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Tasha
Per tanti motivi, l’appello ai media mi toglie una grande preoccupazione dalla mente. Un gran peso dalle spalle. Ma, al contempo, ha anche aggiunto un enorme fardello, perché è come se ora fossimo sotto l’occhio vigile del pubblico inglese. Non posso fare a meno di pensare a come i giornali e l’opinione pubblica hanno trattato le vittime in passato. Continua a venirmi in mente l’incidente di Madeleine McCann e il modo in cui da allora certe persone hanno umiliato i suoi genitori. La ragazza venne rapita in un albergo in Portogallo mentre era in vacanza, e i genitori dovettero subire le conseguenze dell’inettitudine delle autorità portoghesi, e divennero poi bersaglio del veleno e dell’acrimonia della stampa popolare britannica. Prego Dio che non ci accada nulla del genere.
Sono sicura che qualcuno sia già convinto che c’entriamo qualcosa con la scomparsa di Ellie. Va sempre così. La polizia ci ha già avvisato, prima della conferenza stampa. Ci hanno consigliato di non frequentare i social, di non seguire i telegiornali e di restare concentrati su nostra figlia. Non c’era bisogno che ce lo dicessero, lo so già da me che in giro ci sono dei bastardi fuori di testa e di sicuro non ho intenzione di lasciare che mi facciano sentire peggio di come sto. Anche se non credo sia possibile.
Aprirsi a un pubblico più numeroso ha i suoi vantaggi, tuttavia. L’idea di base è che ci saranno più persone a cercare Ellie, e questo potrebbe spaventare abbastanza il rapitore da spingerlo ad arrendersi. Mi è però venuto da temere che, sempre per paura, possa invece fare qualcosa di stupido. Se l’attenzione mediatica dovesse mai raggiungere i livelli del caso di Madeleine McCann, non c’è rapitore al mondo che potrebbe convincersi di farla franca contro una nazione intera. Per quanto speri – ai di là della speranza – che l’appello mediatico contribuirà al ritrovamento di Ellie e al suo ritorno a casa, non posso fare a meno di temere che forzi la mano del rapitore spingendolo a un gesto estremo. Non ci resta che fidarci della polizia, riconoscendo che sono loro gli esperti e che salveranno la vita di Ellie.
Nick non è altrettanto convinto. Lui è sempre stato molto più scettico. È probabilmente la sua natura di scrittore. Era furente dopo che la detective l’ha portato al commissariato, ma so che stava come sempre proiettando all’esterno i propri sentimenti. In realtà è infuriato con sé stesso. In fondo lo sa che ha sbagliato, sia quando ha lasciato Ellie da sola in macchina sia quando mi ha tenuto nascosta la storia di Angela. Io passo di continuo dall’istinto di consolare mio marito alla voglia di guardarlo mentre cuoce nel suo stesso brodo, e questo non può far bene a un matrimonio.
Non sono neanche riuscita a parlare, durante l’appello. Cosa potevo dire? Non sono nemmeno capace di decifrare i miei stessi sentimenti, figuriamoci se posso tradurli in parole. Passo dalla rabbia all’angoscia, dal panico alla disperazione. Ma il sentimento preponderante è la confusione. Nulla sembra avere senso. Cose del genere non succedono alla gente come noi. Com’è possibile che una famiglia assolutamente normale cominci una giornata assolutamente normale per poi all’improvviso scoprire che il mondo è finito sottosopra in una manciata di secondi? E perché? È questa la vera domanda. Ma io non riesco a smettere di pensare ad Angela. A sentire Nick, non è in alcun modo possibile che la responsabile sia lei, ma non sono sicura di potergli credere. Come potrei, dopo tutto quello che mi ha tenuto nascosto? Chi mi dice che non sta provando, nel suo solito modo patetico, a proteggermi da ciò che crede possa farmi del male? Se davvero voleva ottenere questo risultato, poteva cominciare badando meglio a nostra figlia.
Il problema è che non c’è nessun altro. Non abbiamo dei veri e propri nemici. Di sicuro non conosciamo nessuno così folle da rapire nostra figlia. Il che lascia solo la possibilità di un reato occasionale, qualcuno di passaggio. Sembra qualcosa di freddo e cinico da dire, ma è sempre meglio di dover affrontare parole come pedofilia. So che Nick ha sospettato di Derek, ma neanche questo mi sembra verosimile. La polizia ha perquisito la sua casa e non ha trovato nulla.
In ogni caso, Nick deve imparare a controllarsi e smetterla di andare fuori di testa. Che razza di psicopatico si mette a rovistare in casa di un anziano per un vago sospetto? Ecco un altro motivo per preoccuparmi di mio marito. Fino a un paio di giorni fa, avrei detto che neppure sapeva cosa fosse la violenza. E invece, in una manciata di minuti, ho scoperto che ha fatto irruzione dal nostro vicino e che anni fa aveva rapito una ragazza.
Rapito. Ecco che torna la parola. Quella che proprio non vuole sparire. Quella che, fino a poco tempo fa, sembrava così banale e scontata malgrado i connotati negativi, ma che ora porta con sé il peso del mondo intero. Proprio non riesco a scrollarmela di dosso. Né riesco a superare lo stupore per come, accanto a questa parola, continui a spuntare il nome di Nick. In qualsiasi modo io provi a guardare la vicenda, ha comunque confessato di aver rapito una ragazza, in passato. Sì, era ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti, e sì, sostiene che fu un incidente isolato. E io gli credo. Perché non dovrei? Dopo tutto, quale motivo potrebbe mai aver avuto per rapire la nostra stessa figlia? Non mi viene in mente una singola ragione. L’attenzione dei media? Un’idea del suo addetto stampa? Un grido di aiuto? Niente di tutto questo ha senso. Da qualche tempo Nick pare senza dubbio aver perso il senno, ma questo è dovuto alla scomparsa di Ellie. E, comunque, chi non uscirebbe di testa se gli rapissero la figlia? È una reazione assolutamente normale. No?