CAPITOLO CINQUANTOTTO
Saint-Germain era una rockstar famosa in tutta Europa, e il giovane agente della polizia lo riconobbe subito. Gli andò incontro, scattò in un rapido saluto militare e si tolse prontamente il guanto di pelle quando il Conte gli porse la mano. Dietro i finestrini scuri dell’auto, le due donne – l’Ombra e Giovanna d’Arco – osservarono i due che si stringevano la mano, e il Conte che induceva l’agente a voltarsi, dando le spalle alla strada.
— Andiamo. — Jeanne aprì lo sportello e scese nel calore del pomeriggio.
Un secondo dopo Scathach la raggiunse, chiudendosi delicatamente lo sportello alle spalle. Fianco a fianco, le due donne si avviarono verso la cattedrale. Passarono vicine a Saint-Germain e al gendarme, abbastanza da udire parte della conversazione.
— … una disgrazia, una tragedia nazionale. Pensavo di organizzare un concerto di raccolta fondi per il restauro della cattedrale…
— Io ci andrei — affermò subito il gendarme.
— Naturalmente, ci terrei che i nostri coraggiosi poliziotti, pompieri e paramedici entrassero gratis…
Jeanne e Scathach si insinuarono sotto il nastro di sicurezza della polizia e si avviarono tra i cumuli di pietre. Alcuni frammenti più grossi conservavano ancora una vaga immagine delle figure che erano un tempo, prima che i gemelli provocassero quella distruzione. Scatty vide le tracce di artigli e becchi, di corna sinuose e code arricciate; una sfera di pietra giaceva accanto a una mano rosa dal tempo. La Guerriera lanciò un’occhiata a Jeanne ed entrambe si voltarono a guardare la facciata della cattedrale. La devastazione era incredibile: grossi monconi dell’edificio mancavano del tutto, oppure erano graffiati e mutilati, come dopo i colpi di una mazza battente.
— In tutti i miei anni non avevo mai visto niente del genere — mormorò Scathach. — E hanno fatto tutto questo solo con due poteri.
— Posseduti tanto da Sophie — le rammentò Jeanne.
— Ti immagini quello che succederebbe se possedessero tutte le magie elementali?
— Avrebbero il potere di distruggere o riplasmare il mondo.
— Proprio come dice la profezia — osservò Scathach.
— Ehi, voi! Voi due. Ferme! — La voce proveniva da pochi passi di distanza.
— Ferme. Fermatevi subito. — Una seconda voce era alle loro spalle.
— Non ti fermare — mormorò Scatty.
Jeanne si lanciò un’occhiata dietro le spalle e vide il giovane poliziotto cercare di districarsi dalla stretta d’acciaio di Saint-Germain. Il Conte lo liberò senza preavviso, e il giovane capitombolò a terra. Mentre cercava di aiutarlo a rialzarsi, Francis si pestò l’orlo del suo lungo cappotto nero, inciampò e cadde sopra l’uomo, bloccandolo a terra.
— Voi due. Non potete stare qui. — Uno studioso di mezza età, con la testa rasata e la barba incolta balzò in piedi proprio di fronte alle due donne. Fino a un attimo prima era disteso a terra, intento a rimettere insieme i minuscoli frammenti dell’ala di un’aquila. Sventolò un portablocco con molla. — State calpestando dei manufatti storici di incalcolabile valore.
— Non credo che potremmo danneggiarli più di così. — Senza neanche rallentare, Scatty gli strappò il portablocco dalle mani e lo spezzò in due come se fosse un foglio di carta, poi lo gettò ai piedi dell’uomo. Lo studioso ne guardò i resti, quindi si voltò e corse via gridando.
— Molto sottile, molto discreto — commentò Jeanne.
— Molto efficace — replicò Scatty, e mise i piedi nel Punto Zero.
Il Punto Zero era incastonato in mezzo al sagrato. Era costituito da un cerchio di semplice pietra grigia, diviso in quattro sezioni, al centro del quale c’era un altro cerchio di pietra più chiara, con un medaglione a forma di sole. I raggi del sole erano otto, anche se due erano consumati dal calpestio e dall’usura delle mani che lo avevano accarezzato. Le parole POINT ZERO DES ROUTES DE FRANCE erano incise sulle pietre esterne. C’era tutto lo spazio perché Scathach e Jeanne c’entrassero in piedi, schiena contro schiena, con un piede in ogni sezione.
— E adesso… — cominciò l’Ombra.