CAPITOLO SETTANTA
— Il monte Tam — disse Nicholas Flamel, cadendo in ginocchio, inspirando grandi boccate di aria calda. — San Francisco.
Stordito e disorientato, anche Josh cadde carponi e si guardò intorno. Il sole brillava ancora sul fianco della montagna, ma ai piedi del pendio si addensavano ondeggianti volute di nebbia.
Sophie si accovacciò accanto al fratello. Aveva il viso pallido come gesso, gli occhi scavati, i capelli biondi sporchi e appiattiti sul cranio. — Come ti senti? — gli chiese.
— Male quanto te, a quanto vedo.
Sophie si rialzò lentamente e aiutò Josh a fare altrettanto. — Dove siamo? — chiese, guardandosi intorno. Ma non c’erano punti di riferimento a lei noti.
— A Nord di San Francisco, credo — rispose il ragazzo.
Una sagoma si mosse, qualche metro sotto di loro, sollevando grandi volute ondeggianti di nebbia. Il trio si voltò, sapendo di non avere più forze per combattere nel caso in cui si fosse trattato di un nemico. Erano troppo stanchi perfino per scappare.
Perenelle Flamel comparve, sicura ed elegante anche se aveva addosso un sudicio cappotto nero, una camicia e dei pantaloni grezzi. — Sono secoli che vi aspetto! — esclamò, risalendo il pendio con un grande sorriso stampato sul volto. Avvolse i gemelli in un abbraccio, stringendoli forte. — Oh, ma è bello rivedervi sani e salvi. Ero così preoccupata. — Toccò i lividi sulla guancia di Sophie, un graffio sulla fronte di Josh, i tagli sul suo braccio.
Entrambi avvertirono un formicolio caldo, e Josh vide scomparire i lividi dalla pelle della sorella.
— È bello essere tornati — disse il ragazzo.
Sophie concordò con un cenno del capo. — È bello rivederla, Perry.
Nicholas attirò la moglie a sé e la strinse per quello che sembrò un lunghissimo momento. Poi fece un passo indietro, tenendole le mani sulle spalle, e la studiò con sguardo critico. — Ti trovo bene, amore mio.
— Ammettilo, mi trovi vecchia — replicò lei. Poi i suoi occhi verdi perlustrarono il viso del marito, notando le nuove rughe e le pieghe profonde sulla sua pelle. Con il dito indice lasciò una scia di aura candida sui numerosi lividi e sulle ferite, e li guarì. — Ma non quanto te. Hai dieci anni meno di me — gli rammentò, sorridendo — ma oggi per la prima volta sembri più vecchio di me.
— Gli ultimi giorni sono stati piuttosto interessanti — ammise Flamel. — Ma tu come hai fatto ad arrivare qui? L’ultima volta che abbiamo parlato, eri prigioniera ad Alcatraz.
— Adesso posso vantarmi di essere una dei pochissimi prigionieri che sono riusciti a evadere dal famoso carcere. — Prendendo il marito sottobraccio, lo aiutò a scendere il pendio nella nebbia del primo pomeriggio, con i gemelli che li seguivano a pochi passi di distanza. — Dovresti essere molto orgoglioso di me, Nicholas. Ho guidato fin qui tutta da sola.
— Io sono sempre orgoglioso di te — replicò lui. Poi fece una pausa. — Ma noi non abbiamo una macchina.
— Ho preso in prestito una graziosa Thunderbird decappottabile. L’ho trovata sul molo. Sapevo che il proprietario non l’avrebbe usata tanto presto.