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Tasha

«Che strano orario per andare in palestra», commenta Jane mentre prendo le lattine dalle buste e le sistemo negli armadietti. Da qualche tempo la sua presenza qui è diventata assolutamente normale. Fa quasi parte della famiglia.

«Già, be’, Nick è fatto così», rispondo, perché non voglio aggiungere altro.

«Magari davvero vuole scaricare la frustrazione con l’esercizio fisico. Una valvola di sfogo».

«Magari», ripeto.

«Sarà il suo modo di ottenere un minimo di normalità. Una forma di distrazione, forse».

Metto giù una lattina nell’armadietto con un po’ troppa forza. «Forse». Credo si accorga che sono a disagio, perché si affretta a cambiare argomento.

«Diamine, ormai queste buste le fanno sempre più sottili. Una mezza truffa, in realtà, visto che costano cinque penny l’una».

«Bisogna difendere l’ambiente», dico, in tono piatto.

«Vero, ma non fa poi tutto questo bene all’ambiente se ne dobbiamo usare il triplo di prima, visto che le fanno due volte più sottili».

Mi lascio sfuggire un lieve sospiro, la mano ferma su un barattolo di fagioli. Non la sposto. Me ne sto lì, a fissare le piastrelle della parete. «No, mi sa di no».

Per qualche istante Jane non dice nulla, ma percepisco che mi sta fissando. Sento che fa un lungo respiro prima di tornare a parlarmi con questa sua finta disinvoltura.

«E quindi Nick va spesso in palestra?»

«Non molto spesso, no», rispondo, la voce ridotta quasi a un sussurro.

«A quale è iscritto?».

Deglutisco. «Non lo so».

«Non lo sai?». Il tono non pare particolarmente stupito. Quasi si aspettasse la mia risposta. Senza quasi. Lo sapeva già. Sta solo cercando di costringermi a dirlo. «Di sicuro sai che palestra frequenta. A meno che non vada in più di una struttura».

«Fa così», rispondo. «Credo che ora come ora entri pagando a gettone. È un po’ stupido fare un abbonamento mensile se poi non ci vai mai».

«Questo è vero», ammette Jane, in tono ora ben più amichevole. «In effetti, se non sbaglio una volta ho letto un articolo che spiegava perché è inutile fare allenamento se non con regolarità. Altrimenti non ci sono reali progressi. Un po’ come fare la dieta un giorno sì e uno no. Bisogna essere costanti. Il segreto sta nel modificare il proprio stile di vita. A volte bisogna fare grandi cambiamenti e sacrifici per ottenere quello che si desidera. Non è sempre facile, ma in certi momenti è necessario».

Non riesco a trattenermi. «Stiamo ancora parlando dell’inesistente piano di allenamenti di Nick o stai cercando di arrivare da qualche parte?», latro.

Jane sembra sinceramente sconvolta dal mio scatto d’ira. «No. Perché mai? Lo chiedevo solo perché nessuno di voi due ha mai parlato di palestre, e mi è parso strano che a un tratto abbia deciso di andarci. Soprattutto considerando quanto ho dovuto faticare per portare te fuori da qui a fare la spesa».

«Già, be’, siamo tutti diversi. A Nick piace uscire e distrarsi. A me no».

«Forse dovresti farci un pensiero anche tu», aggiunge la detective, che si è portata dietro di me e mi ha messo una mano su una spalla con fare consolatorio. «Non dovresti sentirti in colpa per il fatto che sei viva. Non puoi tormentarti così e startene qui a soffrire, perché non risolverà un bel niente. Non renderà più probabile il ritorno a casa di Ellie. Ma devi fare in modo che quando lei torna i suoi genitori non siano diventati materiale da manicomio», conclude con una risatina, cercando di alleggerire l’atmosfera. «Lascia che siamo noi a preoccuparci, va bene? Ci pagano per questo. Poco, ma ci pagano».

«Non lo so», rispondo, liberandomi dalla sua stretta. «Comunque non mi sembra giusto andare a casa di Emma e bere vino mentre mia figlia è chissà dove. È perverso».

«Più perverso che starsene seduta al buio a fissare le pareti del soggiorno?», mi chiede lei. «Ti farà bene stare con qualche amica. Cambiare aria. Saprò dove sei se ho bisogno di contattarti, e comunque immagino che Nick resterà qui. Se non torna in palestra o nel suo nuovo pub preferito».

Proprio mentre stavo per accettare il consiglio, il suo tono mi fa cambiare idea. Non mi piace il modo in cui sta parlando di Nick. Anche io sono preoccupata, ovviamente, ma da come si comporta lei sembra che sia un criminale. E non lo è; è solo inutile e ingenuo. Lo è sempre stato, ma in questo momento pare stia provando a nascondere qualcosa. Il più delle volte spero sia solo il senso di colpa per essere entrato in casa lasciando Ellie in macchina. Ogni tanto mi dispiace che si senta così, ma non posso fare a meno di accusarlo a mia volta. «Non c’è bisogno di dire cose del genere», rispondo a Jane. «Nick non è una cattiva persona».

Lei annuisce. «Questo lo so. Sta gestendo la situazione a modo suo, e tu devi farlo a modo tuo. Credo davvero che un paio d’ore di distrazione non ti faranno alcun male».

«Ma mi sembra sbagliato», insisto. «È come se tradissi la fiducia di Ellie, andando via da qui».

Jane mi mette di nuovo una mano sulla spalla. «Non è così. Fidati di me. Tu fai come preferisci, ma ti assicuro che nessuno penserà male di te se decidi di uscire e sgombrarti la mente per un paio d’ore. Di sicuro non lo penserebbe Ellie».

Ci rifletto per qualche istante, poi annuisco.