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Nick

Mi dicono che non sono in arresto, ma che questo è un interrogatorio formale. Non so quale sia la differenza, e ora come ora proprio non mi interessa. Il viaggio fin qui è passato nel silenzio più assoluto. Con la coda dell’occhio di tanto in tanto ho intravisto la detective McKenna che mi guardava dallo specchietto retrovisore, forse in cerca di qualche segno rivelatore, di una mia resa.

La sala per l’interrogatorio è più o meno come la immaginavo, forse un po’ più comoda. Le sedie sono imbottite e c’è un tappeto, che è già qualcosa. Ci sono telecamere in tutti e quattro gli angoli, che non lasciano nessun punto cieco. Non mi sento nervoso, ma non ho certo voglia di scendere nei dettagli riguardo a quanto accadde con Angela. Fu una follia. Questo lo so. Ma è successo tanto tempo fa e non ha nulla a che fare con la scomparsa di Ellie.

«Deve provare a guardare la situazione dalla nostra prospettiva, Nick», dice la McKenna. Vorrei risponderle che lo faccio già. «Sua figlia di cinque anni sparisce. Lei ci racconta di averla messa in macchina e di essere entrato in casa. Il suo unico testimone la smentisce. Lei reagisce irrompendo nella sua abitazione. Scaviamo un po’ più a fondo e scopriamo che ha precedenti di rapimento». Lascia quel termine sospeso nell’aria per qualche secondo prima di riprendere a parlare. «Ha idea di quante volte scopriamo che nei casi di bambini scomparsi la colpa è di un familiare?».

Scuoto la testa. Non conosco le cifre esatte, ma so che succede molto spesso.

«È quasi sempre così», prosegue la detective, che fa un’altra pausa prima di sporgersi verso di me e unire le mani. Brennan è seduto accanto a lei e mi osserva con grande attenzione.

«Nick, se vuole dirci qualcosa, può farlo. Alla fine scopriamo sempre la verità. Oggigiorno il problema non è più se arriviamo a identificare il colpevole, ma quando. Più a lungo si trascina questa storia, più sarà difficile per lei e il resto della sua famiglia sopportare quello che è successo».

Alzo la testa e la guardo negli occhi. «Non è successo niente. Tutto quello che vi ho detto è vero. Non so dov’è mia figlia, non so perché Derek mente e non so nulla che non vi abbia già raccontato».

Okay, magari l’ultima frase non è del tutto sincera.

«Cosa ci nasconde, Nick?», chiede la McKenna, cogliendomi di sorpresa. Devo essermi tradito in qualche modo, magari un gesto involontario, perché Brennan piega di lato la testa e solleva un sopracciglio.

«Non nascondo nulla», rispondo piccato, sembrando ancor più colpevole. «Come dice lei, prima o poi scoprirete la verità. Avete già ispezionato il mio cellulare, il portatile e l’automobile. Che altro volete?»

«Vogliamo la verità, Nick».

Scoppio a ridere. «Allora non posso aiutarvi. Mi sa che scoprirla è compito vostro. Cosa avete trovato nella mia macchina, esattamente, eh?». La detective non risponde. «E nel cellulare? Nel portatile? Qualcosa, qualsiasi cosa. No? Niente. E allora perché cavolo sono qui?»

«Ne abbiamo già parlato, Nick. Abbiamo ogni motivo di trattarla come un sospettato».

«No, non ne avete nessuno», rispondo, sempre più agitato. «Mia figlia è lì fuori, chissà dove. Ha cinque anni. Non so neanche se è viva o morta, e noi ce ne stiamo qui, a perder tempo per indagare sulla persona che ha a cuore Ellie più di chiunque altro al mondo, invece di cercare lei e scoprire chi è il bastardo che l’ha rapita! Ma forse poi avreste troppe scartoffie da smaltire se vi metteste a fare qualcosa di concreto, giusto? Voglio dire, per quale cazzo di motivo avrei dovuto denunciarne la scomparsa se fossi in qualche modo coinvolto? Ve lo siete mai chiesto?»

«Si calmi, Nick. Abbiamo assegnato tutte le risorse a nostra disposizione al…».

«No, non è vero!», la interrompo, urlando. «Voi due dovreste guidare le indagini, mentre non state concludendo un beneamato cazzo. Perché è finita così? All’inizio vi davate un gran da fare, adesso invece più nulla. Perché? Su cosa vi state concentrando? Su stronzate come questo interrogatorio, ecco su cosa. Se credete che io nasconda qualcosa, arrestatemi. Arrestatemi e passatemi a un qualche scribacchino che raccolga la mia dichiarazione, poi sbattetemi in cella per ventiquattr’ore. È così che funziona, no? Almeno nel frattempo potrete davvero pensare a cercare mia figlia». Brennan e la McKenna non dicono niente. Si limitano a guardarmi. «Allora, andiamo avanti. Volete arrestarmi oppure no?».

Passa qualche secondo di silenzio prima che la detective mi risponda: «Può andare, Nick».