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Sabato 20 dicembre

Il giorno dopo, a mezzogiorno, Grace era nella sala conferenze della Malling House accanto a Cassian Pewe, sul podio. Ancora una volta era stipato di fotografi, cameramen e giornalisti di stampa, tv e radio.

L’assistente commissario capo parlò per primo, com’era consuetudine in quelle apparizioni pubbliche. «Ecco gli aggiornamenti dopo la giornata di ieri. Stiamo attuando misure di giorno in giorno più restrittive per proteggere le donne di Brighton & Hove. Grazie al supporto del capo della polizia, Nicola Roigard, ci sono stati assegnati fondi supplementari per permetterci di reclutare agenti da altre divisioni. A partire da oggi, nelle nostre strade ci saranno più forze dell’ordine. Dopo l’aggressione fallita di giovedì, e grazie a una testimonianza molto lucida, abbiamo ora un sospettato. Il sovrintendente Roy Grace, funzionario responsabile dell’indagine, vi dirà di più al riguardo.» Si allontanò dal microfono.

Guardando le umide labbra da serpe di Pewe, per qualche attimo Grace si sentì come un topolino gettato in un rettilario. Fece un respiro profondo, poi si rivolse alla folla. «Abbiamo un’identificazione facciale E-Fit del sospetto che cerchiamo con urgenza per interrogarlo, avvistato giovedì sera nei dintorni dell’Hove Recreation Ground», disse indicando il primo di due ritratti sullo schermo alle sue spalle. «Questo si riferisce all’uomo che è stato visto allontanarsi in auto dal luogo del rapimento di Logan Somerville.» E indicò l’identikit completato solamente mezz’ora prima, appeso a una lavagna bianca e proiettato su un grosso schermo alla sua destra.

Pewe gli rivolse un’occhiataccia perplessa, ma Grace finse di non notarlo.

L’identikit era stato accuratamente disegnato da un artista, che aveva lavorato con Grace e Potting a partire da una fotografia scattata in segreto al dottor Crisp quella stessa mattina. Volutamente, il disegno non ritraeva Crisp con troppa precisione, limitandosi soprattutto a tracciarne la pettinatura e i lineamenti. Quell’approccio era stato concordato con il legale del Crown Prosecution Service assegnato al caso.

Sbattendo gli occhi per la raffica di flash, Grace mantenne un’espressione impassibile, ma dentro di sé sorrideva. Ci stavano credendo. Quel ritratto avrebbe fatto preoccupare Crisp, ma non era sufficientemente accurato da identificarlo con certezza, né da spingerlo a nascondersi. «Vorremmo che ci contattasse qualsiasi cittadino, in particolar modo le giovani donne, che possa essere stato avvicinato da quest’uomo, o chiunque l’abbia visto comportarsi in maniera sospetta», disse.

«Siete in grado di dare un nome ai sospettati?» urlò qualcuno dal fondo della sala.

«No, in questa fase no», rispose Grace. «Faccio appello a chiunque riconosca uno di questi uomini, affinché ci contatti immediatamente.»

«Sovrintendente, ci sono state richieste di riscatto per il rapimento di Logan Somerville?»

«No, nessuna.»

«Secondo lei, Logan Somerville è ancora viva?»

«Siamo speranzosi e stiamo facendo tutto il possibile per trovarla.»

«Sovrintendente, ci dia qualche consiglio per le donne della città.»

«Consigliamo a tutte le giovani donne di essere estremamente vigili e di non uscire da sole la sera, di non lasciare aperte porte o finestre durante la notte e di chiamarci se sono in pensiero per qualsiasi fatto sospetto. Per favore, non preoccupatevi dei falsi allarmi: preferiamo essere contattati da chiunque abbia una preoccupazione anche minima, anziché non sentire nessuno.»

«Sovrintendente, esiste un legame tra questa vicenda e la scomparsa di sua moglie, dieci anni fa?»

Anche se Grace si era preparato a quella domanda, fu comunque una pugnalata al cuore. Perché la possibilità c’era, lo sapeva. «Non ci sono prove che possano suggerirlo.»

«Quanto siete vicini a un arresto?»

«Avete sentito che l’indagine sta facendo progressi. Abbiamo bisogno dell’aiuto della cittadinanza e stiamo facendo tutto quanto è in nostro potere per trovare questo assassino e arrestarlo.»

«Avete definitivamente collegato gli omicidi di Emma Johnson e Ashleigh Stanford a quelli di Katy Westerham e Denise Patterson avvenuti trent’anni fa?»

«Ci sono alcuni parallelismi che stiamo continuando ad approfondire», disse cauto Grace. «Al momento, però, manteniamo un atteggiamento aperto.»

«Avete trovato il ferro per marchiare o avete scoperto dov’è stato fabbricato?» chiese una giornalista.

«No, non ancora», rispose Roy.

Seguirono molte altre domande sul Marchiatore.

«È in grado di dire se uno dei sospetti sia il Marchiatore di Brighton?» gridò un uomo dal fondo della sala.

Per i successivi quaranta minuti, Grace rispose a tutte le domande che gli furono poste e colse l’occasione per fornire ulteriori informazioni ai media presenti.

 

 

Alla fine della conferenza stampa, Grace lasciò il podio, sentendosi spossato, e rientrò in macchina alla Sussex House. Aveva tanti pensieri in testa. Il rapporto della sorveglianza su Edward Crisp di quella mattina riferiva che il dottore non si era mosso di casa per tutta la notte. Due agenti l’avevano confermato suonandogli al cancello, vestiti eleganti, e spacciandosi per Testimoni di Geova. Il dottore era uscito alle sette della sera prima, aveva portato il cane a passeggio per Hove Park, era rincasato un’ora dopo e da allora non era più uscito.

Il dottor Edward Crisp, pensò Grace. Un medico di famiglia di mezza età. Davvero può esserci lui dietro tutto questo?

Poi dovette solo ricordare a se stesso che il più terribile serial killer della storia britannica era stato un medico di famiglia di mezza età, Harold Shipman. Tutte le sue vittime erano pazienti. Sarebbe stata certo una coincidenza eccessiva se si fosse scoperto che il primo serial killer di Brighton era un medico.

Grace sapeva quale rischio si correva ad avere un indiziato concreto: focalizzarsi su di lui, ignorando tutto il resto. Cos’altro gli stava sfuggendo?

L’unico altro indiziato possibile era lo stravagante dottor Harrison Hunter, falso anestesista, che era andato a far visita a Jacob van Dam. Mezza età, parrucchino biondo, corporatura media.

Il dottor Crisp travestito? Un alter ego?

Van Dam era già stato interrogato tre volte. Perché diamine Hunter era andato da lui?

Grace sapeva che, con tutta probabilità, la risposta era custodita nella mente imprevedibile del killer. L’omicidio non era mai qualcosa di razionale. Era un confine che, per fortuna, la maggior parte delle persone per bene non superava mai. Allo stesso modo, però, una volta varcato quel limite, non c’era possibilità di ritorno. Aver tolto la vita a qualcuno era un fatto che non si poteva cancellare. Dopo aver ucciso, molti si costituivano, incapaci di convivere con il senso di colpa. I soggetti veramente pericolosi erano quelli che scoprivano di poter vivere con tale consapevolezza. Persone che, nei meandri della loro mente perversa, ne traevano addirittura piacere.

Per loro non c’era differenza tra ucciderne uno o venti. Una volta attraversato il Rubicone del primo omicidio e aver scoperto di sentirsi a proprio agio con quell’atto, non tornavano più indietro. Nemmeno se lo volevano.

Tanti omicidi erano commessi da schizofrenici, gente come Sutcliffe, lo Squartatore dello Yorkshire, che sentiva la voce di Dio ordinargli di uccidere le prostitute.

Senza considerare i delitti d’impeto, la maggioranza degli assassini era sociopatica o psicopatica, che secondo Grace era la stessa cosa, ovvero soggetti sprovvisti di empatia. Persone capaci di uccidere senza praticamente provare emozioni o rimorsi.

Hunter era andato a far visita a Jacob van Dam per vantarsi? Per avere assoluzione? Per mettersi in mostra? Per tormentarlo sadicamente, visto che era lo zio di Logan?

Che diavolo significava quella storia? Era una specie di grido d’aiuto?

Al momento, l’unica risposta che riusciva a darsi era che forse il killer si sentiva in colpa e voleva essere fermato prima di delinquere ancora.

Tony Balasz era d’accordo, c’era la possibilità che fosse così.

Grace era certo che l’indizio decisivo per scovare il colpevole si nascondesse da qualche parte in quella visita. Nonostante il parrucchino e le lenti oscurate, la corporatura di Harrison Hunter descritta da Van Dam corrispondeva a quella del dottor Crisp.

Sentendosi troppo stanco per pensare con lucidità, Grace appoggiò la testa sulle braccia e chiuse gli occhi.

Qualche istante dopo, almeno così gli parve, fu svegliato bruscamente da un ronzio ovattato, come di un insetto in trappola.

Il cellulare, messo in modalità silenziosa per la conferenza stampa, stava vibrando sulla scrivania.

«Roy Grace», rispose confuso e mezzo addormentato. Guardò l’ora. Cazzo. Aveva dormito quasi un’ora.

Era Jack Alexander. «Signore, ho appena ricevuto una telefonata urgente da una donna, dal campeggio Roundstone di Horsham. Ha visto l’immagine al notiziario di mezzogiorno e crede di conoscere quell’uomo. Si tratterebbe del proprietario di una casa mobile lì da loro.»

Il segno della morte
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