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Libri proibiti
Uscirono dalla casa di Juan Cromberger con le facce serie e un’aria piuttosto abbattuta. Quando si incamminarono in direzione delle mura dei palazzi reali, si sentirono chiamare. Voltandosi, si ritrovarono davanti gli occhi castani di Sofía Cromberger.
«Ve ne andate senza salutare?»
«Ah, io credo di essere di troppo. Ti aspetto all’angolo, Thomas. A presto, doña Sofía». Santiago si diresse verso un vicolo attiguo.
«Il tuo amico è un vero cavaliere. Ha veramente combattuto in Italia con il Gran Capitano?»
«Così dice lui».
«Ultimamente vieni spesso a casa mia. Se volessi pensare male, direi che lo fai per vedermi».
«Be’, in realtà questa casa è dei tuoi genitori».
«Quindi non ti importa di me», e Sofía minacciò di andarsene.
«Non ho detto questo».
«A volte i silenzi dicono più di mille parole», mormorò lei.
«Certo. E tuo padre lo sa che sei uscita a parlare con me?»
«No».
«Capisco». Sospirò. «Vedo che ti piacciono i segreti. Non sapevo che fossi promessa a un uomo».
«I miei cari genitori vogliono che mi sposi con il figlio di uno dei ventiquattro venerabili membri del Consiglio della città», spiegò Sofía, arrossendo.
«Di sicuro sarà un uomo molto ricco. Lo ami?»
«Ha vent’anni più di me…».
«Lo ami?», insistette Thomas, impassibile.
«È la prima volta che mi viene fatta questa domanda. Curioso, vero?». La ragazza fece una smorfia.
«Avresti dovuto pensarci tu stessa prima di accettare il fidanzamento».
«Te l’ho appena detto», replicò Sofía, sostenendo il suo sguardo. «Il silenzio vale più di mille parole. E sono stati i miei genitori ad accordarsi per questo matrimonio».
«Vorresti dirmi che ti hanno promessa in sposa, ma che né i tuoi genitori né il tuo futuro marito ti hanno mai chiesto se sei innamorata?»
«Se dici così è perché non sai come funziona il mondo, o questa città», e lo guardò con aria di sfida. «A te hanno mai chiesto se amavi qualcuno?»
«Io non sono un buon esempio per quanto riguarda l’amore. Se non ami quell’uomo, però, devi dirlo». Thomas la prese per un braccio. «Ormai ti sarai stancata di ripeterlo, ma hai ragione, ci sono silenzi che dicono più di mille parole».
«Impari in fretta». Sofía abbozzò un lieve sorriso.
«Nessuno dovrebbe sposarsi con una persona che non ama. Questa sì che è una lezione che ho imparato durante il mio cammino».
«Se fosse vero, vivremmo in un altro mondo».
«Sofía, il mondo è molto più di questo». Thomas incrociò di nuovo il suo sguardo. «E io posso portarti altrove».
«Dove? Non hai la più pallida idea di cosa stai dicendo…».
«È qui che ti sbagli!», replicò lui.
«Sei pazzo! Ora devo andare. Noteranno la mia assenza e mio padre è un uomo molto severo. La prossima volta dovresti tenerlo a mente».
«Lo farò, te l’assicuro».
«Sarà meglio per te», disse lei, prima di andarsene di corsa.
Thomas rimase a guardarla mentre si allontanava, e a quel punto gli si avvicinò Santiago.
«Signor Thomas, quella donna ti porterà solo grossi guai».
«Sono uno specialista quando si tratta di cacciarsi nei guai a causa delle donne. Ma, se non rischio, non troverò mai la felicità, no?»
«Anche questo è vero». Thomas si voltò e diede un paio di pacche sulla spalla al compagno. «Ma se vuoi un consiglio, pensa più con la testa e meno con… be’, ci siamo capiti».
Si rimisero in cammino, ma Thomas non riusciva a togliersi Sofía dalla testa. Se era stata promessa in sposa, però… e per di più al figlio di uno dei ventiquattro membri del Consiglio di Siviglia, poteva anche darsi subito per vinto. Era la stessa situazione che gli si era presentata con Edith. Stavolta avrebbe agito con molta più cautela.
Attraversarono la strada davanti alla cattedrale. Quel giorno c’era una processione e una ventina di uomini portavano a spalla una statua del Cristo deposto. In mezzo a loro, laici e religiosi in preghiera. Thomas e Santiago si fecero da parte e aspettarono che entrassero nella cattedrale. Poi suonarono le campane ed entrambi alzarono gli occhi verso la Giralda.
«Santiago, tu credi che Juan Cromberger ci abbia detto la verità?»
«Quell’uomo è uno dei mercanti più facoltosi di Siviglia. È abituato a mentire».
«Sì, ma ha commesso un errore», disse Thomas, mentre si rimettevano in marcia verso il quartiere di Santa Cruz.
«Quale?»
«Prima che gli dicessimo che Jaime Moncín non era mai salito su quella nave, si è lamentato del fatto che non gli abbia mai mandato una lettera per ringraziarlo per ciò che aveva fatto per lui e ci ha detto che non aveva più avuto sue notizie».
«È vero, ma sapeva che la nave era naufragata. È normale che ne fosse al corrente, la flotta era della sua famiglia».
«Esatto, quindi ci ha mentito quando ha fatto finta di non sapere che non si era imbarcato», confermò Thomas. «Juan Cromberger sapeva perfettamente che Jaime non era salito su quella nave. Di conseguenza, mio caro Santiago, credo che il nostro scrittore sia ancora vivo e vegeto».
«E se fosse ancora a Siviglia? La città è abbastanza grande. Potrebbe essersi nascosto da qualche parte», aggiunse l’anziano soldato.
«Andiamo per gradi. Quello che ci ha detto a proposito del libro ha una sua logica».
«Ma al tempo stesso complica tutto. Se la storia d’amore riguardava un nobile o un ricco commerciante… potrebbe diventare insidioso. Ormai quella donna sarà diventata madre. Chissà con chi si è sposata e chi sono i suoi figli. In certi casi occorre prestare estrema attenzione».
«Ma Juan Cromberger sa chi è».
«Molto probabile», confermò Santiago. «Anche se è più che scontato che non ce lo dirà».
«Secondo te cosa ne è stato di Jaime Moncín?»
«Be’, non lo so. Pensandoci meglio, dimentica quello che ti ho detto prima». Santiago scosse la testa. «Sai, se non è salito sulla nave, potrebbe essere finito in fondo al fiume».
«Era scaltro. Magari è riuscito a uscirne indenne. Inoltre, l’esemplare presente nella biblioteca di don Fernando è stato rubato poco tempo fa. Perché?»
«Come ti stavo dicendo, forse stiamo parlando di gente di un certo rilievo e hanno deciso di sbarazzarsi dell’ultimo esemplare che poteva compromettere la donna amata da Jaime Moncín. Dobbiamo essere cauti». Rabbrividì e si sfregò le mani come se avesse freddo. «Senti, è meglio se ci svaghiamo un po’, ci farà bene. Andiamo a bere qualcosa. A Triana c’è una taverna in cui tutti dovrebbero andare almeno una volta nella vita».
«A Triana? No, grazie».
«Sicuro? Guarda che Siviglia è piena di donne, e tu sei giovane. Tutti devono passare da questo porto per andare nel Nuovo Mondo, ed è per questo che la città è nelle mani delle donne».
«Santiago, questo non è vero».
«Io invece penso di sì. Ci sono più donne qui che in qualunque altro luogo al mondo. E se te lo dico io, che sono stato in ogni bordello da Napoli a Parigi…».
«Ciò che dici non ha alcun senso».
«Vedrai, invece. Ora ti spiego», e Santiago si rimboccò le maniche. «Gli uomini partono per le Indie e lasciano qui le loro mogli. Molti muoiono in viaggio, altri fanno fortuna e rientrano a Siviglia. Quei pochi che tornano, le ripudiano e si sposano con donne più giovani o più ricche, trasferendosi altrove, così le vecchie mogli a poco a poco rimangono qua da sole».
«Ma qui vivono anche molti stranieri».
«Certo. Ci sono i genovesi, i portoghesi, i francesi, che monopolizzano l’industria dei cappelli e le tipografie, e poi gli ebrei convertiti e i fiamminghi che popolano le strade di Siviglia. Tutti questi stranieri che si sono stabiliti in città cercano una sposa del posto che consenta loro di diventare spagnoli, visto che agli stranieri è proibito commerciare con le Indie. Tu dovresti saperlo bene, dato che sei tedesco».
«Già…».
«Mmm». Gli cinse le spalle. «Ma guarda, guarda. Allora è questo. Anche tu vuoi solcare il vasto oceano».
«Non ho mai detto di volerlo fare, ma a volte ci penso, sì».
«Perdinci! E allora cosa desideri fare nella vita?»
«È una domanda difficile, Santiago». Thomas lanciò un sospiro.
«Non dovrebbe essere così difficile, amico mio. La cosa più importante è sapere cosa si vuole nella vita, perché se non hai le idee ben chiare… finirai con lo smarrire la strada». Santiago aggrottò la fronte. «Io una volta mi sono perso. Mi è successo vicino a Milano, dopo un attacco a sorpresa. Ecco perché so che, quando capita, uno si aggrappa a quello a cui tiene di più al mondo. Thomas, cos’è che ti appassiona davvero?»
«Forse i libri».
«Come don Fernando Colombo?»
«Più che altro come Jaime Moncín. I libri sono sempre stati essenziali per me. Quando ero più giovane lavoravo in una tipografia, una delle più rinomate delle Fiandre. I libri che pubblicavamo erano i migliori che si potessero immaginare».
«Non ti ci vedo tutto imbrattato di inchiostro, a dire il vero».
«La stampa dei libri ha cambiato il mondo, più di quanto si possa credere. L’accesso al sapere è diventato universale. Non è più nelle mani di pochi, come succedeva prima con la Chiesa».
«E siamo proprio sicuri che questo sia un bene?». Santiago inarcò le sopracciglia.
«Assolutamente sì».
«Tieni presente che il clero ha sempre cercato di controllare il sapere, specialmente i classici. Secondo la gerarchia della Chiesa cattolica, non tutte le letture sono adatte alle menti più semplici. Credi che si arrenderà tanto facilmente e rinuncerà a controllare la diffusione dei libri in circolazione? E le traduzioni? Come facciamo a sapere se una traduzione è fedele all’originale?»
«Per questo è sempre necessario risalire alla fonte», sottolineò Thomas, «leggendo l’originale. Le traduzioni e le citazioni possono contaminare le idee dell’autore. Per troppo tempo il popolo è stato privato della verità, ma adesso è giunto il momento che decida da solo. Sai chi ha davvero cambiato il mondo? Erasmo da Rotterdam».
«Chi?», domandò Santiago, sorpreso.
«Il più grande pensatore dei nostri tempi, un cristiano lucido, che ha saputo riconoscere il potere della ragione. La luce del sapere non eclissa in alcun modo quella di Cristo».
«Queste idee moderne che ti piacciono tanto… ti daranno dei problemi, vedrai», e gli indicò la fortezza di San Giorgio, a Triana. «Quella è la sede della Santa Inquisizione. Ho visto più di una persona finire là dentro per aver detto cose simili».
«Non starai esagerando, Santiago?»
«Non sei spagnolo, quindi devi prestare ancora più attenzione, essere più prudente. Non dire niente che possa sembrare un attacco diretto alla Chiesa», lo avvertì con aria insolitamente preoccupata. «Neanche per sbaglio».
«La ragione ha in se stessa il suo principale alleato. Segnalare più quello che lega i popoli di ciò che li separa è uno spirito sempre più necessario».
«Se lo dici tu, amico mio».
«Sai cosa ti dico? Che anche don Fernando ha dei libri di Erasmo nella sua biblioteca, ma li tiene nascosti. Quella ragazza, Sofía Cromberger, l’altro giorno ne stava portando uno a palazzo per la collezione di Colombo».
«Thomas!», e a quel punto il vecchio soldato si guardò attorno. «E se avesse anche dei libri di Lutero? È molto rischioso».
«Libri di Lutero? Impossibile».
«E se le due cose fossero collegate? Riflettici un attimo. Forse, in realtà, don Fernando teme che chiunque sia riuscito a portargli via la copia del libro di Jaime Moncín possa rubargli un testo ben più compromettente».
«Santiago…».
«Senza offesa, ma non ti sembra strano che abbia chiesto a noi, cioè a te, di ritrovarlo?»
«Che cosa vorresti dire? Che non vuole riappropriarsi di quel libro? Che ci ha scelto perché confida nel fatto che non lo ritroveremo?», domandò Thomas.
«O magari vuole evitare che una persona troppo in gamba frequenti la sua biblioteca, perché potrebbe trovare ben altro».
«Sciocchezze!».
«Ne sei sicuro? Che cosa ne sappiamo delle opere luterane? Niente!».
«Questo non è del tutto vero».
«Perdonami…».
«Se ciò che sto per dirti arrivasse all’orecchio della Santa Inquisizione… non esiteranno a uccidermi». Thomas pronunciò ciascuna di quelle parole con estrema inquietudine.
«Per l’amor di Dio, ma per chi mi hai preso? Non ti tradirei mai», dichiarò Santiago, battendosi una mano sul petto.
«Quando vivevo ad Anversa, ho partecipato a delle riunioni segrete nelle quali si discutevano le nuove idee umaniste, i testi greci che si stavano recuperando e i progressi scientifici e tecnologici», spiegò.
«In questo non c’è niente di male».
«Lo so, ma in un’occasione ci fecero arrivare le tesi di Lutero».
«Perdinci! Le hai viste con i tuoi occhi? Potrebbero ucciderti solo per questo». Santiago si portò le mani alla testa.
«Credi che non lo sappia?».
Tra i due amici calò un silenzio carico di tensione, finché Thomas non ricominciò a parlare.
«Ecco perché so che Lutero ripeteva spesso che una delle fonti d’ispirazione per le sue tesi era la traduzione del Nuovo Testamento fatta da Erasmo. L’amore di Lutero per questa versione scatenò una valanga di traduzioni, che per la prima volta trasformarono il Nuovo Testamento in un testo alla portata di chi non sapeva leggere il latino».
«Questo non avrebbe dovuto spaventare la Chiesa. Perché tutti i cristiani non dovrebbero poter leggere le Sacre Scritture?»
«Perché sei anni dopo la pubblicazione di Erasmo, Lutero tradusse per la prima volta la Bibbia in tedesco. E la versione tedesca, a sua volta, diventò la base per la prima traduzione in inglese. Ho sentito dire che Lutero declamava ai quattro venti che il lavoro di Erasmo lo aveva aiutato a vedere la verità».
«Be’… questa mi sembra tanto una trappola», osservò Santiago.
«Lutero era astuto e cominciò subito a incalzare Erasmo, chiedendogli di presentarsi al mondo come il portavoce dei riformisti, cosa che lui rifiutò categoricamente di fare. Il papato, dal canto suo, insisteva invece affinché Erasmo si pronunciasse contro i protestanti. La decisione di non schierarsi né da una parte né dall’altra fu interpretata come un atto di codardia e slealtà. La Chiesa lo accusò con l’ormai celebre frase: “Voi avete deposto l’uovo e Lutero l’ha fatto schiudere”».
«E quindi? Erasmo è un luterano?»
«Mi rifiuto di crederlo», e Thomas sospirò. «Erasmo ha sempre lottato affinché i monaci, gli ecclesiastici e i regnanti smettessero di abusare delle idee cristiane, ma non ha mai messo in discussione le idee in quanto tali».
«Io sono solo un profano, ma ho la sensazione che il confine sia molto sottile». Santiago alzò la mano destra.
«Questo è il tempo della ragione», sentenziò Thomas, «però a Parigi sono arrivati a bruciare a fuoco lento i traduttori dei suoi libri, e c’è chi assicura che abbiano persino messo una taglia sulla testa di Erasmo in persona».
«Perciò ha smesso di scrivere trattati tanto pericolosi per la sua incolumità?»
«No, no. Ad Anversa dicevano che Erasmo stava continuando a lavorare», rispose Thomas, «a opere che magari ci salveranno da tutta questa cecità. Le parole di quel saggio potrebbero essere la chiave per salvare la cristianità».
«I luterani andrebbero combattuti sul campo di battaglia, invece…».
«Il mondo sta cambiando, Santiago. La stampa è una nuova arma. La luce si è aperta uno spiraglio tra le tenebre, ma può anche essere accecante, soprattutto per chi la vede per la prima volta».
«D’accordo», e Santiago diede sfoggio del suo proverbiale pragmatismo, «ma, e se don Fernando stesse davvero nascondendo dei libri proibiti nella sua biblioteca? Visto che li ha classificati tutti, non gli sarà stato neanche così difficile occultarli».
«È vero, e inoltre, se l’Inquisizione volesse controllare, ci metterebbe anni e anni per leggerli tutti».
«Dobbiamo procedere con cautela», lo ammonì Santiago. «E speriamo di non essere finiti nella bocca del lupo senza rendercene conto».