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Nick

La camera da letto di Alan sembra più l’astronave Enterprise che un posto dove qualcuno possa davvero dormire. Una poltrona vecchia e malconcia è l’unico elemento fuori contesto in questo ambiente pieno di luci lampeggianti e ritrovati tecnologici. Alan ha quattro monitor a schermo piatto in due file sovrapposte, piegati leggermente in avanti così da realizzare un elegante effetto ricurvo.

«È davvero un peccato che non ti abbiano ancora restituito il portatile», dice, mentre rovista in un armadietto.

«Già, non me ne parlare, guarda. È sto anche uscendo di testa, perché non posso scrivere. È la sola cosa che mi distrae, al momento».

«Immagino, compare», risponde lui. Alan è di estrazione borghese, ma ha sempre avuto questa strana tendenza a usare formule colloquiali e gergo da strada che stridono fin troppo con la sua personalità. «Abbiamo tutti bisogno dei nostri sfoghi creativi, ti pare? Ah, eccoci». Si allontana dal mobile con un portatile nero, il cavo di alimentazione avvolto tutto intorno.

«Un tempo era il mio preferito, questo tesoro. Processore Quad-core della Sandy Bridge e scheda grafica HD della Radeon. Una bellezza. Adesso è un po’ datato, ma va comunque alla grande. E non ti preoccupare di restituirmelo. Non lo uso più».

«Grande», rispondo. «In realtà, non è che potrei lavorare qui per un po’? Casa mia è come un manicomio», mento. «Il telefono che squilla ogni cinque minuti e i giornalisti alla porta. Sarebbe carino avere un attimo di quiete, capisci?»

«Ma certo, zero problemi», mi dice, con una pacca su una spalla. «Accomodati pure giù, in sala da pranzo, se vuoi. Dovrebbe fare al caso tuo».

«In effetti potrei aver bisogno del tuo aiuto», rispondo, il portatile già sotto un braccio. «Sto cercando di scrivere un thriller tecnologico. Ho un personaggio che dovrebbe essere uno di questi loschi trafficanti di armi e stupefacenti nel deep web. Per ovvi motivi, non posso fare ricerche troppo approfondite, ma vorrei almeno capire la parte tecnica. Non è che puoi spiegarmi giusto le basi?»

«Certo. In verità è piuttosto semplice», dice Alan, per poi riprendersi il portatile, aprirlo e avviarlo. Se ricordo bene, qui c’è già installato Tor. Sta per “The Onion Router”. In sostanza è un browser che puoi usare per accedere al deep web. Si chiama Onion, cipolla, perché crea diversi strati di connessioni tutto intorno alle tue ricerche, per celare la tua vera identità e il punto di ingresso».

«E la gente lo usa per attività illegali, giusto?», chiedo.

«Certo che sì. È praticamente perfetto per nascondere le tracce, soprattutto se usi i bitcoin come valuta di scambio. È una moneta digitale, quindi non ci sono conti in banca o cose del genere. Rende tutto ancor più anonimo e segreto».

«È una follia», commento con un sorriso, fingendomi stupito, come se non sapessi già queste cose.

«Già, davvero. Ci sono questi posti come Silk Road, che è in sostanza la versione illegale di eBay, dove la gente mette in vendita droga, armi, i dati bancari di altre persone e cose del genere».

«Ma non l’avevano chiuso? Mi pareva di aver visto qualcosa del genere al telegiornale».

Alan scoppia a ridere. «Niente chiude mai per davvero, nel deep web. È come giocare a nascondino, compare. Lo chiudono e qualcuno lo riapre da un’altra parte. Zero problemi».

«Tremendo», dico. «Cos’altro ci si può fare? Voglio dire, se davvero vendono pistole, carte di credito rubate e roba del genere, allora queste persone proprio non hanno limite, no?»

«Già, nessuno. Ci trovi anche della merda davvero estrema. Se pensavi che Internet fosse marcio, il deep web è tutto un altro mondo. Pensa alla merda peggiore che credi di poter trovare online: è in sostanza acqua di rose, al confronto».

«Ci sono dei controlli?», chiedo, distrattamente.

«In realtà no. Be’, voglio dire, ovviamente ci sono degli sbirri tra gli utenti, che ficcano il naso in giro per scoprire l’identità di alcune di queste persone, ma chi si muove con cautela non può in alcun modo essere identificato. È questo il bello del deep web: solo tu puoi decidere se rivelarti o meno. Ma se vuoi restare fuori dai radar, cazzo, è la cosa più facile del mondo».

Il portatile nel frattempo si è avviato, e Alan ha aperto il browser Tor e sta scorrendo un elenco di siti. «Ecco, prova questo», dice, aprendo un collegamento. «In sostanza, è il lato oscuro di Craiglist. Se pensavi che l’originale fosse malsano, questo è proprio da manicomio».

Ho una vaga conoscenza di Craiglist, che è in pratica un elenco di annunci di vendita online. Di tutto, dalle auto di seconda mano alle collezioni di monete, per arrivare fino a escort e prostitute. Tuttavia, ho come il sospetto che qui ci saranno meno appassionati di numismatica.

«Grandioso, grazie», dico. «Così dovrei trovare qualche ispirazione e riuscire a essere abbastanza realistico».

«Già, gran cosa. Sono davvero nauseato da come i libri e i film trattano l’informatica, sai? “Oh, fammi inquadrare un attimo meglio questa immagine sgranata e leggere l’incisione sull’anello di quel tizio”. “Fammi battere un po’ le dita sulla tastiera ed entrare nel sito della NASA”. Sono tutte stronzate, compare».

Ridacchio. «Già, non me ne parlare. Ti dispiace se do un’occhiata? Me ne starò alla larga dalla vera merda», aggiungo.

Alan ride e torna davanti al suo computer. «Ti servirà una cazzo di vagonata di tempo».