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Sabato 20 dicembre
Norman Potting stava guidando la Ford civetta della polizia lungo una congestionata strada del centro di una cittadina rurale del Surrey. I marciapiedi erano affollati, pieni di gente imbacuccata per proteggersi dal freddo pungente, e le vetrine sfavillavano di luci natalizie nell’oscurità che calava. Fermo, in attesa che scattasse il semaforo, sentì una banda suonare Il buon re Venceslao.
Gli scese una lacrima sulla guancia. L’asciugò con il dorso della mano. È Natale, pensò. Lui e Bella avevano affittato un cottage in Cornovaglia per passarci il primo Natale insieme, portandosi dietro anche l’anziana madre di lei. Ormai, lui non aveva più programmi. Sua sorella l’aveva invitato a trascorrere le feste con lei e la sua famiglia nel Devon, ma, anche se le voleva bene, Potting non era dell’umore adatto per l’allegria delle riunioni familiari. In quel momento preferiva passare il tempo immerso nel lavoro.
Prese la strada tortuosa che usciva dalla cittadina e raggiunse un pittoresco ponte a schiena d’asino sopra un fiume. Normalmente, in tempi più felici, avrebbe ceduto al suo fanciullo interiore e avrebbe accelerato, allegro, per godersi l’attimo in cui l’auto si sarebbe sollevata da terra passando sul dosso. Ma non era più in vena di cose simili e si chiese se lo sarebbe mai più stato.
Raggiunse un incrocio, girò a destra e imboccò un lungo e ripido pendio, seguendo i cartelli che indicavano i Cloisters, una delle scuole più famose del Paese. Superò una fila di cottage a schiera, poi eleganti villette monofamiliari su entrambi i lati della strada. Alla sua sinistra si profilava un gruppo di edifici amministrativi imponenti e moderni. Quasi in cima alla collina, passò sotto un ponte di pietra ed eseguì una curva stretta a destra, subito seguita da un’altra. Passò quindi sotto un’arcata in stile gotico revival, sormontata da finestre a piombo. Entrò nei terreni che circondavano la scuola, con altri edifici in stile gotico tutt’intorno e un’imponente cappella alla sua sinistra, di fronte ai campi da gioco. Vide passeggiare due adolescenti in giacca di tweed e pantaloni di flanella grigi, uno con il bottone centrale della giacca allacciato.
Gli si fermò accanto e abbassò il finestrino. «Sapete dirmi dov’è l’ufficio del tesoriere?» chiese.
«Ma certo», rispose uno dei due ragazzi, con un accento raffinato.
Due minuti più tardi, seguite le indicazioni ricevute, Potting oltrepassò un cortile circondato da un chiostro e parecchi altri ragazzi abbigliati in modo simile, parcheggiando di fronte a un edificio anonimo, a un solo piano, con una struttura moderna in vetro e cemento alle spalle. Un semplice cartello sulla porta d’ingresso blu diceva: TESORERIA.
Il sergente scese dall’auto, si guardò un attimo attorno e andò a bussare alla porta. Poco dopo, gli aprì un uomo sulla cinquantina, alto e dal portamento militaresco. Indossava una giacca di velluto marrone a coste, una camicia a quadri, una cravatta a maglia e un paio di pantaloni beige spigati. I capelli erano tagliati corti sulla nuca e ai lati. Parlava con una voce sicura e vagamente condiscendente, con l’accento di chi ha frequentato una scuola privata. «Sergente Potting?» Gli rivolse un sorriso entusiasta.
«Sì», rispose Norman mostrando il distintivo. «Unità Reati Gravi, Surrey e Sussex.»
«Sono Neville Andrew, il tesoriere.»
«Piacere di conoscerla», disse Potting, poi aggiunse un deferente «signore». «Che istituto lussuoso», commentò.
«Sì, è alquanto sfarzoso!» Il tesoriere studiò il distintivo con maggior attenzione della media delle persone normali. Fece entrare Potting in un piccolo ufficio, con una minuscola scrivania di foggia antiquata su cui c’erano il monitor di un computer, una foto di una donna sulla cinquantina con abiti classici e un’altra con tre bambini. Di fronte erano posizionate due sedie di legno con la seduta in pelle, vecchie ma funzionali. La stanza era piena zeppa di schedari. Sulla parete dietro la scrivania erano appesi uno stemma incorniciato e il motto della scuola, in latino, che Potting non riuscì a decifrare. Si sentiva un leggero odore stantio di carta vecchia insieme a quello sterile, di pulizia approfondita, tipico degli uffici nel fine settimana.
«Questo meraviglioso istituto è stato fondato nel 1611», disse vivacemente il tesoriere. «In origine a Londra, ma poi è stato trasferito qui nel 1843, un po’ prima di noi! Anche lei ha studiato in un collegio?»
«Oh, no», rispose Potting con la sua profonda voce borbottante, pesantemente colorita dal natio accento del Devon. «Io ho fatto la scuola secondaria unica a Tiverton. Non credo che i miei genitori avrebbero potuto permettersi la retta di un posto simile. Immagino sia una bella sommetta.»
«Tra le trentacinque e le quarantamila all’anno, a seconda degli extra.»
«Sterline?»
«Sì.»
«È quello che guadagno io in un anno!» esclamò Potting. «Porco mondo! Tutti quei soldi per vedere il tuo piccolo bastardo viziato che viene tormentato dai bulli!»
«Sono stato alunno qui», disse il tesoriere. «E non ricordo di essere stato un piccolo bastardo viziato, né tantomeno di essere stato tormentato dai bulli. Posso offrirle un tè o un caffè?»
«Ehm, un bel tè forte, grazie. Con due zollette di zucchero», disse Potting. E aggiunse: «La ringrazio per avermi ricevuto di sabato, spero di non averle arrecato troppo disturbo».
«Mi ha salvato da uno spaventoso giro al supermercato con quel generale di mia moglie, perciò nient’affatto.» Il tesoriere si stava sciogliendo un po’. «Uno o due dei nostri ragazzi si sono uniti alla polizia. In particolare, siamo molto fieri del sovrintendente della polizia del Sussex, che si mantiene regolarmente in contatto con noi: Stephen Rogan. Lo conosce?»
«Il sovrintendente Rogan? Certo che sì. Non sapevo che fosse uscito da una scuola per gente altolocata. Continuate a seguire tutti i vostri ex alunni?»
«Oh, ci piace tenerli d’occhio, sia quelli bravi sia i pochissimi mediocri. In parte il mio ruolo consiste nel convincerli a sostenere la loro alma mater e a includere un lascito per noi nei loro testamenti. Dal punto di vista finanziario, non è semplice far funzionare un posto come questo.»
«Be’, io sono venuto qui per parlare di un ex alunno in particolare», disse Potting.
«Al telefono ha accennato al legame con un’indagine per omicidio.» Il tesoriere alzò un sopracciglio.
«Omicidio e rapimento, per l’esattezza. Crediamo che la donna rapita sia ancora viva, e il fattore tempo è d’importanza fondamentale.»
«Davvero interessante... torno tra un attimo.» Neville Andrew sparì oltre il vano d’ingresso e Potting colse l’occasione per guardarsi attorno. Sulle pareti era appeso un gran numero di fotografie di squadre di calcio, di cricket e di hockey, oltre alla foto di un reggimento dell’esercito tra le cui file era presumibile che ci fosse Andrew stesso, pensò Potting, studiandola in cerca dell’uomo, ma senza successo. Tornò a guardare le foto della donna e dei tre bambini ben vestiti e sorridenti sulla scrivania, e pensò con malinconia alla sua vita privata: una sfilza di ex mogli e vari figli, con la maggior parte dei quali non parlava da oltre vent’anni. E adesso la sua fidanzata morta.
Il tesoriere ricomparve pochi minuti dopo, con due tazze fumanti e un piatto di biscotti Digestive. Porse una tazza a Potting e si sedette di fronte alla scrivania, facendola sembrare minuscola con la sua imponenza. «Allora, sergente, come posso aiutarla con quest’indagine? La fusione tra Surrey e Sussex è recente, mi pare, no?»
«Di un paio d’anni fa», rispose Potting.
«Funziona bene?»
«Abbastanza», disse Potting. In quella scuola sfarzosa si sentiva un po’ un pesce fuor d’acqua, come se fosse in un altro mondo, quasi in un altro universo, rispetto a quello che gli era familiare. Tirò fuori il suo taccuino. «Per venire al punto, signor Andrew...»
«Brigadier generale, a dire il vero.»
Potting sollevò rispettosamente un dito. «Ah, mea culpa! La prego di scusarmi, brigadier generale.»
Il tesoriere sembra contento che abbia usato il latino, pensò Potting. Proseguì: «Negli anni ’70 avete avuto un alunno di nome Edward Denning. A un certo punto, i suoi genitori hanno divorziato e lui ha preso il nuovo cognome della madre, Crisp. In seguito è diventato medico di base a Brighton e al momento è un sospettato nella nostra indagine. Mi chiedevo se lei potesse fornirmi qualche informazione sul suo passato».
Andrew si accigliò. «Denning? Poi Crisp? Uhm. Il nome qualcosa mi dice. Quando sono arrivato qui, tre anni fa, ho introdotto un software per connetterci ai nostri ex alunni e metterli in contatto fra loro. Abbia un attimo di pazienza.»
«Ma certo.» Potting prese un biscotto e lo inzuppò nel tè. Una parte se ne staccò, galleggiando in superficie. La cosa lo infastidì parecchio e, imbarazzato, tentò di ripescarlo con le dita, facendone cadere goffamente un pezzo sui pantaloni.
Il tesoriere inforcò un paio di occhiali a mezzaluna e digitò per qualche istante sulla tastiera del suo computer, fissando lo schermo con attenzione. «Ah, sì, eccolo qua», disse, ma subito esitò. «Lo sa che le informazioni in mio possesso rientrano nell’ambito del Data Protection Act e che quindi non dovrei dirle nulla senza qualcosa di un po’ più formale da parte sua, vero?» Quindi fece spallucce e proseguì. «Denning è arrivato qui nel trimestre estivo del 1974, alla Lark House, che è uno dei nostri convitti, e se n’è andato nel trimestre estivo del 1979. Ha proseguito gli studi all’università del Sussex e poi alla facoltà di Medicina del King’s College di Londra. E ha decisamente ragione lei. Durante il suo soggiorno qui, ha cambiato cognome da Denning a Crisp. Come studente non si è mai distinto particolarmente. L’ultimo anno è diventato capoclasse. Un tipo piuttosto solitario, non ha mai mostrato interesse per lo sport né per qualsiasi altro gioco di squadra, ma ha partecipato alla visita speleologica organizzata dalla scuola in Galles. Ha concluso con voti rispettabili in fisica, chimica e biologia.» A quel punto, il tesoriere si accigliò di nuovo. «Però c’è qualcosa d’interessante su di lui.»
«Ah, sì?» disse Potting sorseggiando il tè. Era tentato di provare un’altra inzuppata, ma decise di trattenersi, si mise in bocca il biscotto secco e masticò.
«Be’, sì. Le ho detto che cerchiamo di tenere d’occhio tutti i nostri ex alunni, nella speranza di poterli convincere a sostenere la scuola. Be’, questo riguarda alcuni degli alunni presenti nello stesso periodo di Crisp, che non sono riuscito a rintracciare.»
«Quanti alunni frequentano la scuola in contemporanea?» chiese il sergente.
«Al momento, sono settecentodieci. Quattrocentottanta ragazzi, e il resto ragazze. Ai tempi era diverso, naturalmente. Di ragazze, in pratica, non ce n’erano.»
«E quanti ex alunni non è stato in grado di rintracciare?» chiese Potting.
«Accidenti, sulla lista degli scomparsi ce ne saranno almeno trecento.» Fece un sogghigno. «Ma sono assolutamente determinato a rintracciarli. Ho iniziato la mia carriera nell’intelligence militare. La mia missione è trovarli tutti e cavargli ogni penny che posso. Per il bene delle generazioni future.»
Le future generazioni di ricconi, pensò Potting. «Cosa può dirmi, brigadier generale, di questi studenti contemporanei a Crisp che non avete rintracciato?»
Il tesoriere esitò. «Be’, temo di non poterle dare alcuna informazione, per via del Data Protection Act, come le ho detto.»
«Questa è un’indagine su un omicidio, brigadier generale. Apprezzerei la sua piena collaborazione. Potrà non ritenere rilevante le informazioni in suo possesso, ma abbiamo bisogno di sapere tutto e poi potremo decidere.»
«Capisco, sergente, ma io devo rispettare la legge. Ho il riluttante permesso del preside di parlarle di Edward Denning, ma non di altri.»
Potting lo fissò per un momento. Grace l’aveva avvertito della difficoltà di avere a che fare con istituti come quello, e l’atteggiamento piuttosto prepotente di quell’uomo lo stava sempre più infastidendo. Il potere del giro degli ex alunni. Diede un’altra sorsata al tè ingoiando il boccone molliccio di biscotto che non era riuscito a recuperare. «Capisco che un venerabile istituto come questo operi secondo un certo codice.»
«Codice?» ripeté Andrew.
«Pensate di essere al di sopra della legge, di agire con una sorta di immunità. Magari buttate fuori gli alunni, ma non li tradite mai. Ho riassunto in modo adeguato?»
«Posso assicurarle che non è questo il caso.»
Potting si batté un dito contro il petto. «A dire il vero, brigadier generale, sono io ad assicurarle che non è questo il caso.» Guardò l’orologio. «In novanta minuti posso far venire qui una squadra di agenti con un mandato di perquisizione. Preleveremo tutti i vostri computer e i vostri archivi, se davvero vuole giocarsela così. Non farebbe una grande impressione, se venisse a saperlo la stampa. Una scuola di pezzi grossi perquisita dalla polizia. Secondo me, ci andrebbero a nozze un bel po’ di giornali.»
Andrew fece schioccare nervosamente la lingua, inumidendosi le labbra. «Be’, è la prima volta che mi viene messa in questi termini.» Sorrise. «Immagino che si possa trovare una soluzione insieme.»
«Bene», disse Potting. «Per la nostra indagine sarebbe di enorme aiuto se lei non trattenesse nessuna informazione, per quanto possa sembrarle irrilevante o protetta da una qualche legge.»
«Riguardo ai ragazzi che frequentavano la scuola ai tempi di Crisp?»
«Abbiamo bisogno di sapere tutto il possibile su Crisp e devo parlare con chiunque sia venuto in contatto con lui ai tempi della scuola. Tanto per cominciare, c’è qualcosa nel comportamento tenuto a scuola da Edward Denning, o Crisp che dir si voglia, che possa suggerire una natura irregolare di qualche genere?»
Il tesoriere scrutò lo schermo. «Be’, ho copia delle relazioni conclusive redatte dal suo direttore di convitto, l’insegnante che doveva conoscerlo meglio. Qui ai Cloisters è sempre stata tradizione scrivere una relazione per l’alunno e i suoi genitori, e una solo per i nostri archivi.»
«E?»
«Le leggerò prima quella per i genitori. Enigmatico e imprevedibile come al solito, non corrisponde a nessun tipo caratteriale noto e ha chiaramente messo a dura prova la capacità dei suoi insegnanti d’inquadrarlo. Serba molti rancori, come se sentisse che tutto il mondo è contro di lui. Una carriera medica sembra inevitabile, anche se potrebbero esserci delle false partenze.»
Potting lo trascrisse parola per parola.
«Ora questa», disse Andrew guardando lo schermo. «Viene dal direttore, solo per gli archivi scolastici: Edward Crisp è un soggetto molto strano. È impossibile avvicinarglisi o anche solo sapere cosa pensa. Se ne sta sulle sue, sembra che abbia pochi amici e, francamente, lo trovo profondamente disturbato e privo di empatia. Ciò è riconducibile in parte alla separazione dei genitori e, in parte, a un evento molto traumatico nella sua vita risalente all’inverno del 1976 quando è stato testimone dell’annegamento di una ragazza nel parco di Hove Lagoon. Durante i suoi primi anni qui, ha subito episodi di bullismo da parte di alcuni ragazzi. Per dirla con schiettezza, anche se non ho la preparazione medica per affermarlo, direi che Edward Crisp presenta i tratti tipici del sociopatico. Sono certo che in definitiva avrà successo, perché i soggetti con tendenze sociopatiche sanno essere competitivi meglio di chiunque altro. Non sono sicuro, però, che vorrei mai essere uno dei suoi pazienti, qualora decidesse d’intraprendere la professione medica.»
Potting torse le labbra. «Be’, questo non delinea un quadro molto positivo di lui. Però corrisponde. Che mi dice dei suoi compagni?»
«Be’», disse Andrew un po’ esitante. «Guarda caso, il tempismo della sua visita è quasi perfetto. Giusto questa settimana ho preparato una relazione sui suoi coinquilini in uno specifico anno. A quanto pare, tre ragazzi che abitavano con Crisp alla Lark House sembrano essere letteralmente svaniti dalla faccia della Terra. È davvero strano.»
«Perché strano?» insisté Potting. «Le persone scomparse sono numerose. Ogni anno nel Regno Unito viene denunciata la sparizione di migliaia di persone. Dopo un anno, un numero enorme risulta ancora mancante. Tre non mi sembra una cifra degna di nota.»
Il brigadier generale fece una faccia perplessa. «Tre che frequentavano la scuola in contemporanea a Crisp e che abitavano nello stesso convitto? Io direi che è parecchio strano. Gli ex alunni muoiono, ahimè, o emigrano all’estero. In genere, però, siamo in grado di rintracciarli. Siamo molto scrupolosi.» Digitò sulla tastiera e guardò nuovamente lo schermo. «Ciò che rende strani questi tre è che la loro scomparsa è stata denunciata dalle famiglie alla polizia ma, da quel che ne sappiamo noi, non sono mai stati ritrovati.»
«Quanti alunni abitano alla Lark House?» chiese Potting.
«È uno dei convitti più piccoli. L’anno di Crisp, erano in settantotto. Tre scomparsi è una percentuale piuttosto alta e immagino anche più alta in confronto alla media nazionale, quella statistica spaventosa che mi ha appena riferito.»
«Scomparsi e presumibilmente morti?» chiese allora Potting, sempre più interessato.
«Be’, a questo non so rispondere. Ma sono stati tutti qui nel 1974 e non si hanno più notizie di loro da oltre vent’anni. All’epoca della scomparsa, erano sulla trentina o poco più.»
«Ed erano tutti amici di Edward Crisp, brigadier generale?»
«Non so dirglielo. Erano tutti un po’ più grandi di lui, di un anno o giù di lì. E naturalmente, a tredici anni, un anno è una bella differenza.»
«Può darmi i loro nomi?» chiese Potting, con la penna sospesa in aria.
Il tesoriere esitò ancora, poi disse: «Felix Gore-Parker, Marcus Gossage e Harrison Chaffinch».
Potting se li annotò, poi diede al tesoriere il proprio numero di cellulare, nel caso in cui gli fosse venuto in mente altro, e tornò alla sua auto. Rimase per un attimo seduto a esaminare gli appunti, quindi guidò fuori dal complesso scolastico provando una netta e crescente sensazione d’inquietudine su Crisp che non aveva quando era arrivato.
Accostò per telefonare al sovrintendente Grace.