CAPITOLO TRE
L’enorme sala da pranzo scintillava nella luce del tardo pomeriggio. Raggi di sole obliqui scorrevano dorati sui pannelli di legno levigato e rimbalzavano sul pavimento lucido, mettendo in risalto l’armatura che troneggiava in un angolo e illuminando le macchie di colore delle vetrinette piene di monete, che ricostruivano oltre duemila anni di storia dell’umanità. Una parete era interamente ricoperta di maschere ed elmi di ogni epoca e continente, che scrutavano con orbite vuote la stanza dall’alto. Le maschere circondavano un dipinto a olio di Santi di Tito, rubato secoli prima da Palazzo Vecchio; il quadro che si trovava adesso a Firenze era un falso perfetto. Il centro della stanza era dominato da un grande tavolo segnato dal tempo, antica proprietà dei Borgia, intorno al quale erano disposte diciotto sedie dallo schienale alto. Soltanto due sedie erano occupate, e il tavolo era spoglio, a eccezione di un grosso telefono nero che sembrava fuori posto in quella stanza piena di oggetti d’antiquariato.
Il dottor John Dee sedeva a un capo del tavolo. Era un uomo basso ed elegante, pallido di carnagione e dagli occhi grigi. Indossava il suo abituale completo grigio fumo, con un unico tocco di colore dato dal motivo a coroncine dorate che ornava il cravattino grigio. Di solito portava i capelli grigio ferro tirati in una coda stretta, ma in quel momento li teneva sciolti sulle spalle, con i ricci che sfioravano il pizzetto triangolare. Le mani protette dai guanti scuri erano posate sul tavolo di legno.
Niccolò Machiavelli era seduto di fronte a John Dee. La differenza fisica tra i due uomini era stupefacente. Mentre l’inglese era basso e pallido, l’italiano era alto e dalla carnagione molto abbronzata, cosa che accentuava l’unico tratto che i due avevano in comune: gli occhi grigi e freddi. Machiavelli portava molto corti i capelli candidi e aveva il viso sempre ben rasato. I suoi gusti tendevano a uno stile più raffinato: il completo nero e la camicia di seta bianca erano chiaramente confezionati su misura, e la cravatta color cremisi scuro era intessuta di oro zecchino. Era il suo ritratto quello che campeggiava sulla parete alle sue spalle, e l’italiano sembrava poco più anziano di quando il quadro era stato dipinto, più di cinquecento anni prima. Niccolò Machiavelli era nato nel 1469; tecnicamente era cinquantotto anni più vecchio dell’inglese. In effetti era morto nello stesso anno in cui Dee era nato, nel 1527.
Erano entrambi immortali, ed erano due delle persone più potenti del pianeta. Nel corso dei secoli delle loro lunghe vite erano giunti a detestarsi, sebbene le circostanze attuali imponessero loro una scomoda alleanza.
I due uomini sedevano nella sala da pranzo della villa di Machiavelli in Place du Canada, a Parigi, già da trenta minuti. E per tutto quel tempo, nessuno dei due aveva detto una parola. Avevano entrambi ricevuto la stessa convocazione sul cellulare: l’immagine di un serpente che si morde la coda – l’Uroboro – uno dei simboli più antichi degli Oscuri Signori. Al centro del cerchio c’era il numero trenta. Pochi anni prima avrebbero ricevuto quel genere di convocazioni via fax o per posta, decenni prima tramite telegrammi o fattorini, e prima ancora su brandelli di carta o pergamena, e avrebbero avuto giorni per prepararsi all’incontro. Ormai le convocazioni avvenivano per telefono e i tempi di reazione si misuravano in minuti.
Sebbene si aspettassero la telefonata, sobbalzarono tutti e due quando il vivavoce al centro del tavolo si mise a ronzare. Machiavelli si protese per girare l’apparecchio e controllare sul display l’identificativo di chiamata, prima di rispondere. Un numero insolitamente lungo che cominciava con 31415 – l’inizio del pi greco – scorreva sullo schermo. Quando l’italiano pigiò il tasto di risposta, si udirono prima dei fischi e dei crepitii, finché le interferenze non lasciarono il posto a un sussurro lieve, simile a una brezza.
— Siamo scontenti. — La voce al telefono parlava in una forma arcaica di latino che era stata usata per l’ultima volta secoli prima dell’avvento di Giulio Cesare. — Molto scontenti. — Era impossibile determinare se la voce fosse maschile o femminile, e a tratti sembrava quasi che fossero due persone a parlare in contemporanea.
Machiavelli era sorpreso: si era aspettato la voce gracchiante dell’Oscuro Signore che era il suo padrone. Non aveva mai udito niente del genere prima d’allora. Dee invece sì. Anche se la faccia dell’inglese era rimasta impassibile, l’italiano notò che i muscoli della sua mascella si irrigidivano e lo vide drizzare quasi impercettibilmente la schiena. E così quello era il suo misterioso padrone.
— Ci era stato assicurato che era tutto pronto… Ci era stato assicurato che Flamel sarebbe stato catturato e ucciso… Ci era stato assicurato che Perenelle sarebbe stata sistemata e che i gemelli sarebbe stati presi e consegnati nelle nostre mani… — La voce si affievolì per le interferenze. — Eppure Flamel è ancora libero… Perenelle è fuggita dalla cella, sebbene sia intrappolata sull’isola. I gemelli sono scappati. E non abbiamo ancora il Codice completo. Siamo scontenti — ripeté la voce.
Dee e Machiavelli si scambiarono uno sguardo. Le persone che scontentavano gli Oscuri Signori tendevano a scomparire. Un Oscuro Signore aveva il potere di garantire ai propri sudditi umani l’immortalità, ma gli bastava un singolo tocco per ritirare quel dono. A seconda di quanto a lungo l’umano era rimasto immortale, una vecchiaia improvvisa e spesso catastrofica assaliva il suo corpo, e i secoli distruggevano la carne e gli organi. Nel giro di pochi attimi un uomo dall’aspetto sanissimo poteva ridursi in un mucchietto di pelle rinsecchita e ossa sgretolate.
— Ci avete deluso — bisbigliarono le voci.
I due uomini non ruppero il silenzio che seguì, consapevoli entrambi che le loro lunghissime vite erano appese a un filo. Erano potenti e importanti, ma nessuno di loro era insostituibile. Gli Oscuri Signori avevano altri agenti umani da inviare sulle tracce di Flamel e dei gemelli. Molti altri.
La linea crepitò e scoppiettò di nuovo, quindi parlò una nuova voce. — E tuttavia, lasciatemi dire che non tutto è perduto.
Secoli di pratica aiutarono Machiavelli a mantenere il volto impassibile. Quella era la voce che si era aspettato di sentire, la voce del suo padrone, una figura che aveva brevemente regnato in Egitto più di tremila anni prima.
— Lasciatemi dire che in queste circostanze siamo più vicini al nostro obiettivo di quanto lo siamo mai stati. Abbiamo motivo di sperare. Abbiamo conferma che i due giovani homines sono davvero i gemelli della leggenda; abbiamo assistito ad alcune dimostrazioni dei loro poteri. Il maledetto Alchimista e la Fattucchiera sua moglie sono in trappola, e stanno morendo. Non dobbiamo fare altro che aspettare, e il tempo, il nostro più grande amico, si occuperà di loro. Scathach è dispersa ed Ecate distrutta. E abbiamo il Codice.
— Non è completo — replicò la voce maschile e femminile. — Ci mancano ancora le ultime due pagine.
— È vero. Ma è più di quanto abbiamo mai avuto. E di certo è abbastanza per avviare il processo che ci consentirà di richiamare gli Antichi Signori dei Regni d’Ombra più remoti.
Machiavelli si accigliò, concentrandosi. L’Oscuro Signore di Dee era noto per essere il più potente degli Antichi Signori, eppure ecco che il suo padrone si metteva a discutere con lui.
La linea crepitò, e la voce dal genere indefinito sembrò quasi petulante. — Ci manca l’Invocazione Finale. Senza di essa, i nostri fratelli e le nostre sorelle non saranno in grado di compiere l’ultimo passo per lasciare i loro Regni d’Ombra ed entrare in questo mondo.
Il padrone di Machiavelli replicò in tono piatto. — Dovremmo ugualmente radunare i nostri eserciti. Alcuni dei nostri fratelli si sono avventurati molto lontano; si sono spinti perfino più in là dei Regni d’Ombra, nei Mondi Ultraterreni. Impiegheranno molti giorni per ritornare. Dobbiamo richiamarli ora, attirarli nei Regni d’Ombra che confinano con questa terra; così, quando sarà giunta l’ora, gli basterà un passo per entrare in questo mondo, e tutti insieme reclameremo il possesso del pianeta.
Machiavelli guardò Dee. Il Mago inglese aveva reclinato leggermente la testa di lato, con gli occhi socchiusi, in ascolto; tuttavia, come se avesse avvertito il peso dello sguardo dell’italiano, Dee spalancò gli occhi e inarcò le sopracciglia in una domanda muta. L’italiano scosse appena la testa; non aveva idea di cosa stesse succedendo.
— Questa è l’epoca predetta da Abramo quando creò il Codice — continuò il padrone di Machiavelli. — Egli possedeva la Vista, era in grado di scorgere i fili contorti del tempo. Preannunciò che questa epoca sarebbe giunta; la chiamò il Tempo della Svolta, quando l’ordine sarebbe stato riportato in questo mondo. Abbiamo scoperto i gemelli, sappiamo dove si trovano Flamel e le ultime due pagine del Codice. Quando le avremo recuperate, potremo usare i poteri dei gemelli per alimentare l’Invocazione Finale.
La linea crepitò di interferenze, e in sottofondo Machiavelli udì distintamente un mormorio di assenso. Si rese conto che non erano i soli ad ascoltare, e si chiese quanti altri Oscuri Signori ci fossero. Dovette mordersi l’interno della guancia per impedirsi di sorridere al pensiero di quelle antiche creature – umane e non umane, bestiali e mostruose – con l’orecchio attaccato al cellulare. Scelse di agire quando percepì una pausa nel mormorio, e parlò con prudenza, eliminando ogni emozione dalla voce, mantenendo un tono neutro e professionale. — Allora potrei suggerirvi di lasciarci completare il nostro compito? Permetteteci di trovare Flamel e i gemelli. — Sapeva che era una mossa pericolosa, ma era evidente che c’era del dissenso tra le file degli Oscuri Signori, e lui era sempre stato molto abile nel manipolare situazioni di quel genere. Aveva riconosciuto chiaramente l’urgenza del bisogno nella voce del suo padrone. Gli Oscuri Signori volevano disperatamente i gemelli e il Codice: senza di essi, i loro fratelli non sarebbero stati in grado di tornare sulla Terra. E in quel preciso istante Machiavelli aveva capito che lui e Dee costituivano ancora delle preziose risorse. — Io e il dottore abbiamo un piano — disse, e si zittì, in attesa di vedere se avrebbero abboccato all’amo.
— Parla, figlio degli homines! — tuonò la voce maschile e femminile.
Machiavelli congiunse le mani e non disse nulla.
Dee inarcò le sopracciglia sbigottito e indicò il telefono. “Par-la” sillabò senza fiatare.
— Parla! — ringhiò la voce, mentre la linea fischiava e crepitava.
— Voi non siete il mio padrone — replicò l’italiano, con la massima calma. — Non potete darmi ordini.
Ci fu un lungo sibilo, come di vapore che fischi all’improvviso.
Machiavelli piegò leggermente la testa, cercando di identificare il suono. Poi annuì: erano risate. La sua risposta aveva divertito gli altri Oscuri Signori. Aveva indovinato: c’era del dissenso, e per quanto il padrone di Dee fosse potente, non significava che fosse amato. Ecco una debolezza da sfruttare a proprio vantaggio.
Dee lo stava fissando, con gli occhi grigi sgranati per l’orrore e forse perfino per l’ammirazione.
Ci fu un clic sulla linea. Il rumore di sottofondo cambiò e il padrone di Machiavelli prese la parola. Una nota di divertimento era chiaramente percepibile nella voce gracchiante. — Che cosa proponi? Ma bada, figlio degli homines — aggiunse — anche tu ci hai deluso. Ci era stato assicurato che Flamel e i gemelli non avrebbero lasciato Parigi.
L’italiano si protese verso il telefono, con un sorriso di trionfo. — Padrone. Avevo istruzioni di non fare nulla fino all’arrivo del Mago inglese. È stato perso del tempo prezioso. Flamel ha potuto contattare i suoi alleati, trovare rifugio e ristoro. — Mentre parlava, Machiavelli osservava Dee attentamente. Sapeva che l’inglese aveva contattato il proprio padrone, e che questi a sua volta aveva imposto al suo di ordinargli di non fare nulla fino all’arrivo di Dee. — Tuttavia tale ritardo ha giocato a nostro vantaggio — continuò, dopo aver chiarito la questione. — Il ragazzo è stato risvegliato da un Antico Signore a noi fedele. Abbiamo cominciato a comprendere i poteri dei gemelli e sappiamo dove sono andati. — Lo disse trattenendo a stento una punta di arroganza nella voce. Lanciò uno sguardo a Dee e gli rivolse un rapido cenno.
Il Mago inglese colse l’imbeccata. — Sono a Londra — rivelò. — E la Gran Bretagna, più di ogni altro luogo sulla faccia della Terra, è il nostro Paese — sottolineò. — A differenza di Parigi, lì abbiamo degli alleati: membri dell’Antica Razza e della Nuova Generazione, immortali e homines pronti ad aiutarci. E in Inghilterra vivono anche altri individui, leali solo a se stessi, i cui servigi possono essere comprati. Tutte queste risorse si possono impiegare nel ritrovamento di Flamel e dei gemelli — concluse, e si sporse in avanti, fissando attentamente il telefono in attesa di una risposta.
Un clic e la linea si interruppe. Un ronzio irritante riempì la stanza.
Dee fissò il telefono, con un misto di stupore e di rabbia. — È caduta la linea o ci hanno appena attaccato il telefono in faccia?
Machiavelli pigiò un tasto e mise a tacere il ronzio. — Almeno adesso sai come mi sento quando tu lo fai con me — replicò, calmo.
— E adesso che facciamo?
— Aspettiamo. Immagino che stiano discutendo del nostro futuro.
Dee incrociò le braccia sul petto. — Hanno bisogno di noi. — Cercava, con scarsi risultati, di sembrare sicuro di sé.
Il sorriso di Machiavelli era amaro. — Ci usano. Ma non hanno bisogno di noi. Conosco almeno una dozzina di immortali nella sola Parigi che potrebbero fare quello che faccio io.
— Be’, sì, tu sei rimpiazzabile — replicò Dee, scrollando boriosamente le spalle. — Ma io ho dedicato la mia vita a inseguire Nicholas e Perenelle.
— Vuoi dire che hai dedicato la vita a fallire nell’intento — ribatté Machiavelli in tono piatto, per poi aggiungere con un sorriso arguto: — Sempre così vicino, eppure sempre così lontano.
Qualsiasi fosse la replica che Dee stava per pronunciare, fu interrotta dallo squillo del telefono.
— Questa è la nostra decisione. — Era il padrone di Dee a parlare, quel misto di voci maschile e femminile fuse in un unico suono discordante. — Il Mago seguirà l’Alchimista e i gemelli in Inghilterra. Le istruzioni sono chiare: distruggi Flamel, cattura i gemelli e recupera le due pagine mancanti. Potrai usare qualsiasi mezzo necessario per ottenere l’obiettivo; abbiamo seguaci in Inghilterra che sono in debito con noi. È giunto il momento di chiedere il conto. Ma bada… se ci deludi ancora, stavolta ti priveremo del dono dell’immortalità, finché il tuo corpo non invecchierà fino all’estremo limite… E poi, un attimo prima della morte, ti renderemo di nuovo immortale. — Ci fu un suono rauco, forse una risatina o un respiro trattenuto. — Pensaci: la tua mente brillante intrappolata in un corpo decrepito e debole… quasi del tutto privo della vista e dell’udito, immobilizzato a letto, preda di continue sofferenze. E tuttavia incapace di morire. Deludici, e questo sarà il tuo destino. Intrappolato in un guscio avvizzito di carne per l’eternità.
Dee fece un cenno di assenso, deglutì, e infine rispose con tutta la sicurezza che riuscì a racimolare: — Non vi deluderò.
— Quanto a te, Niccolò, raggiungerai le Americhe — disse il padrone di Machiavelli. — La Fattucchiera è a piede libero ad Alcatraz. Fa’ tutto ciò che devi fare per assicurarti l’isola.
— Ma non ho contatti a San Francisco — si affrettò a protestare Machiavelli. — Non ho alleati. L’Europa è sempre stata il mio regno.
— Abbiamo agenti sparsi per tutte le Americhe. In questo stesso istante si stanno spostando verso occidente per attendere il tuo arrivo. Ordineremo a uno di loro di farti da guida e da assistente. Ad Alcatraz troverai un esercito di creature addormentate nelle celle, creature che gli homines riconosceranno dai propri incubi più cupi e dai propri miti più immondi. Non era nelle nostre intenzioni farvi ricorso così presto, ma gli eventi stanno precipitando molto più in fretta di quanto ci fossimo aspettati. Litha, il solstizio d’estate, è vicino. Allora le aure dei gemelli saranno al culmine e le barriere tra questo mondo e la miriade di Regni d’Ombra saranno più deboli che mai. E in tale giorno reclameremo il mondo degli homines.
Machiavelli non riuscì a conservare un’espressione impassibile. Guardò Dee e vide che anche l’inglese aveva gli occhi sgranati per lo shock. Tutti e due lavoravano da secoli per gli Oscuri Signori e avevano sempre saputo che essi avevano intenzione di tornare nel mondo che un tempo avevano dominato. Eppure era sconvolgente scoprire che dopo anni di attese e di progetti, tutto sarebbe successo nel giro di tre settimane.
Dee si accostò al telefono. — Padroni… e so di parlare anche per Machiavelli, in questo caso… siamo lieti che il Tempo della Svolta sia vicino e che assisteremo presto al vostro ritorno. — Deglutì e prese rapidamente fiato. — Ma consentitemi di mettervi in guardia: il mondo in cui state per tornare non è più quello che avete lasciato. Gli homines hanno mezzi tecnologici, comunicazioni, armi… Opporranno resistenza — aggiunse con esitazione.
— Certamente, dottore — replicò il padrone di Machiavelli. — Per questo daremo loro qualcosa su cui concentrarsi, qualcosa per la quale usare tutte le loro risorse e su cui consumare la loro attenzione. Niccolò, quando avrai ripreso possesso di Alcatraz, desta i mostri dalle loro celle e sguinzagliali sulla città di San Francisco — continuò l’Oscuro Signore. — La distruzione e il terrore saranno indescrivibili. E quando la città sarà ridotta a un cumulo di macerie fumanti, lascia che le creature si disperdano a loro piacimento. Si scateneranno in tutta l’America. Gli homines hanno sempre avuto paura del buio: ricorderemo loro il perché. Ci sono altri depositi di creature simili nascosti in ogni continente; verranno spalancati tutti nello stesso momento. Il mondo precipiterà rapidamente nella pazzia e nel caos. Interi eserciti saranno spazzati via, e quando ritorneremo non ci sarà più nessuno in grado di opporre resistenza. E quale sarà il nostro primo gesto? Naturalmente, distruggeremo i mostri e saremo salutati dagli homines come salvatori.
— E queste creature sono nelle celle di Alcatraz? — domandò Machiavelli, sgomento. — Come farò a ridestarle?
— Riceverai istruzioni, una volta lì. Ma prima dovrai sconfiggere Perenelle.
— Come facciamo a sapere che è ancora lì? Se è evasa dalla sua cella, di sicuro avrà lasciato l’isola. — Il cuore dell’italiano aveva cominciato a battere forte; trecento anni prima aveva giurato vendetta contro la Fattucchiera. Che fosse finalmente arrivata l’occasione giusta?
— È ancora sull’isola. Ha liberato Areop-Enap, l’Antico Ragno. È un nemico pericoloso, ma non invincibile. Abbiamo preso delle misure per neutralizzarlo e per assicurarci che Perenelle rimanga dov’è fino al tuo arrivo. — La voce dell’Antico Signore si fece dura e sgradevole. — Non ripetere l’errore di Dee.
L’inglese drizzò la schiena.
— Non cercare di catturare o di imprigionare Perenelle. Non rivolgerle la parola, non provare a contrattare o a ragionare con lei. Uccidila a vista. La Fattucchiera è infinitamente più pericolosa dell’Alchimista.