CAPITOLO CINQUANTASETTE
Seduti con la schiena appoggiata al muro del fienile e con le gambe distese, i gemelli guardavano Nicholas Flamel e Gilgamesh che discutevano all’esterno. L’Alchimista era zitto e immobile; il Re gesticolava a più non posso.
— In che lingua parlano? — chiese Josh. — Sembra quasi familiare.
— Ebraico — rispose Sophie.
Josh annuì. Si sistemò più comodamente contro il muro. — Sai, pensavo… — cominciò lentamente, sforzandosi di trovare le parole nonostante la stanchezza. — Pensavo che sarebbe stato più… — Si strinse nelle spalle. — Non lo so. Più spettacolare.
— Hai visto quello che ho visto io — disse Sophie, con un sorriso stanco. — E non lo chiami spettacolare?
Il ragazzo si strinse di nuovo nelle spalle. — È stato interessante. Ma non mi sento diverso. Pensavo… non lo so, pensavo che dopo aver imparato una delle magie, mi sarei sentito… più forte, forse. E poi, come si usa questa Magia dell’Acqua? — chiese, con le mani tese davanti a sé. — Facciamo qualcosa con le nostre aure e pensiamo all’acqua? Dobbiamo esercitarci?
— Istinto. Al momento giusto saprai che cosa fare. — Sophie abbassò le mani del fratello. — Non puoi usare la tua aura, o rivelerai la nostra posizione — gli rammentò. — Questa è la terza magia elementale che ho imparato, e hai ragione, non è spettacolare, ma non lo sono state nemmeno le altre. Non mi sono sentita affatto più forte o più veloce quando ho imparato l’Aria o il Fuoco. Però mi sento… — La ragazza fece una pausa, cercando la parola giusta. — Diversa.
— Diversa? — Josh la guardò. — Non sembri diversa, tranne quando gli occhi ti diventano d’argento. Allora fai paura.
Sophie annuì. Sapeva cosa voleva dire; aveva visto gli occhi del fratello trasformarsi in due dischi dorati e piatti, ed era stato terrificante. Poggiando la testa contro il legno levigato della parete, chiuse gli occhi. — Ti ricordi quando ti hanno tolto il gesso dal braccio, l’anno scorso?
Josh sbuffò. — E chi se lo dimentica. — Si era rotto il braccio giocando a football, l’estate precedente, e aveva portato il gesso per tre mesi.
— Che cosa hai detto quando il gesso è venuto via?
Josh alzò d’istinto il braccio sinistro e lo ruotò, serrando il pugno. Il gesso era incredibilmente irritante; erano talmente tante le cose che gli impediva di fare, incluso allacciarsi le scarpe. — Ho detto che mi sentivo di nuovo me stesso.
— Ecco come mi sento. — Sophie aprì gli occhi e guardò il fratello. — A ogni magia che apprendo, mi sento sempre più completa. Come se per tutta la vita mi fossero mancate delle parti, e adesso stessi tornando intera, un pezzetto alla volta.
Josh cercò di ridere, ma non fu molto convincente. — Immagino che non avrai più bisogno di me, quando avrai imparato l’ultima magia.
Sophie gli strinse subito il braccio. — Non essere sciocco. Sei il mio gemello. Noi siamo i due che sono uno.
— L’uno che è tutto.
— Chissà cosa significa…
— Ho la sensazione che lo scopriremo… volenti o nolenti — concluse Josh.