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La torre dell’oro

 

 

 

 

 

 

 

 

Thomas cadde a terra e rimase carponi, sorreggendosi con mani e ginocchia. Sembrava un condannato davanti al boia, e il pavimento scricchiolava sotto il peso degli uomini che lo stavano malmenando. Continuarono a picchiarlo fino a quando non sentirono un fragore immenso alle loro spalle, e la finestra principale esplose, come se ci avessero sparato un colpo di cannone. Brigida Maldonado la fissò sbalordita e i suoi uomini parvero disorientati, e proprio in quel momento videro entrare una figura armata.

«Svelto, Thomas! Esci da qui!», gridò Santiago, spada alla mano.

Il giovane si rialzò, dolorante, e corse verso la finestra in frantumi.

«Ce ne hai messo di tempo».

«Avrai tempo e modo per ringraziarmi», e il vecchio soldato lo spinse fuori. «Andiamo!».

Due uomini si lanciarono all’inseguimento di Santiago, che parò i loro affondi con estrema destrezza, fece ruotare il polso e rispose con altrettante stoccate, per lo stupore dei suoi aggressori.

«Finalmente un po’ di azione. Ah, quanto mi mancava», disse, con un sorriso dipinto sul volto. «Sono Santiago Lafuente, soldato dell’esercito di Sua Maestà. Avete la possibilità di arrendervi o di perire sotto il filo della mia spada».

Apparvero altri due scagnozzi di Brigida Maldonado, uno dei quali armato di archibugio.

«Thomas, a volte una provvidenziale ritirata equivale a una vittoria».

E fuggirono prima che uno sparo esplodesse a un paio di centimetri dalla testa di Santiago.

Mentre correvano fuori dal palazzo, Thomas vide lo stesso carro che aveva usato per scavalcare il muro di cinta. Sembrava proprio che Santiago, mandandolo a schiantarsi contro la finestra della casa dei Cromberger, gli avesse trovato un nuovo impiego.

Gli uomini di Brigida uscirono dopo di loro, e Santiago approfittò del fatto che l’archibugio dovesse essere ricaricato per tirare di spada e tenerli a distanza, dimostrando una destrezza e un’agilità mai viste. Uno di loro, tuttavia, riuscì ad aggirare il vecchio soldato e cercò di raggiungere Thomas.

«Thomas, andiamo!». Sebas apparve alle sue spalle e lo strattonò.

«Sebas? Tu, qui?»

«Hai ancora qualche buon amico a Siviglia. Non è la prima volta che ti salvo da simili farabutti. Corri! Non c’è tempo da perdere».

«Dove andiamo?»

«Alla Puerta del Arenal», e svoltarono in quella direzione, mentre Santiago, in retroguardia, copriva loro le spalle.

Teo li stava aspettando con un paio di mantelli scuri e dei cappelli a tesa larga. Li strapparono dalle mani del ragazzo e rallentarono in prossimità dell’uscita dalle mura, dove si coprirono la testa.

«Non guardarti indietro», disse Sebas. «Parla con me e ogni tanto fai finta di ridere. Non dobbiamo dare l’impressione di essere in fuga».

«Meno male che mi hai trovato».

«Thomas, tu non sei affatto discreto». Sebas sorrise. «Ti hanno visto entrare nel palazzo degli Enériz, scavalcando il muro grazie a un carro». Fece spallucce.

«Capisco…». Poi lanciò un’occhiata all’amico. «E tu cos’hai combinato? Cosa hai fatto alla faccia?»

«Un piccolo scontro».

«Be’, ti ha lasciato un bel ricordino».

«Almeno io posso raccontarlo». Proprio in quel momento varcarono la porta e uscirono dalle mura. «Devi andartene dalla città. So del tuo accordo con il Portoghese. Hai dato fastidio alle persone sbagliate. Ti ho salvato una volta, ma la prossima non sarai altrettanto fortunato. Thomas, devi lasciare Siviglia».

«È tutto a posto». A quel punto apparve Santiago.

«E tu cosa ci fai qui?»

«Prendi, è quel che resta del compenso di don Fernando per i nostri servigi. Ho anche fatto caricare in stiva la macchina da stampa che avevi comprato».

«Dovete avvisare don Fernando della cospirazione dei Cromberger», disse Thomas.

«Puoi contarci, ma la prima tipografia del Nuovo Mondo sarà la tua, Thomas. Ormai la legge non ti impedisce più di viaggiare e potrai diventare il primo stampatore delle Indie. Riesci a immaginare cosa significa?», domandò Sebas.

«Non so come ringraziarti, amico mio».

«L’hai già fatto. Mi mancherai».

«Non so perché, ma credo che sentirò parlare di te nel Nuovo Mondo. Ho come la sensazione che a partire da adesso a Siviglia non si farà altro che parlare di te. Magari ti dedicheranno persino un libro».

«E chi lo sa…».

«Signor Thomas, ti auguro ogni bene». Santiago lo strinse in un abbraccio affettuoso.

«Grazie di tutto, e abbi cura di doña Manuela. Sono sicuro che sarete molto felici insieme».

«Buona fortuna nel Nuovo Mondo». Sebas lo afferrò per un braccio. «E ti ho portato una cosuccia, amico mio».

Quando Thomas osservò meglio il regalo, rimase senza parole. Era il medaglione di sua madre, quello che gli era stato rubato al mercato.

«Com’è possibile?»

«Ssst, e stavolta vedi di custodirlo meglio».

Thomas si trattenne un istante a guardare i due amici, così diversi e al tempo stesso così importanti. Dietro di loro si vedevano la torre della Giralda e le mura di Siviglia. Aveva amato quella città, ma era giunto il momento di partire.