’era proprio Massimiliano Lamberti. Anziano e claudicante, fumava il tabacco appena arrivato nel porto a bordo di una nave basca. In mano aveva una lettera. Massimiliano non ne riceveva molte, perché non aveva né familiari né conoscenti lontani da Anversa. Per questo vedersi consegnare una missiva l’aveva stupito tanto. E ancora di più quando gli avevano detto che veniva da Lisbona e che la lettera non arrivava da lì, ma da un luogo molto più lontano.

Aprì con delicatezza la busta e tirò fuori un foglio scritto a mano, con un piccolo disegno nella parte inferiore. La lettera diceva:

Caro Massimiliano, sono passati tanti anni.

Spero di trovarti in buona salute e con lo stesso spirito di sempre.

Ci sono riuscito. Sì, ti sto scrivendo dalle isole delle Spezie.

Anche se ti sembrerà incredibile, mi sono sposato con Úrsula, la mia Úrsula, il mio primo amore.

Abbiamo avuto una figlia, che si chiama Martina.

Questo è un posto meraviglioso, ma l’unico problema è che gli spagnoli e i portoghesi non la smettono di contendersene il controllo.

Ah, amico mio, se solo fossi qua con noi, per vivere altre avventure da andare a raccontare in giro per il mondo…

Mi manchi, scopritore!

Firmato, Thomas Babel.