CAPITOLO QUARANTACINQUE
Niccolò Machiavelli si rilassò sulla poltrona e si concentrò sul grande schermo LCD ad alta definizione che campeggiava sulla parete. Stava guardando il notiziario inglese sul canale satellitare Sky News. I titoli delle due del mattino mostravano un’immagine aerea di un incendio che infuriava in una zona industriale. La riga di testo che scorreva in fondo allo schermo annunciava che l’incendio era scoppiato nel deposito di uno sfasciacarrozze nel Nord di Londra. Machiavelli aveva visto abbastanza forti e castelli nella sua epoca per riconoscerne uno, anche se era fatto di macchine anziché di lastre di pietra. Il profilo nero di un fossato da cui si levavano volute di fumo grigio si distingueva ancora chiaramente.
L’italiano sorrise, afferrò il telecomando e alzò il volume. Il luogo gli sembrava familiare. Su uno schermo separato attivò il suo archivio criptato sugli Antichi Signori, sulla Nuova Generazione e sugli immortali, e scrisse l’indicazione geografica. Spuntarono subito due nomi: Palamede, il Cavaliere saraceno, e William Shakespeare, il Bardo.
Machiavelli studiò rapidamente i due file: Shake speare era stato l’apprendista di Dee per anni, finché non gli si era rivoltato contro all’improvviso. Era immortale, anche se come lo fosse diventato era un mistero, dal momento che non era associato a nessun Antico Signore noto. Palamede era un enigma. Un principe guerriero di Babilonia, aveva combattuto al fianco di Artù e aveva assistito alla fine, quando il re era stato ucciso. Anche in questo caso, non c’erano informazioni su chi lo avesse reso immortale, e tradizionalmente si era mantenuto neutrale nelle guerre tra gli Antichi Signori e gli Oscuri Signori.
Machiavelli non aveva mai incontrato nessuno dei due immortali, anche se sapeva della loro esistenza da generazioni e desiderava molto conoscere il Bardo. Si era sempre chiesto come, quando e dove quei due si fossero conosciuti. Secondo i suoi file, il primo incontro era avvenuto a Londra, nel Diciannovesimo secolo, ma Machiavelli sospettava che si conoscessero da molto prima; qualche fonte suggeriva che il Bardo avesse scritto originariamente la parte di Otello per Palamede agli inizi del Diciassettesimo secolo. Shake speare era rispuntato a Londra più o meno alla metà del Diciannovesimo secolo: faceva lo straccivendolo, il venditore di vestiti usati. Almeno una sessantina di monelli di strada lavoravano per lui, dormendo nella soffitta del suo magazzino sul porto e setacciando la città alla ricerca di stracci e panni smessi durante il giorno. Un rapporto della polizia riferiva che il magazzino era sospettato di custodire refurtiva, ed era stato perquisito almeno un paio di volte. Il Cavaliere saraceno si trovava a Londra nella stessa epoca, e si guadagnava da vivere facendo l’attore nei teatri del West End. Era specializzato in monologhi tratti dalle opere di Shakespeare.
Machiavelli esaminò una fotografia sfocata dell’uomo identificato come William Shakespeare. Scattata con il teleobiettivo, mostrava un uomo dall’aspetto piuttosto ordinario vestito con una tuta da meccanico blu, piena di macchie, e chino sul motore di un’auto, con una serie di attrezzi e componenti automobilistici sparsi ai suoi piedi. Due cani erano visibili sullo sfondo, e la fotografia aveva dato a entrambi gli occhi rossi. La risoluzione della seconda immagine era migliore. Mostrava un uomo alto e massiccio, di pelle scura, appoggiato sul fianco di un taxi londinese, che beveva il tè da un bicchiere di carta bianco. La ruota del London Eye si intravedeva sullo sfondo.
La voce di un giornalista riempì la stanza. — “… che infuria da due ore nel deposito di questo sfasciacarrozze. Al momento, non sono stati rimossi corpi, e gli agenti non si aspettano di trovarne. Hanno espresso preoccupazione a causa dell’enorme quantità di materiale combustibile nell’area, e i vigili del fuoco stanno usando le maschere respiratorie per entrare nella struttura. Si teme che le pile di copertoni possano andare a fuoco e rilasciare gas tossici. Per fortuna in questa zona fatiscente di Londra la maggior parte delle case sono abbandonate e deserte…”
Machiavelli premette il tasto per togliere il sonoro. Accasciandosi sullo schienale di pelle della poltrona, fece scorrere le mani sui candidi capelli rasati, ascoltandoli stridere nel silenzio. Dee aveva ucciso l’Alchimista e catturato i gemelli, dunque?
Il giornalista comparve sullo schermo con una manciata di quelle che sembravano punte di frecce, e Machiavelli per poco non cadde dalla sedia per la fretta di alzare il volume.
— “… e stranamente hanno rinvenuto centinaia di quelle che sembrerebbero punte di freccia di pietra.” La telecamera fece una panoramica, mostrando frecce e lance spezzate sparse sul terreno.
L’italiano riconobbe subito i dardi più tozzi delle balestre. Be’, se Dee aveva catturato i gemelli, non era stata una passeggiata.
All’improvviso un telefono cellulare ronzò. Machiavelli lo tirò fuori dalla tasca interna della giacca e guardò lo schermo, riconoscendo subito il numero lunghissimo e il prefisso impossibile. — Sì?
— Dee ha fallito. — La voce del suo Antico Signore era poco più di un sussurro flebile. Parlava in egiziano antico, la lingua usata nel Nuovo Regno oltre tremila anni prima.
Machiavelli rispose nell’italiano formale della sua giovinezza. — Pare che il posto avesse delle difese; in televisione stanno mostrando la tracce di una battaglia: frecce, lance e dardi di balestra. Forse avremmo dovuto dare al Mago inglese maggiori risorse — suggerì Machiavelli con cautela.
— C’era Bastet.
Machiavelli mantenne il volto impassibile; disprezzava la dea dalla testa di gatto, ma sapeva che era vicina al suo padrone.
— E Cernunnos aveva il compito di aiutare il Mago.
Machiavelli si alzò lentamente in piedi. — L’Arconte? — mormorò, faticando a nascondere lo shock.
— E l’Arconte aveva portato la Caccia Selvaggia. Non sono stato io ad autorizzare questa cosa. Noi non volevamo che gli Arconti tornassero nel mondo.
— Chi l’ha autorizzata, allora?
— Gli altri. I padroni di Dee e i loro sostenitori — tagliò corto l’Antico Signore. — Questo potrebbe tornare a nostro vantaggio; ora che il Mago ha fallito, devono ordinare la sua distruzione.
Machiavelli appoggiò il telefono sul tavolo e pigiò il tasto del vivavoce. Sistemandosi la giacca, incrociò le braccia sul petto e guardò il muro tappezzato di televisori e schermi del computer. La maggior parte dei canali giornalistici aveva cominciato a mostrare riprese dell’incendio nel Nord di Londra. — Dee non è uno sciocco, saprà di essere in pericolo.
— Lo sa.
Machiavelli si immaginò nei panni del Mago, chiedendosi cosa avrebbe fatto al suo posto. — Sa che deve catturare i gemelli e recuperare quelle pagine — disse in tono deciso. — È l’unico modo per rientrare nelle grazie dei suoi Antichi Signori. Sarà disperato. E gli uomini disperati fanno cose stupide.
Il giornalista stava parlando con un uomo barbuto e sovraeccitato, che gesticolava con la punta di una lancia in mano.
— Che cosa vuole che faccia? — chiese l’italiano.
— Potresti riuscire in qualche modo a localizzare Flamel e i gemelli in Inghilterra, prima di Dee?
— Non vedo come… — cominciò Machiavelli.
— Perché Flamel è a Londra? Perché correre il rischio di portare i gemelli nel cuore stesso dell’impero di Dee? Sappiamo che sta provando a addestrare i due ragazzi. Perciò chi – tra gli Antichi Signori, la Nuova Generazione e gli immortali – ha intenzione di incontrare?
— Potrebbe essere chiunque. — Machiavelli sbatté le palpebre, sorpreso. Senza staccare gli occhi dagli schermi, continuò: — Sono il capo dei servizi segreti francesi. Come faccio a sapere chi c’è a Londra? — Fu contento di riuscire a mantenere una voce calma e neutrale.
— Consultando il tuo archivio? — chiese la voce al telefono.
L’italiano percepì con assoluta certezza il sorriso con cui il suo padrone aveva formulato la domanda. — Il mio archivio? — replicò cauto.
— Sì, il tuo archivio segreto.
Machiavelli sospirò. — A quanto pare, non così segreto. Quanti ne sono a conoscenza?
— Il Mago lo sa — rispose la voce. — E lo ha detto ai suoi padroni. E io… be’, diciamo che l’ho scoperto da loro.
Machiavelli mantenne il volto prudentemente neutrale, nel caso in cui il suo padrone fosse riuscito a vederlo. Aveva sempre saputo delle diverse fazioni esistenti all’interno degli Oscuri Signori. Non era sorpreso. Un tempo erano sovrani, e dove ci sono sovrani, ce ne sono sempre altri in attesa, a tramare e a complottare per spodestarli; era il genere di politica che Machiavelli comprendeva bene e in cui eccelleva. Si mise a sedere e posò le dita sulla tastiera. — Cosa vogliamo sapere? — domandò con un sospiro.
— Londra appartiene al Mago. Ma Flamel ha i due che sono uno, e sono stati entrambi risvegliati. La ragazza conosce l’Aria e il Fuoco, il ragazzo nulla. Chi, a Londra, ha la padronanza di una qualsiasi delle magie elementali e, soprattutto, potrebbe simpatizzare per Flamel e la sua causa al punto da addestrare i gemelli?
— Non avete altri mezzi per scoprirlo? — chiese Machiavelli, muovendo le dita sulla sottilissima tastiera.
— Naturalmente.
Machiavelli capì: il suo padrone non voleva che gli altri sapessero che stava cercando quell’informazione. Comparve una schermata di nomi, alcuni dei quali con foto allegate: Antichi Signori presenti a Londra che avevano il controllo di una o più delle magie elementali. — Ci sono dodici Antichi Signori a Londra, e sono tutti dalla nostra parte.
— E la Nuova Generazione?
Sedici nomi comparvero sullo schermo. Machiavelli controllò la loro posizione e scosse di nuovo la testa. — Tutti dalla nostra parte — ripeté. — Pochi di coloro che si sono schierati contro di noi hanno scelto di vivere in Inghilterra, anche se ce n’è qualcuno in Scozia e uno in Irlanda.
— Prova gli umani immortali.
Le dita di Machiavelli danzarono sui tasti. Comparve una mezza schermata di nomi. — Ci sono immortali sparsi per tutta l’Inghilterra, il Galles e la Scozia — disse, mentre pigiava sui tasti per restringere la ricerca. — Ma solo cinque a Londra.
— Chi sono?
— Shakespeare e Palamede…
— Shakespeare è scomparso, forse è morto nell’incendio di Londra — disse l’Antico Signore. — E Palamede è stato visto con l’Alchimista. Nessuno dei due ha il controllo di una magia elementale. Chi altri?
— Baybars il Mamelucco…
— Amico di Palamede, non è uno dei nostri. Ma non conosce nessuna delle magie elementali.
— Virginia Dare…
— Pericolosa, micidiale e fedele solo a se stessa. Il suo padrone è morto; sospetto perfino che sia stata lei a ucciderlo. È una Maestra dell’Aria, ma non ha simpatia per Flamel e in passato ha combattuto al fianco di Dee. Flamel non andrà da lei.
Machiavelli guardò l’ultimo nome che lampeggiava sullo schermo. — E poi c’è Gilgamesh.
— Il Re. — La voce sospirò. — Colui che conosce tutte le magie, ma non ha il potere di usarle.
— Verso chi è leale? — chiese Machiavelli. — Il suo nome non è associato a nessun Antico Signore.
— Abramo il Mago, il creatore del Codice, è responsabile della sua immortalità. Credo che il processo però fosse difettoso. Gli ha danneggiato la mente, e i secoli lo hanno reso tanto pazzo quanto smemorato. Potrebbe insegnare ai gemelli, così come potrebbe rifiutarsi di farlo. Hai un indirizzo?
— Senza fissa dimora — disse Machiavelli. — Pare che viva per strada. Ho qui un appunto secondo cui di solito dorme nel parco vicino al Buxton Memorial, all’ombra del Parlamento. Se Flamel e i gemelli erano in quel deposito nel Nord di Londra, ci metteranno un po’ per attraversare la città.
— Le mie spie hanno riferito che un veicolo nero ha lasciato il posto ad alta velocità.
Machiavelli alzò gli occhi e posò lo sguardo sulla foto di Palamede accanto al taxi. Fece scorrere l’immagine in basso, finché non trovò la targa. — La capitale inglese ha più traffico e videocamere di sorveglianza di qualsiasi altra città europea — disse. — Perfino più di Parigi. Ma usano lo stesso sistema di monitoraggio del traffico che abbiamo qui. — Due degli schermi si annerirono, e brevi righe in codice cominciarono ad apparire mentre Machiavelli si infiltrava nelle videocamere di sorveglianza del traffico di Londra. — E lo stesso software.
L’italiano fece apparire una mappa ad alta risoluzione di Londra, trovò il Buxton Memorial nei giardini Victoria lungo il Parlamento e localizzò i semafori più vicini.
Sessanta secondi dopo osservava le riprese in diretta dalla videocamera di sorveglianza del traffico. Tenendo d’occhio il codice orario, cominciò a farlo scorrere indietro: 2.05… 2.04… 2.03… Il traffico era rado, e Machiavelli accelerò il video digitale, tornando indietro a intervalli di cinque minuti. Il codice era tornato alle 00.01 quando finalmente trovò quello che stava cercando.
Un taxi nero si era fermato al semaforo che si trovava quasi di fronte al monumento, e un vagabondo si era trascinato fuori dal parco per lavare i finestrini. Il taxi era rimasto fermo al semaforo anche con il verde. Poi il vagabondo era salito a bordo e il veicolo si era allontanato.
— Trovati! — annunciò Machiavelli. — Si dirigono a est, verso la A302.
— Dove stanno andando? Voglio sapere dove stanno andando.
— Mi dia un minuto… — Usando dei codici di accesso illegali, Machiavelli saltò di videocamera in videocamera, inseguendo il taxi grazie al numero di targa attraverso Parliament Square, Trafalgar Square, Piccadilly e infine verso la A4. — Stanno lasciando la città — disse infine.
— In che direzione?
— A ovest, verso la M4.
— Dove stanno andando? — ringhiò l’Antico Signore. — Perché stanno lasciando Londra? Se volevano soltanto convincere Gilgamesh a addestrare i gemelli nelle magie elementali, avrebbero potuto farlo in una casa sicura in città, no?
Machiavelli aumentò la risoluzione della mappa, cercando qualunque indizio significativo per scoprire il loro itinerario. — Stonehenge — disse all’improvviso. — Scommetto che stanno andando a Stonehenge. Verso le linee di energia che solcano la pianura di Salisbury — dichiarò in tono sicuro.
— Quelle porte sono chiuse da secoli — osservò l’Antico Signore. — Posto che scelgano la porta giusta, ci vorrebbe un’aura potente per attivarle.
— E Gilgamesh è privo di aura — osservò Machiavelli. — L’Alchimista dovrà farlo da solo. Ma sarebbe una pazzia: indebolito com’è, lo sforzo incendierebbe la sua aura e lo consumerebbe nel giro di pochi secondi.
— Tempo sufficiente per aprire la porta e spingerci i gemelli — commentò l’Antico Signore.
Machiavelli alzò gli occhi e scrutò lo schermo, seguendo il taxi nero lungo la A4, inondato dalla luce gialla dei lampioni. — Nicholas Flamel si sacrificherebbe per i gemelli?
— È convinto veramente – ma veramente – che siano i gemelli della leggenda? — replicò l’Antico Signore.
— Sì. Anche Dee ne è convinto. E io non sono da meno.
— Allora non dubito che sacrificherebbe se stesso per salvarli.
— C’è un’altra possibilità — suggerì Machiavelli. — Non potrebbe chiedere ai gemelli di aprire le porte? Sappiamo che le loro aure sono potenti.
Ci fu un lungo silenzio all’altro capo della linea.
L’italiano udì i brandelli spettrali di un canto, come i suoni di una radio lontana. Ma il canto era una ballata di guerra spartana.
— La porta di Salisbury sbuca sulla costa occidentale dell’America, a Nord di San Francisco.
— Questo avrei potuto dirglielo anch’io — replicò Machiavelli.
— Concepiremo i nostri piani di conseguenza — disse l’Antico Signore.
— Be’, ma questo cosa vorrebbe dire di preci…? — cominciò l’italiano.
Ma la comunicazione era stata interrotta.