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Brigida Maldonado
Uscendo dal palazzo, Thomas fu investito da una zaffata d’aria calda. Si incamminò verso le scalinate della cattedrale. Tutte le tipografie di Siviglia si trovavano là attorno, non lontano dalla Giralda. Anche la Casa de Contratación e l’Alcázar Real non erano molto distanti. A poco a poco stava cominciando a conoscere la città e questo gli permetteva di essere più efficace nelle sue ricerche. Una volta arrivato a destinazione, cercò di capire quale potesse essere la residenza di Juan Cromberger, ma di fronte all’impossibilità di trovarla da solo, domandò proprio alla Casa de Contratación, dove gli indicarono un edificio di tre piani, dall’aspetto moderno, con alcune figure classiche a decorazione dell’entrata.
Bussò alla porta e si ritrovò al cospetto di una figura che non si sarebbe mai aspettato di trovare lì.
«Ma guarda che sorpresa», disse Sofía, la giovane che aveva conosciuto il giorno prima nel giardino del palazzo di Colombo.
«Credo di essermi sbagliato. Stavo cercando Juan Cromberger».
«Tranquillo, sei nel posto giusto. È mio padre».
«Ah…». Thomas era piuttosto confuso.
«Vedo che non lo sapevi», e la ragazza si mise a ridere.
«Non ne avevo la più pallida idea. Ecco, ho appena fatto la figura dello scemo».
«Be’, un po’ sì».
«Perdonatemi, signorina, io…».
«Ti ho già detto che puoi chiamarmi Sofía. Abbiamo quasi la stessa età».
«D’accordo», e si azzardò a darle del tu. «Cosa ci facevi l’altro giorno nel giardino di Colombo?»
«Te l’ho già spiegato, ma evidentemente non mi stavi ascoltando. Ho portato dei libri di mio padre per la biblioteca. A volte ci vado, mi piace quel giardino del Nuovo Mondo, e amo anche prendere parte agli affari di famiglia», rispose la ragazza.
«E così sei una Cromberger».
«Temo di sì, mentre tu sei un…?»
«Babel, anche se non è un cognome nobile o famoso, né nel mio Paese natale né qui a Siviglia», si rammaricò Thomas.
«Spesso un cognome come il mio è più una palla al piede che un vantaggio. A ogni modo, mio nonno era il figlio di un artigiano, se ti può consolare».
«A onor del vero, ho conosciuto tuo nonno Jacobo e me l’ha raccontato. So anche che è tedesco, come me».
«Quindi stai perseguitando la mia famiglia. Prima mio nonno, poi me e adesso mio padre», disse lei, inarcando le sopracciglia e rivolgendogli uno sguardo ironico. «Dobbiamo preoccuparci?»
«No, non sto perseguitando nessuno. Sto solamente cercando un libro».
«Allora dovresti farlo a casa di don Fernando. Sostiene di averli tutti».
«Questo no», disse Thomas.
«E perché?». Sofía sembrava curiosa e si cancellò il sorriso dal viso.
«È speciale».
«Un segreto. Interessante», e si portò l’indice alle labbra. «L’altro giorno mi è parso di capire che vivi con don Fernando».
«Risiedo temporaneamente in un alloggio accanto al palazzo del signor Colombo, sì».
«Non sai che fortuna hai a vivere lì», commentò la ragazza. «Immagino il piacere di poter leggere ogni giorno tutti i libri custoditi nella biblioteca di don Fernando. Tanto sapere, tante avventure, imprese e storie del passato».
«Magari potresti diventare una lettrice della biblioteca…».
«Ne dubito. Un lettore deve superare un’infinità di esami e studiare all’università di Salamanca. E secondo, dettaglio non meno importante, sono una donna, se non te ne fossi reso conto». Il suo sorriso lo fece arrossire. «A noi non è permesso rivestire certi ruoli».
«Chiaro. Come ho fatto a non accorgermi che…». Thomas si stava agitando sempre di più.
«Che sono una donna? È questo che stavi per dire?», lo anticipò Sofía. «Ti ho anche detto che per le cose importanti siamo invisibili».
«Se fosse per me, non sarebbe così».
«Mio nonno, che hai già conosciuto, dice che una donna distrarrebbe gli uomini durante la lettura», proseguì lei, guardandolo negli occhi. «Che colpa ne ho io se siete tutti uguali? A quanto pare, vedere una donna che legge è sconvolgente».
«Questa è una sciocchezza».
«Be’, sei il primo a cui lo sento dire», e si riportò l’indice alle labbra. «Che cosa ne pensi di don Fernando?»
«È un uomo straordinario. In fin dei conti, non solo è il figlio dello scopritore del Nuovo Mondo, ma ha anche intrapreso un progetto titanico, la sua biblioteca, e lo fa per il progresso dell’umanità».
«A detta di molti ha un carattere difficile. Immagino che sia severo, poco diplomatico, ma intelligente. Sai che fu allontanato dall’aula durante il dibattimento di una delle cause intentate dagli eredi di Colombo per l’inflessibilità mostrata davanti ai rappresentanti della monarchia?»
«Si scontrò con l’imperatore…».
«In un certo senso, sì. Ci vuole fegato per fare una cosa del genere».
«Io trovo che sia un uomo affascinante, uno dei grandi saggi del nostro tempo», insistette Thomas con tono fin troppo formale.
«Sì, ma noi donne non dobbiamo essere di suo gradimento. Non ha né moglie né figli, se non te ne fossi accorto».
«Questo lo ignoravo». Thomas non ci aveva neanche fatto caso.
«Gira voce che non si sia mai sposato perché una donna non potrà mai dargli ciò che gli danno i suoi libri».
«Vive per la sua biblioteca, questo è evidente».
«Certo». Sofía sospirò. «Libri e ancora libri. Anche di quelli che ha già cerca sempre nuove edizioni, e spesso manda i suoi aiutanti a cercare i volumi che ancora mancano all’appello o di cui si potrebbe trovare un’edizione migliore, sguinzagliandoli per tutte le città della cristianità in cui si concentra la pubblicazione dei libri», spiegò con ammirazione.
«Lo so. Mentre agli altri collezionisti interessa recuperare manoscritti greci o libri scritti nei monasteri», disse Thomas, interrompendosi solo per riprendere fiato, «Fernando Colombo ha concentrato la sua attenzione sulla carta stampata».
«Mio padre e mio nonno dicono che vuole qualunque cosa si pubblichi, per insignificante che sia».
«E nel Nuovo Mondo? Anche là ci saranno dei libri».
«Molto pochi», rispose Sofía mentre si spostava verso destra. «Ho sentito dire che sogna di costruire un’altra biblioteca nelle nuove terre scoperte. È una passione che ha nel sangue. Anche suo padre, Cristoforo Colombo, era un mercante di libri prima di diventare un navigatore».
«Ah… questo non lo sapevo».
«Ma nel Nuovo Mondo non ci sono tipografie, quindi là non si pubblica alcun libro».
«Immagino che presto ne apriranno una», disse Thomas, schiarendosi la voce.
«Non ti credere. Mio padre dice che non è un’attività redditizia».
Da dentro casa, una voce richiamò l’attenzione della ragazza, interrompendo l’appassionato dialogo dei due giovani.
«Chi è, Sofía?»
«Un signore che lavora per don Fernando Colombo. Ha chiesto di vedere mio padre».
Apparve una donna che aveva un’innegabile somiglianza con Sofía, di una bellezza più matura, ma non per questo meno evidente.
«Come mai hai aperto la porta? Quanto sei impulsiva a volte…».
«Ero da queste parti».
«Certo… Perdonate mia figlia. È… come dire… molto curiosa».
«Non c’è motivo di scusarsi, anzi». Thomas chinò il capo in segno di rispetto.
«Juan Cromberger, mio marito, non c’è. Io sono Brigida Maldonado. Se siete venuto qui per i libri, posso aiutarvi io. Mio padre era uno dei migliori tipografi di Salamanca. Me ne intendo più di chiunque altro di caratteri mobili e libri stampati».
«Sono un mercante di libri e ne sto cercando uno scritto vent’anni fa da un amico di vostro marito».
«Vent’anni fa…».
«Sì, l’autore si chiamava Jaime Moncín».
«Siete venuto a chiedere di Jaime?»
«Lo conoscevate?»
«Sì, certo», e fece una pausa.
«Com’era Jaime?». Thomas stesso non sapeva perché avesse fatto una domanda tanto diretta alla signora Brigida Maldonado.
«Jaime era un vero terremoto. Un attimo ti raccontava la storia più incredibile che avessi mai sentito, e l’istante dopo si chiudeva in se stesso e ti guardava senza darti modo di capire a cosa stesse pensando».
«Eravate buoni amici?»
«Era molto legato a mio marito, Juan, e a un altro ragazzo, Miguel Enériz. Da giovani quei tre erano inseparabili. È da tanto che non abbiamo notizie di Jaime. Scomparve senza dirci niente. Che cosa sapete? Dove si trova?», domandò con evidente interesse.
«Perché, secondo voi, se ne andò da Siviglia senza una spiegazione?»
«E chi lo sa… non giustificava mai il motivo per cui faceva questo o quello, lo faceva e basta», rispose lei con malinconia.
«So che Jaime partì per il Nuovo Mondo e si imbarcò su una nave della flotta dei Cromberger», raccontò Thomas, osservando la reazione della donna. «Vostro suocero non ne era a conoscenza, ma pensa che vostro marito possa sapere qualcosa a tal riguardo».
«Per il Nuovo Mondo… sarebbe proprio da lui. Parlava sempre della sua voglia di arrivare laggiù, delle meraviglie che avremmo trovato in quelle terre inesplorate. Di un mondo da costruire da zero, dei tanti sogni che aveva…».
«Sto anche cercando il libro che scrisse prima di partire. Ne furono venduti pochi esemplari e non sono riuscito a trovarne neanche uno. Don Fernando Colombo ne possedeva una copia, ma purtroppo gli è stata rubata».
«Jaime? Un libro?»
«Sì. Fu stampato da vostro suocero, Jacobo, su richiesta di vostro marito, Juan. Non lo sapevate?»
«Non può essere». Le tremava la voce. «Che libro era?»
«Una storia d’amore».
«D’amore? Un amore tra chi? Qualcuno di Siviglia?»
«Questo non lo so, signora. Il libro era ambientato a Siviglia e parlava di un amore tragico, ma appassionato, ed era illustrato con stampe molto particolari, poco comuni. Ne furono vendute pochissime copie e, tempo dopo, gli esemplari rimasti svanirono nel nulla. Non riesco a trovarne neanche uno. Forse vostro marito ne saprà qualcosa».
«Non credo».
«Ma avete detto che erano grandi amici».
«All’inizio sì, ma alla fine le loro strade si separarono», spiegò Brigida Maldonado, nervosa. «Sofía, rientra in casa. Ubbidisci».
«Ma, madre…».
«Entra, ho detto!», e Brigida perse la calma. «Perdonatemi, è che mia figlia mi snerva».
«Che cosa accadde tra Jaime e vostro marito? Cosa mise fine alla loro amicizia?», chiese Thomas con piglio deciso.
«Jaime aveva troppi grilli per la testa. Non… non vedeva la realtà».
«Quale realtà? La differenza di classe sociale o la posizione economica?»
«No! Perché dite così?», replicò Brigida con tono duro. «Il punto è che Juan aveva ben chiaro in mente cosa voleva dalla vita, mentre Jaime purtroppo no. Mio marito lo aiutò quanto più possibile, ma alla fine Jaime non faceva altro che parlare del Nuovo Mondo. Diceva che qua non era felice, che non aveva un futuro, che Siviglia non aveva niente da offrirgli. Sapete cosa penso io? Che leggere tanti libri gli aveva dato alla testa».
«Pensate questo?»
«Sì, leggeva di tutto, ovunque si trovasse… Era ossessivo, si immaginava delle cose, e alla fine perse la ragione. Era una di quelle persone che non riescono a essere felici in nessuna circostanza», dichiarò Brigida Maldonado con tono sdegnato. «E adesso, se volete scusarmi, ho delle cose da fare».