CAPITOLO QUATTRO
Il cielo mattutino di Alcatraz era del colore del metallo sporco. Sprazzi di pioggia gelida sibilavano sull’isola, e il mare mosso batteva contro gli scogli, sollevando schizzi di schiuma salata e pungente.
Perenelle Flamel li schivò riparandosi tra le macerie della casa del guardiano. Si strofinò più volte le braccia nude, scacciando le goccioline di salsedine. Indossava un abito estivo senza maniche, ormai sudicio di fango e ruggine, ma non aveva freddo. Anche se i suoi poteri si stavano affievolendo ed era riluttante a usarli, aveva comunque regolato la propria aura, portando il corpo a una temperatura confortevole. Sapeva che un freddo eccessivo le avrebbe fatto perdere lucidità, e aveva la sensazione che le sarebbero servite tutte le sue risorse nelle ore a venire.
Quattro giorni prima era stata rapita da John Dee e imprigionata ad Alcatraz. La sua guardia, una sfinge, era stata scelta per la particolare abilità di nutrirsi dell’aura altrui, cioè del campo di energia che circonda tutti gli esseri viventi. Il Mago inglese aveva sperato che la sfinge prosciugasse l’aura di Perenelle, impedendole di fuggire; come era tanto spesso accaduto in passato, però, Dee aveva sottovalutato le capacità e i poteri di Perenelle. Con l’aiuto dello spettro custode dell’isola, la Fattucchiera era riuscita a sfuggire alla sfinge; solo allora aveva scoperto il terribile segreto di Alcatraz: Dee stava radunando dei mostri. Le celle della prigione erano piene di orribili creature provenienti da ogni angolo della Terra, creature che la maggior parte degli uomini credeva esistessero solo negli angoli più oscuri dei miti e delle leggende. Ma la scoperta più sorprendente di tutte giaceva nei tunnel nascosti nelle profondità dell’isola. Laggiù, intrappolata dietro simboli magici più antichi degli stessi Antichi Signori, Perenelle aveva rinvenuto la creatura nota come Areop-Enap, l’Antico Ragno. Insieme, stretti in una precaria alleanza, avevano sconfitto la Dea Corvo Morrigan e il suo esercito di uccelli. Ma sapevano che il peggio doveva ancora venire.
— Questo tempo non è naturale — bisbigliò Perenelle, con una lieve traccia di accento francese. Inspirò profondamente e fece una smorfia. Per il suo sensibilissimo olfatto il vento che giungeva dalla Baia di San Francisco era corrotto da qualcosa di fetido e morto, un chiaro segno di anormalità.
Areop-Enap era appollaiato in cima a un muro dell’edificio vuoto. L’enorme ragno maculato ne stava avvolgendo la struttura in una candida ragnatela appiccicosa. Milioni di ragni, alcuni grandi come piattini, altri poco più che granelli di polvere, brulicavano sulla tela massiccia e grondante in un’ombra scura e ondulata, aggiungendovi i propri strati di seta. Senza voltare la testa, l’Antico Ragno ruotò due dei suoi otto occhi per mettere a fuoco la donna. Drizzò una grossa zampa nell’aria, facendo fluttuare nella brezza la folta pelliccia violacea e grigiastra. — Sta arrivando qualcosa… ma non appartiene all’Antica Razza, né agli homines — disse, con la sua pronuncia blesa.
— Qualcosa è già qui — replicò Perenelle, cupa.
Areop-Enap si voltò e chinò lo sguardo sulla donna. Otto piccoli occhi erano appollaiati in cima alla sua inquietante testa quasi umana. L’Antico Ragno non aveva naso né orecchie, e la bocca era uno squarcio orizzontale munito di lunghe zanne avvelenate. Quelle fauci micidiali erano la causa della sua buffa pronuncia. — Cos’è successo? — chiese all’improvviso, lasciandosi cadere a terra su un filo leggero.
Perenelle attraversò con molta attenzione la stanza, cercando di evitare i fili della ragnatela, che si incollavano a qualunque cosa sfiorassero. Avevano la consistenza della gomma da masticare. — Sono scesa fino alla battigia — disse. — Volevo capire quanto siamo lontani dal continente.
— Perché? — domandò Areop-Enap, stagliandosi accanto alla donna.
— Ho imparato un incantesimo molti anni fa, da uno sciamano inuit. Cambia la consistenza dell’acqua corrente, trasformandola in qualcosa di denso e appiccicoso, come il fango. In pratica, ti permette di camminare sull’acqua. Gli inuit lo usano per cacciare gli orsi polari nel ghiaccio. Volevo vedere se funzionava sull’acqua calda e salata.
— Funziona? — volle sapere l’Antico Ragno.
— Non ho avuto la possibilità di provare. — Perenelle scosse la testa. Raccolse la lunga chioma corvina tra le mani, scostandola tutta di lato. Di solito teneva i capelli legati in una coda, ma in quel momento erano sciolti, e attraversati da una quantità di fili grigi e argentei molto maggiore del giorno prima. — Guarda.
Areop-Enap si avvicinò. Ciascuna delle sue zampe era più grossa del busto della donna e terminava con un uncino acuminato, eppure la creatura si muoveva senza emettere il minimo rumore.
Perenelle gli mostrò una ciocca di capelli: era stata tagliata di netto per almeno una decina di centimetri. — Mi stavo sporgendo sul mare, raccogliendo la mia aura per provare l’incantesimo, quando qualcosa è sbucato fuori dall’acqua senza quasi smuovere la superficie. Mi ha staccato con un morso una ciocca di capelli.
L’Antico Ragno sibilò piano. — Hai visto cos’era?
— A malapena. Ero troppo occupata a mettermi in salvo.
— Un serpente?
Perenelle tornò al francese della sua giovinezza. — No. Una donna. Con la pelle verde, e tanti… tantissimi minuscoli denti. Ho visto un barlume di coda di pesce mentre si rituffava in acqua. — Scosse la testa e si fece ricadere i capelli sulle spalle, quindi guardò l’Antico Ragno. — Era una sirena? Non ne avevo mai vista una.
— Improbabile — borbottò Areop-Enap. — Tuttavia poteva essere una delle Nereidi.
— Le ninfe del mare… ma sono molto lontane da casa.
— Sì. In effetti preferiscono le acque calde del Mediterraneo, ma sono a casa loro in tutti gli oceani del mondo. Le ho incontrate ovunque, perfino tra i ghiacci dell’Antartide. Le Nereidi sono cinquanta in tutto, e viaggiano sempre insieme… il che mi fa pensare che l’isola sia quasi completamente circondata. Non fuggiremo per mare. Ma questa non è la nostra maggiore preoccupazione — sibilò Areop-Enap. — Se le Nereidi sono qui, è probabile che anche Nereo, il loro padre, sia nelle vicinanze.
Perenelle non aveva freddo, ma fu percorsa ugualmente da un brivido lungo la schiena. — Il Vecchio del Mare? Ma vive in un lontanissimo Regno d’Ombra marino, e si avventura molto raramente fuori. Non viene nel nostro mondo dal 1912. Cosa può averlo mai convinto a tornare?
Areop-Enap scoprì le fauci in un sorriso feroce. — Ma come, madame Perenelle… tu, naturalmente. Sei tu il premio. Vogliono il tuo sapere e i tuoi ricordi. Tu e tuo marito siete una vera rarità tra gli esseri umani: siete immortali senza padroni, non siete al servizio di nessuno. E ora che sei intrappolata ad Alcatraz, gli Oscuri Signori si prodigheranno in ogni modo per assicurarsi che tu non ne esca viva.
La lunga chioma di Perenelle crepitò di scintille bianche e azzurrine e lentamente si sollevò, allargandosi alle sue spalle come una luccicante aureola corvina. I suoi occhi verdi brillarono di un bagliore gelido, e un’aura candida come ghiaccio divampò intorno al suo corpo, riempiendo di una luce cruda l’interno delle rovine. L’onda scura dei ragni corse a rifugiarsi nelle tenebre. — Sai quanti Oscuri Signori e quante altre creature mostruose hanno già tentato di uccidermi? — domandò la Fattucchiera.
Areop-Enap si strinse in tutte le sue otto zampe in un gesto goffo. — Molti? — suggerì.
— E sai quanti ne sono sopravvissuti?
— Pochi?
Perenelle sorrise. — Davvero pochi.