59
Il ponte delle barche
Sebas era in compagnia dello Schiaccianoci nei pressi del ponte delle barche. Stavano caricando barili di acciughe arrivate da Malaga e casse di pesce essiccato, che contenevano alborelle, pesci martello e dentici, ma anche sardine bianche da usare come esche per pescare i tonni. Si videro passare accanto una piccola imbarcazione da pesca con tanto di arpioni e ami. Proseguì lungo la sponda del fiume, dove un ragazzotto stava canticchiando una canzoncina popolare: «Tre cose mi riempiono il cuore», intonava, «di amore e di coraggio: la bella Inés, il prosciutto e le melanzane con il formaggio».
Sebas, che teneva gli occhi ben aperti, passò accanto al cantante e si avvicinò a una barcaccia che stava risalendo il fiume. A poppa c’era un uomo di colore, con la testa incassata tra le spalle e gli occhi a palla.
«Come vanno le cose?»
«Abbiamo caricato a bordo più di tremila litri di vino».
«Non era quanto pattuito», lo ammonì Sebas.
«C’è stato poco da fare. Sono arrivati degli uomini della Casa de Contratación».
«E il formaggio? Ne avete preso settanta libbre?»
«Sì, come concordato, e anche cinquanta quintali di gallette e duecento litri di aceto».
«Ora cominciamo a ragionare». Sebas scosse la testa e lanciò un’occhiata allo Schiaccianoci, che lo aveva accompagnato. «Lasciagli un promemoria affinché non si dimentichi più del vino».
«Ma cosa volevi che facessi?». L’uomo dagli occhi a palla indietreggiò.
«Dovevi trovare una soluzione. È una tua responsabilità. Se hai dei problemi con le autorità, spetta a te risolverli, perché altrimenti ne crei a me, capisci? E se non ne sei in grado, sarà meglio che giri al largo da noi. È semplice, no?»
«Mi hanno colto di sorpresa…», disse l’altro con voce tremante.
«Peggio ancora», e Sebas si allontanò dalla sponda del fiume, mentre lo Schiaccianoci si trattenne per sferrare un tremendo pugno alla mandibola del malcapitato.
Sebas proseguì senza indugio in direzione di Triana. Sapeva che non poteva permettersi alcun errore. Stava facendo la cosa giusta e quella lezione sarebbe servita da esempio. Con il suo operato, avrebbe fatto in modo che tutti i delinquenti di Siviglia rispondessero a lui. Un giorno o l’altro i suoi sforzi lo avrebbero ripagato. Quelle canaglie non si derubavano più a vicenda e, se qualcuno si lasciava prendere la mano, lui stesso riportava l’ordine e faceva giustizia, la sua giustizia.
Una delle sue spie arrivò di corsa e lo informò che Thomas e il suo fedele aiutante, Santiago, stavano attraversando il ponte di barche. Sebas se ne rallegrò e allungò il passo.
Pochi istanti dopo, li raggiunse nei pressi della chiesa di Sant’Anna.
«Che sorpresa che un tanto celebre cavaliere si faccia vedere in questo umile sobborgo», e diede un abbraccio a Thomas.
«Come stai, Sebas?»
«Bene, sto lavorando tanto. Dicono che sia un bene… ma io non saprei», e scoppiò a ridere.
«Non so come tu faccia, ma ogni volta che vengo a cercarti, sei sempre tu a trovarmi per primo. Ti ricordi di Santiago?»
«Ma certo, e vedo che anche voi non ve la state passando male, altrimenti non potreste permettervi di riempire quella dispensa», e indicò la pancia di Santiago.
«Questa ce l’ho dalla nascita, mio signore. Riserve d’acqua», replicò il soldato, senza nascondere la sua antipatia per il ladruncolo.
«Be’, con simili scorte potreste sopravvivere in un deserto, o far salire il livello del Guadalquivir quando arriva la bassa marea. Attenzione, però, a non inondare di nuovo Siviglia», ribatté Sebas, continuando a provocare l’altro.
«Sebas, Santiago, fate pace…». Thomas rivolse a entrambi uno sguardo d’ammonimento.
«Che cosa ti porta da queste parti, amico mio?»
«Cerchiamo un libro».
«Un altro? Che novità. Di questo passo, metterete su una biblioteca come quella del vostro capo».
«Questo è sul Nuovo Mondo, con delle illustrazioni, ed è stato pubblicato negli ultimi tempi. Dicono di averne viste alcune copie al mercato del Malbaratillo, ma sai com’è da quelle parti…».
«E vuoi che te lo trovi io, non è così?»
«Le stampe sono firmate con le iniziali “J.M.”».
«Vieni un attimo con me», e separò Thomas dal suo accompagnatore, portandolo a debita distanza in modo da non essere sentito. «E a me cos’hai portato?»
«Sono venuto per questo, ma dobbiamo essere discreti». Lanciò un’occhiata al castello dell’Inquisizione.
«Seguimi, allora».
«Aspettami qui, Santiago. Va tutto bene».
Il soldato lo guardò con disapprovazione, ma obbedì all’ordine.
Sebas si infilò in un vicolo che sembrava senza uscita, poi spinse una porta sulla sinistra ed entrarono in un cortile che comunicava con un’altra viuzza.
«Qui possiamo parlare tranquilli, Thomas. Dimmi cos’hai scoperto».
«Ascolta, ho saputo che negli ultimi tre anni hanno costruito una nuova flotta con cui attraversare di nuovo il mare del Sud. L’imperatore in persona ha nominato García Jofre de Loaísa commendatore dell’Ordine di San Giovanni, capitano generale della flotta e governatore delle isole delle Spezie».
«Le isole delle Spezie… So che sei appena tornato da una riunione per stabilire a chi appartengano».
«Come fai a saperlo? Era un incontro segreto…».
«Non importa, ma è un dato di fatto che dà veridicità alle tue parole». Sebas gesticolava con entrambe le mani. «Che altro?»
«La flotta è partita da La Coruña nel mese d’agosto. La spedizione è composta da sette navi, tra cui la Santa María de la Victoria, al comando di García Jofre de Loaísa, e la Sancti Spiritus, al comando di Juan Sebastián Elcano».
«Quindi La Coruña farà concorrenza al porto di Siviglia».
«Solo se la spedizione alle isole avrà successo».
«Be’, bene a sapersi, Thomas. Questa informazione mi tornerà utile. Domanderò al mercato e ti saprò dire qualcosa di più su quelle stampe».
«Dove ci rivedremo?»
«No, ti cercherò io, stai tranquillo».
«E sull’assassino di Alonso ci sono novità?»
«Scoprirò qualcosa. Abbi pazienza».
«Grazie, Sebas». Poi lo afferrò per un braccio.
«A te», e l’altro ricambiò il gesto.
Si separarono con un abbraccio e, sotto lo sguardo vigile dello Schiaccianoci, Thomas e Santiago tornarono al ponte di barche.
«A Siviglia girano tante voci sul tuo amico, e non parlano esattamente delle sue opere di carità…», mormorò il vecchio soldato quando si furono allontanati a sufficienza.
«Sebas è un brav’uomo».
«Sta mettendo su una vera e propria banda di malviventi e li obbliga a farne parte e a obbedire ai suoi ordini, altrimenti… spariscono da Siviglia, o finiscono nel fiume».
«Non ci credo».
«C’è chi mi ha assicurato di non aver mai visto ladri e assassini tanto spaventati. Hanno più paura del tuo amico Sebastián e dello Schiaccianoci che della Santa Inquisizione».
«E tu ci credi?»
«Io ti sto solo riferendo quello che si dice in giro», precisò Santiago.
«Sappiamo entrambi che la gente parla troppo», lo rimproverò Thomas, stizzito. «Torniamo dentro le mura».
«Come vuoi».
Passarono nelle vicinanze della cattedrale, che era affollata di commercianti che annunciavano ai quattro venti le mercanzie del giorno. Dopo esserseli lasciati alle spalle, udirono delle grida indignate. Voltandosi, videro alcuni religiosi con le braccia alzate. Erano palesemente infuriati e stavano affrontando a muso duro i mercanti, costringendo le autorità a intervenire.
«Che cosa succede?»
«Niente di nuovo, temo», rispose Santiago, che non tardò a tornare sui suoi passi. Thomas invece era più riluttante. «L’arcivescovo non approva i commerci sulle scalinate della cattedrale».
«Ma se lo fanno tutti…».
«È proprio questo a farlo arrabbiare così tanto. È da tempo che rimostra contro i mercanti che si piazzano sulle scalinate della cattedrale o nel cortile degli aranci, o quelli che nei giorni di pioggia si spostano addirittura all’interno del tempio. Ha messo quelle catene e degli uomini di guardia attorno alla cattedrale, anche se non serve a nulla».
«I commercianti hanno bisogno di uno spazio per le loro compravendite», mormorò Thomas, sovrappensiero.
«Certo, di un mercato generale, come in altre città. Siviglia è cresciuta molto in poco tempo. Sai che solo la cattedrale del Vaticano, a Roma, è più grande di quella di Siviglia?»
«No, non lo sapevo».
«E presto diventerà la città più popolata della cristianità e il centro più prolifico per gli affari, superando Anversa», mormorò Santiago. «Quando si cresce tanto e tanto in fretta, bisogna sempre fare attenzione, perché a volte possono emergere dei problemi».
«Capisco». Thomas tornò a seguire la discussione tra i religiosi e i mercanti.
Poi la folla che si era radunata davanti a loro si scostò e sulla piazza antistante calò un profondo silenzio. Videro emergere un gruppo di uomini che incedevano in mezzo alla strada, e tutti chinarono il capo e si fecero da parte. Portavano un distintivo molto peculiare: uno scudo con una croce al centro, un rametto d’ulivo da un lato e una spada dall’altro. La pace e la guerra, per la Chiesa di Cristo.
«Che cosa succede?», sussurrò Thomas.
«È la Santa Inquisizione. Povero chi verrà acciuffato».
Gli inquisitori marciavano a passo solenne, le espressioni serie e decise, e Santiago distolse immediatamente l’attenzione. Quando il drappello sparì, il rumore e gli spintoni ripresero come se niente fosse accaduto.
«Credo che adesso andrò a occuparmi di alcune faccende che ho lasciato in sospeso», commentò poi Santiago, tradendo una certa agitazione. «Ci vediamo domattina al palazzo di Colombo».
«Sì, d’accordo. Ti senti bene, Santiago?»
«Non ti preoccupare».
Thomas ebbe la tentazione di seguirlo ma, date le circostanze, pensò che fosse meglio lasciarlo da solo. Era evidente che la vista dei condannati non era stata di suo gradimento e gli aveva fatto riaffiorare qualche vecchio ricordo. Dato che non era così lontano dalla residenza di Juan Cromberger, il mercante di libri decise di seguire l’istinto e si incamminò verso il palazzo.
Si fermò ad ammirare la facciata della casa, un edificio molto elegante, al passo con le nuove correnti architettoniche che arrivavano dall’Italia, anche se più modesto rispetto allo sfarzoso palazzo degli Enériz.
Prese in considerazione l’idea di bussare alla porta, ma poi si rese conto che sarebbe stato complicato giustificare la sua presenza. Vista l’ora, forse il signor Cromberger non era nemmeno in casa, mentre la sua sposa, Brigida Maldonado, era tutto un altro paio di maniche. E quella donna era astuta, non sarebbe riuscito a ingannarla.
Così optò per aspettare all’angolo di fronte e pensò al da farsi. A quel punto vide un gruppo di ragazzetti che giocavano per strada. Li studiò con attenzione e scelse la sua vittima, un bimbo dai lunghi capelli neri.
«Tu! Vuoi guadagnarti una moneta?»
«Che domande, signore».
«Come ti chiami?»
«Teo», rispose il bimbo con foga.
«Senti, Teo, voglio che tu vada a bussare a quella porta». Gliela indicò con un dito. «Se ti aprirà una donna adulta, le chiederai dei soldi per la chiesa. Non te li darà, e tu te ne andrai senza ribattere».
«Ma tu mi darai comunque la mia moneta».
«Sì, puoi contarci, ma ascolta», e gli diede un pizzicotto sulla guancia, «se invece ti aprirà una giovane fanciulla, dovrai dirle che il mercante di libri la aspetta davanti al teatro delle commedie di don Juan, capito?»
«E la moneta?»
«Te la darò non appena avrai bussato alla porta. Ora vai».
«La voglio adesso», mormorò il bambino.
«No, e ora muoviti. Fai come ti ho detto e te la darò», e se la mise sul palmo della mano affinché la vedesse. «O preferisci che chiami un tuo amico e affidi a lui questo compito?»
«No, no». Partì di corsa.
Il bambino bussò e si fermò davanti alla porta. Dalla sua posizione, Thomas non riusciva a capire se gli avessero aperto oppure no, ma dato che tardò a tornare da lui, immaginò di sì.
«Chi ti ha aperto?»
«Voglio la mia moneta».
«Prima dimmi chi ti ha aperto».
«La mia moneta!».
«D’accordo», e riaprì il pugno per fargliela vedere. «Ma adesso dimmi…».
Il ragazzino fu più rapido di lui e gliela soffiò di mano.
«Maledizione!». Non riuscì a riacciuffarlo e, inciampando, cadde a terra. «Ehi! Torna qui!».
Quando riuscì a rimettersi in piedi, il bambino era sparito e Thomas non sapeva se avesse parlato o meno con Sofía, né cosa gli avesse risposto la ragazza. Ciononostante, poteva fare ben poco per rimediare, così si diresse verso il quartiere di Santa Cruz. Il teatro delle commedie stava preparando una messa in scena per quella sera e le porte erano aperte. Dentro si sentivano le voci degli attori e delle attrici che provavano le loro battute.
Thomas ricordò con emozione la commedia che aveva visto con Alonso. Ah, quanto gli era piaciuta. Le campane della Giralda rintoccarono, e il giovane pensò che non sarebbe arrivato nessuno. Quel bambino l’aveva ingannato, oppure aveva parlato con Brigida e non con sua figlia. Il risultato non cambiava.
Si distrasse osservando un’attrice che stava recitando dei versi a voce alta, per cui non si accorse della ragazza che gli stava arrivando alle spalle.
«Vuoi invitarmi a teatro?».
Sofía, di nuovo con un abito verde, i capelli raccolti e un fermaglio d’oro appuntato sul petto, era davvero splendida.
«Ti andrebbe di entrare?»
«Ora? Sì, certo. Possiamo?»
«Penso proprio di sì», e le fece un piccolo inchino affinché entrasse prima di lui.
Lei sorrise, divertita dalla piccola malefatta di introdursi in teatro durante le prove. A quanto pareva, però, la loro felicità era destinata a breve vita, perché un uomo li vide, aggrottò la fronte e andò loro incontro.
«Che cosa ci fate qua dentro?»
«Vorremmo sederci a guardare le prove», rispose Thomas.
«Assolutamente no! Dovrete aspettare stasera e pagare il biglietto».
«Non ci piace la calca e non daremo alcun fastidio». Thomas tirò fuori due monete e gliele offrì.
«Ma non è consentito».
«Sono sicuro che potete fare un’eccezione», e tirò fuori una terza moneta.
«D’accordo, ma non fiatate e non dite a nessuno cosa vedrete. Stasera abbiamo la prima».
«Avete la mia parola».
«Ottieni sempre tutto quello che vuoi?», mormorò Sofía, sorridendo.
«Dimmelo tu».
Lei si mise a ridere.
«Chissà che queste trovate non ti servano con le donne di Triana, ma io sono una dama. Ti avviso, le donne di Siviglia non si lasciano ingannare tanto facilmente».
«Io non ti ingannerei mai. Sono proprio come mi vedi. Un sognatore, un avventuriero, in realtà. Un romantico… Sofía, a te piacerebbe viaggiare? Il mondo adesso è quasi infinito. Ci sono isole e terre a cui non siamo ancora riusciti ad arrivare».
«Isole deserte o piene di selvaggi, vorrai dire…».
«Non tutte, e lì non avremmo gli occhi puntati addosso. Saremmo liberi, Sofía», disse Thomas.
«Mi porteresti nel Nuovo Mondo?»
«Senza dubbio», rispose lui, senza esitare.
«Non sei spagnolo, non puoi salpare».
«Troverò il modo, proprio come riuscirò a convincerti a baciarmi di nuovo».
«Neanche per idea!», e si allontanò da lui. «Ti ricordo che sono promessa a un altro uomo. Ciò che è successo l’altro giorno non si ripeterà più».
«Come vuoi, ma se non mi dai un bacio non ti lascerò andare».
«Sei pazzo? Non penso proprio…». Abbassò la voce. «Non ti bacerò di nuovo, tantomeno qui».
«Vieni, allora», e la prese per mano.
«Lasciami! Così ci vedranno».
Thomas la guidò verso il palco e costeggiò il proscenio, dove stavano provando l’opera. Si chinò e la fece passare sotto il sipario, davanti al quale gli attori continuavano a recitare le battute, leggendole dai loro copioni.
«Non ti bacerò», ribadì Sofía.
«Perché no?»
«Lo sai benissimo. Sono promessa in sposa e, oltretutto, non mi va».
«E se ti andasse? Mi baceresti?», insistette Thomas.
«Può darsi… non lo so!».
«So che lo desideri. I Greci e i Romani pensavano che il desiderio fosse una forza cosmica che tutto poteva. Io ti chiedo solo un bacio, niente di più».
«Thomas… non è giusto». Sofía sospirò. «E va bene, ma solo uno».
«Te lo prometto».
Ma non mantenne la parola data e, quando le loro labbra si unirono di nuovo, Thomas l’attirò a sé, stringendola con forza contro il proprio corpo. Fu un bacio lungo e intenso, come quando ci si bea di un aroma inebriante e lo si inspira lentamente. Un bacio che cessò di essere un bacio per trasformarsi in qualcosa di più duraturo, più profondo.
Solo le grida degli attori li risvegliarono da quel sogno.
«Bene…». Sofía cercò di risistemarsi l’acconciatura. «Credo che… dovrei andare».
«Sì, ti accompagno».
«No!», e si avviò a testa bassa verso l’uscita. «La prossima volta non mandare nessuno a bussare alla porta. Dietro casa c’è una finestra, è quella della cucina. Lascia un biglietto sotto il vaso azzurro e lo leggerò».
Santiago, che non si era ancora ripreso dalla vista degli inquisitori, si incamminò a passo svelto verso la zona che ospitava i magazzini dell’olio di Siviglia. Lì c’era un accesso secondario, la postierla del Aceite, che permetteva di uscire dalle mura. La superò e abbandonò la città per dirigersi verso il mercato del Malbaratillo. A quell’ora non erano rimasti molti venditori, quindi gironzolò fino a quando non incappò in un’anziana commerciante, con i capelli più bianchi che avesse mai visto. Stava riordinando le perline di vetro, gli anelli e i pezzi di bigiotteria che vendeva. Andò verso di lei.
«Cosa cercate, soldato?»
«Come fate a sapere che sono un soldato?». Santiago si mise sulla difensiva.
«Tutti gli uomini d’arme camminano allo stesso modo, con la mano destra leggermente sollevata e muovendo le dita come se fossero ansiosi di impugnare una spada», rispose lei.
«Attenta osservatrice». Santiago sorrise. Apprezzava la perspicacia. «Forse potete aiutarmi. Ho bisogno di un regalo speciale, sapete? Per la mia dama…».