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Roma.

11:01.

 

Nobile, nonostante il sole in faccia, riconobbe Ylenia all’istante. Indossava appariscenti occhiali che ne celavano parte dei lineamenti, ma era lei, la russa della crociera. Quella che aveva ammazzato Domianello.

Abbassò la testa e, spintonando una coppia di anziani, scese i gradini che lo separavano dal piano della fontana.

«Giù», urlò con tutta la voce che aveva in corpo. «State giù. È un attentato». Alcuni piccioni spiccarono rumorosamente il volo.

Veneziani lo riconobbe e si acquattò come un serpente. Un secondo più tardi, l’ambasciatore gli piombò addosso.

Si trattò quasi di un placcaggio rugbistico. Nobile spiccò un salto e afferrò le spalle del PM, che perse l’equilibrio. La ventiquattr’ore gli sfuggì di mano.

Entrambi caddero rovinosamente nella fontana, un istante prima di udire uno sparo. Di fianco a loro, sulla scogliera rocciosa realizzata da Nicola Salvi, alcuni calcinacci si mescolarono ai poderosi schizzi d’acqua.

Urla di terrore si impossessarono della piazza. I turisti cominciarono a muoversi e a correre all’impazzata. Alcuni risalirono le gradinate, altri, per cercare una via di fuga, si infilarono a loro volta nella fontana.

Non passò un secondo che le urla furono sovrastate da altre deflagrazioni. Due, poi tre. Qualcuno, nei pressi delle colonne, cadde. Ancora schizzi, ovunque. Un allarme lontano cominciò a risuonare, subito seguito da alcune sirene.

Nel frattempo, Nobile e Veneziani, completamente fradici, si stavano muovendo in direzione di via Poli, dalla parte opposta rispetto a quella da cui erano arrivati. Tenevano la testa bassa e assieme a loro, nell’acqua, c’erano diverse persone che correvano all’impazzata. Qualcuno cadeva, altri incespicavano. Tutti urlavano a squarciagola.

«Per di là», suggerì Veneziani, sorprendentemente illeso. Se Nobile non si fosse tuffato, con ogni probabilità il primo proiettile l’avrebbe colpito in pieno.

Doppia N si voltò e vide Ylenia. Stava girando attorno al parapetto e a grandi falcate gli stava venendo incontro.

 

La donna si tolse il cappellino e ricacciò la pistola nella tasca dei pantaloni.

Sparare davanti a tutti non era stata la scelta migliore. Niente affatto. Il suo piano iniziale era di avvicinarsi di soppiatto a Veneziani per poi costringerlo a seguirla in un luogo più appartato. Gli schiamazzi di Nobile avevano però, all’improvviso, rimescolato le carte.

Si era trovata davanti a una scelta: lasciarli fuggire o provare a completare l’incarico lì, davanti a tutti.

La sfortuna aveva voluto che l’obiettivo si fosse abbassato d’istinto dopo le prime urla. Era stata solo una frazione di secondo ma il PM si era salvato grazie a quella coincidenza. Lo sparo era andato a vuoto, come i due successivi.

C’era però un lato positivo: tutto quel trambusto e quelle grida le avevano permesso di mimetizzarsi tra la folla. Se qualcuno l’aveva vista sparare, come era ipotizzabile, adesso con ogni probabilità stava fuggendo. Come tutti.

Si incamminò verso la parte centrale della fontana, facendosi largo tra i turisti impazziti, e scese con foga i gradini. Veneziani e Nobile, ancora in acqua, avevano quasi raggiunto il bordo di marmo.

Allungò il passo per intercettarli.

 

Nobile corse a testa bassa e scavalcò il parapetto. Era completamente fradicio, con l’acqua della fontana che scorreva dalla giacca fino ai pantaloni.

«Forza», incitò il PM, pochi passi dietro di lui. «Andiamo verso piazza dei Crociferi».

L’attempato Veneziani, il viso cinereo e grondante, lo raggiunse e scavalcò a sua volta. Faticò a sollevare le gambe appesantite dall’acqua.

Nel frattempo, attorno a loro gli schiamazzi erano, se possibile, ancora più accentuati. Un bambino insanguinato piangeva. Qualcuno urlava. Le sirene erano più prossime.

«Ce la fa?». Nobile tese la mano al PM e con fatica cercò di trascinarlo via. Si spostarono di qualche metro, cercando di lasciarsi la piazza alle spalle. Gli abiti bagnati erano pesanti e rendevano faticoso ogni movimento.

Voltato l’angolo, cominciarono a correre, l’ex ambasciatore davanti e il PM dietro. Corsero a perdifiato per diversi istanti, la fatica e la stanchezza che si facevano sempre più insistenti.

Quando imboccarono via Poli, ansimanti, si voltarono quasi all’unisono.

C’era meno gente. Un motorino scomparve dietro la chiesa. A pochi passi di distanza non faticarono però a individuare una donna, che nel vederli estrasse la rivoltella e la puntò.

Nobile, senza fermarsi, si voltò dalla parte opposta. Adesso la strada tra loro e l’aggressore era completamente libera. Se Ylenia avesse sparato ancora non avrebbe potuto mancarli.

Non successe.

Il frastuono delle sirene si fece vicinissimo. In quel momento, dalla parte dell’hotel delle Nazioni sbucò una gazzella dei carabinieri lanciata a tutta velocità.