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Vaticano. Contemporaneamente.

21:20.

 

Il cardinale Klaus Vonn e padre Mattia Frasca stavano seduti l’uno di fronte all’altro, il silenzio rotto solo dal ticchettare dell’orologio alla parete.

«Ci sono novità da Ginevra?», si informò, con lieve accento germanico, il più anziano, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Appoggiò i gomiti sul tavolo ovale della sala riunioni e fece dondolare avanti e indietro il capo coperto dallo zucchetto rosso. Ricordava un castoro corpulento, con la barba bianca che faticava a nascondere il piccolo labbro superiore e i grossi incisivi.

«Ho appena avuto conferma», padre Frasca sospirò.

«E allora che cosa ti inquieta?».

Il giovane direttore della Specola, l’osservatorio astronomico della Santa Sede, prese a giocherellare nervosamente con le asticelle degli occhiali. La consueta espressione da novizio, con il suo volto angelico e quasi femminile, in quel momento era segnata da uno sguardo lugubre. Una ruga verticale si disegnò sulla sua fronte.

«È ancora per la profezia dei due Papi di Katharina Emmerick?». Vonn lo incalzò con fare paternalistico. Negli anni in cui era stato a capo dell’Accademia, aveva avuto a che fare con molti idealisti simili a quello che aveva di fronte. Si domandò se poteva davvero fidarsi di Frasca, che proprio lui aveva voluto a capo della Specola. «Devi smetterla di preoccuparti. Stiamo semplicemente seguendo la volontà di Dio».

«“Vidi anche il rapporto tra i due Papi e le nefaste conseguenze di questa falsa Chiesa”». Frasca recitò a memoria, gli occhi fissi sul grande arazzo che addobbava la parete di fronte a lui.

«Le profezie vanno maneggiate con molta cura».

«“Vidi il Santo Padre in grande angoscia e la religione cattolica che stava precipitando in una completa decadenza”».

Vonn non replicò immediatamente. Si alzò in piedi e portando le mani inanellate dietro la schiena andò alla finestra. Le palme dei Giardini Vaticani si muovevano dolcemente alla brezza della sera e, sullo sfondo, la facciata dei musei spiccava nell’oscurità.

«Caro Mattia», disse poi, «sei turbato e questo lo capisco. Dopotutto l’impresa in cui ci siamo imbarcati ha qualcosa di titanico. Ma rifletti sulla natura simbolica dei due Papi…».

«Sua eminenza!», lo interruppe il giovane prete. «Io le sono grato per tutto ciò che ha fatto per me, ma non credo di poter reggere la pressione».

«La Specola ha bisogno di una persona preparata come te».

«Non sono convinto che allearci con il diavolo sia una scelta sensata».

Vonn emise un grugnito di disappunto, ma cercò di mascherarlo schiarendosi la voce. Ormai era troppo tardi per sostituire Frasca. «Nessuno dice che ci alleeremo con il diavolo. Anzi, è esattamente l’opposto. Come ti ho già fatto notare, stiamo semplicemente seguendo la volontà di Dio». L’anziano cardinale si voltò e inquadrò Frasca con i suoi occhi del colore del cielo, lo sguardo che non ammetteva repliche. «La profezia della beata Emmerick non parla di questo momento storico, puoi starne certo. Se seguiremo la volontà di Dio la Chiesa ne uscirà rafforzata. Non c’è alcun pericolo».

A quelle parole il giovane sacerdote aprì la ventiquattrore che teneva accanto alla poltroncina ed estrasse alcune fotografie in bianco e nero. «È sicuro che ci possiamo fidare?»

«Cosa intendi?», obiettò l’anziano, andando verso il tavolo e osservando le immagini.

«Ci hanno assicurato che è tutto sotto controllo. Subito dopo però hanno ritenuto di risolvere il problema in altro modo. Intendono questo, per risolto?».

Vonn si lisciò lentamente la barba, l’espressione a metà tra lo stupore e la rabbia.

«Come ha suggerito, abbiamo puntato il nuovo satellite dell’osservatorio sull’Amazzonia. La Missione è stata letteralmente rasa al suolo!».

Il cardinale annuì più volte, il viso cupo. Poi cominciò a picchiettare nervosamente l’indice grassoccio sulla prima immagine: fotografato dall’orbita geostazionaria del satellite spia, si vedeva distintamente un missionario che trascinava un carro di provviste. Era solo, al confine del pianoro, poco distante da una macchia impenetrabile di vegetazione dalla quale doveva essere appena sbucato. La prospettiva schiacciata della fotografia lo ritraeva in ginocchio, voltato verso la foresta. «Quando sono state scattate?»

«Meno di un’ora fa».

«In effetti, non è quello che volevamo», concluse Vonn con un sospiro.