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Ginevra.

19:55.

 

Zeno Veneziani si incamminò lungo il parcheggio semideserto, diretto all’auto a noleggio. Ormai era quasi buio. Mentre si allontanava dall’imponente campus della SunriseX, le prime luci si accesero lungo la facciata circolare.

Anche quell’incontro era stato un buco nell’acqua: la donna aveva dato risposte di circostanza, nessuna davvero utile all’indagine. La SunriseX, come aveva immaginato, era un muro di gomma. In mancanza di una rogatoria con ogni probabilità non sarebbe neppure riuscito a parlare con Theodore Greenidge.

Sbuffò e allentò il nodo della cravatta. Quel filone di indagine, basato quasi esclusivamente sulla sensazione che il documento dell’OMS fosse importante, si stava rivelando un vicolo cieco. Non aveva scoperto nulla di concreto che collegasse i delitti su cui stava indagando. Più scavava, però, più trovava piccoli dettagli che gli suggerivano di proseguire in quella direzione.

Nobile. Niccolò Nobile era la pedina che forse avrebbe potuto condurlo verso la soluzione. Nonostante qualcuno avesse provato a addossargli la colpa, collocandolo sulla nave dove era stato ucciso Domianello, per lui non era l’assassino. Aveva scartato quasi subito l’ipotesi: mentre Valvano avrebbe potuto essere un buon indiziato, l’ambasciatore non gli sembrava proprio il tipo. Aveva un altro ruolo in quella vicenda?

Giunto davanti all’auto, una Smart nera con il logo BUDGET sul lunotto posteriore, estrasse il cellulare e si appoggiò alla portiera.

Nessun messaggio e nessuna chiamata. Nobile aveva letto il suo WhatsApp, perché la doppia spunta azzurra risaltava dopo il testo. Eppure non l’aveva richiamato.

Spense il display e in quel momento ebbe la sensazione di essere osservato.

Alzò lo sguardo: apparentemente non c’era nessuno. Nel parcheggio vi erano solo tre veicoli e in direzione dell’edificio della SunriseX si vedeva unicamente il grande spiazzo avvolto nella penombra. Riflessa nei vetri della facciata, spiccava la superficie increspata del lago.

Lontano, in direzione della recinzione, qualcosa si mosse.

Veneziani si spostò di qualche passo e a grandi falcate superò un furgoncino che ostruiva parte della visuale. A una cinquantina di metri, seminascosto da alcune aiuole, c’era qualcuno, che si mosse appena lui lo vide.

Corse, tornando in direzione del campus, e per una frazione di secondo gli parve di scorgere una figura minuta. Quella zona era avvolta nell’oscurità ma un riflesso rosso sulla suola delle scarpe con tacco gli suggerì che era una donna.

In pochi secondi il PM raggiunse il punto in cui aveva visto la donna. Non c’era più nessuno ma un ingresso secondario dava accesso all’edificio. Chiunque lo stava osservando doveva essere rientrato da quella porta.

Scosse il capo e senza sapere cosa pensare tornò verso l’auto.

C’era silenzio, interrotto solo dal traffico lontano della città. Quando aprì lo sportello una nuvola d’uccelli schiamazzanti torneò nell’aria. E a quel punto lo vide: incastrato sotto il tergicristallo dell’auto c’era un foglietto con il sole stilizzato, simbolo della SunriseX International.

Lo prese in mano e lo esaminò con attenzione. Non c’era scritto nulla, fatta eccezione per alcuni numeri: “40.494435, 19.283250”.

Coordinate geografiche?

Rifletté solo un secondo, voltandosi ancora verso l’edificio. Qualcuno voleva aiutarlo. Di nuovo.