Capitolo LXXVIII
E dei legali non se ne parlerà più
«Avrei fatto il mio dovere, Mr Mason, al contrario di quella gente, e a quest’ora sareste il padrone di Orley Farm».
Non ci vuol tanto a capire che le parole suddette furono pronunziate da Mr Dockwrath all’indirizzo di Joseph Mason. I due sedevano insieme nell’appartamento in affitto di Mr Mason ad Alston nella tarda mattinata del giorno dopo il verdetto, e Mr Dockwrath stava dicendo come la pensava senza andare troppo per il sottile. La sera prima si era contentato di far buon viso alla desolazione dello sconfitto, senza recriminare di suo. Inoltre il verdetto gli aveva fatto abbassare la cresta, e i due si erano pianti addosso insieme. Ma poi l’avvocato ci aveva dormito sopra, rammentandosi di avere se non altro il suo conticino da compilare. Poteva dimostrare che Mr Mason, con la sua fedeltà ai legali londinesi, aveva mandato in malora i loro comuni affari. Se avesse dato retta ai consigli del suo nuovo consulente sarebbe andato tutto bene. Perlomeno era quel che Dockwrath era pronto a dichiarare, reputando in tal modo di poter meglio preparare il terreno alla sua importante rivendicazione.
Ma Mr Mason non era tipo da sopportare il tormento come un agnellino. «Si tratta dello studio legale più rinomato nell’ambiente, signore», disse, «inoltre avevo fondati motivi per fidarmi di loro».
« E cosa avete ricavato dai vostri fondati motivi, Mr Mason? A che punto siete? Questo è il problema. Io dico che Round e Crook vi hanno lasciato con un pugno di mosche. Sono sempre stati in combutta con il vecchio Furnival. E vi dirò di più, Mr Mason: vi avevo avvertito fin dal principio di come sarebbe andata».
«Chiederò un nuovo processo».
«Un nuovo processo e un’accusa penale! Ormai si è liberata di voi per sempre, e Orley Farm apparterrà a suo figlio finché costui non riterrà di venderla. È un peccato, ecco tutto. Io il mio dovere l’ho svolto da professionista, Mr Mason; non addosserete la perdita a me».
«Mi hanno derubato - derubato in maniera odiosa, so solo questo».
«Ci potete ben giurare, Mr Mason; vi hanno derubato; e il peggio è che vi costerà un’iradiddìo! Immagino che andrete presto nello Yorkshire, signore».
«Non so dove andrò! » disse il signorotto di Groby, insofferente al fuoco di fila dell’avvocato di Hamworth.
«Perché tanto vale, immagino, regolare i conti prima che partiate. Non pretendo mica il mio denaro qui su due piedi, ma sarei contento di sapere quando lo avrò».
«Se avete qualche richiesta, Mr Dockwrath, potete inviarla a Mr Round».
«Se ho qualche richiesta! E con questo cosa vorreste dire, signore? Non invierò un bel niente a Mr Round. Di lui ne ho già avuto abbastanza. Vi ho detto fin dal principio, Mr Mason, che in questo affare non volevo aver nulla a che spartire con Mr Round. Mi sono votato anima e corpo a questa faccenda sin da quando vi è garbato di avvalervi dei miei servigi a Groby Park. Non è per colpa mia se vi è andata male. Credo, Mr Mason, che vorrete rendermi giustizia ammettendolo». Poi Dockwrath tacque per un momento, come in attesa di una risposta.
«Non ho nulla da dire in proposito, Mr Dockwrath», disse Mason.
«Ma, santi numi, qualcosa bisogna pur dirla. Non va mica bene, Mr Mason. Non crederete che negli ultimi quattro mesi abbia lavorato come uno schiavo per niente».
Mr Mason era in verità un uomo onesto, e non voleva che qualcuno dei suoi lavorasse per niente; tanto meno lo voleva da uno come Dockwrath. D’altronde, il suo stato d’animo presente gli vietava di concedere alcunché a chicchessia. «Non nego né riconosco la vostra richiesta, Mr Dockwrath», disse. «Ma non pagherò nulla se non tramite i miei legali di sempre. Se vi fa piacere potete inviarmi il conto, ma io lo girerò a Mr Round senza un’occhiata».
« Oh, sarebbe questo il modo ? Sarebbe questa la vostra gratitudine ? Benissimo, Mr Mason, ora so cosa fare. E credo che scoprirete…».
In quel momento Mr Dockwrath fu interrotto dalla cameriera della casa che recò un biglietto per Mr Mason. Era di Mr Furnival, e la ragazza che lo consegnò disse che il messaggero del signore attendeva una risposta. Il biglietto diceva:
Signore,
Stamane ho ricevuto una comunicazione da vostro fratello, Mr Lucius Mason, per la quale ritengo auspicabile un nostro colloquio. Se non è d’incomodo, vi chiederei di incontrarmi domattina alle undici presso lo studio del vostro legale, Mr Round, in Bedford Row. Ho già visto Mr Round, il quale mi ha dato la sua disponibilità.
Il vostro obbedientissimo servitore Thomas Furnival
Quando scrisse questo biglietto Mr Furnival era già stato a Orley Farm, dove aveva visto Lucius Mason. Giunto alla fattoria quasi prima che facesse giorno, era ripartito con la sicura convinzione che il suo cliente dovesse abbandonare la proprietà.
«È inutile che ne parliamo, Mr Furnival», aveva detto Lucius. «Non c’è altra via».
«Ne avete discusso con vostra madre?».
«Non occorre discutere, comunque è perfettamente al corrente della mia intenzione. È pronta a lasciare questo posto, per sempre».
«Ma la rendita…».
«Appartiene a mio fratello Joseph. Mr Furnival, capirete, credo, che la faccenda richiede il mio intervento, ma mi auguro di non dover entrare nel merito. Se non potete sistemarla voi per me, dovrò rivolgermi a Mr Round».
Naturalmente Mr Furnival capiva tutto. La sua cliente era stata assolta, e lui aveva riportato un trionfo; ma sapeva da moltissimo tempo che la tenuta apparteneva di diritto a Mr Mason di Groby; e pur non avendo sospettato che l’avrebbero rivelato a Lucius, non poteva sorprendersi delle conseguenze della rivelazione. Comprese che Lady Mason aveva confessato, e che perciò si sarebbe provveduto alla restituzione.
«Farò come mi ordinate», disse.
«E, Mr Furnival, se possibile, risparmiate mia madre». Poi l’incontro ebbe fine e Mr Furnival, sulla via del ritorno a Hamworth, scrisse il suo biglietto a Joseph Mason.
Mr Dockwrath, interrotto dal messaggero nel bel mezzo della sua minaccia, colse il nome di Mr Furnival mentre consegnavano il biglietto. Poi osservò Mr Mason leggerlo più volte.
«Prego, signore, debbo attendere la risposta», disse la ragazza.
Mr Mason non sapeva quale risposta gli convenisse dare. Si sentiva come tra i filistei a trattare con tutti quei legali, eppure non si raccapezzava su cosa mandare a dire a uno senza far conto su un altro. «Guardate qua», disse, allungando il biglietto a Dockwrath con fare scontroso.
«Dovete vedere Mr Furnival, assolutamente», disse Dockwrath. «Ma…».
«Ma cosa?».
«Al vostro posto non lo vedrei in presenza di Mr Round, a meno di non essere scortato da un consulente affidabile». Mr Mason, meditato che ebbe per qualche istante sulla faccenda, si mise seduto e scrisse un rigo a Mr Furnival, dicendo che si sarebbe trovato in Bedford Row all’ora fissata.
«Secondo me avete più che ragione», disse Dockwrath.
«Però andrò da solo», disse Mr Mason.
«Oh, benissimo; giudicherete per conto vostro, si capisce. Non posso dire di quale natura sia la comunicazione in questione; ma se c’è di mezzo la proprietà, metterete senza dubbio a repentaglio i vostri interessi con la vostra imprudenza».
«Buona giornata, Mr Dockwrath», disse Mr Mason.
«Oh, benissimo. Buona giornata, signore. Avrete molto presto mie notizie; e debbo dire che, tutto considerato, non penso di essermi mai imbattuto in un gentiluomo che in una particolare situazione si sia comportato peggio di voi». E così si separarono.
Alle undici in punto dell’indomani Mr Mason si trovò in Bedford Row. «Mr Furnival è insieme a Mr Round», disse l’impiegato. «Vi riceverà fra due minuti». Poi fu condotto nella tetra sala d’attesa dell’ufficio, dove sedette col cappello in mano, forse per ben più di due minuti.
Frattanto Mr Round stava descrivendo a Mr Furnival come si era svolta la visita di Sir Peregrine Orme alcune settimane addietro. «Naturalmente, Mr Furnival, a sentire quel discorso ho capito che aria tirava».
«Si vede che la signora gli aveva raccontato ogni cosa».
«Senza dubbio, senza dubbio. Comunque sia, sapeva tutto».
«E cosa gli avete detto?».
« Ho promesso di tenere la bocca chiusa, e ho mantenuto la promessa. Matthew tuttora non ne sa nulla».
Così poco alla volta tutta la vicenda divenne chiara a Mr Furnival, che potè capire in quale maniera il matrimonio fosse stato evitato. Lo capì anche Mr Round, e insieme i due legali ammisero che, sebbene la punizione inflitta a Lady Mason fosse meritata, una donna del suo stampo era forse degna di un destino migliore. «E ora immagino che il mio fortunato cliente possa entrare», disse Mr Round. Al che il fortunato cliente fu rimesso in libertà, e condotto nel soggiorno del socio più anziano.
«Mr Mason, Mr Furnival», disse il procuratore legale, non appena ebbe scambiato una stretta di mano con il suo cliente. «Vi conoscete benissimo di nome, signori».
Mr Mason restò sulle sue, ma osservò di aver già sentito parlare di Mr Furnival.
«Se ne è sentito parlare per mari e per monti», disse Mr Round. « Non ha tenuto nascosta la fiaccola sotto il moggio». Al che Mr Mason fece un inchino, senza capire granché di quanto gli si diceva.
«Mr Mason», cominciò l’avvocato, «ho una comunicazione per voi di natura assai singolare, e di grande importanza. Una comunicazione che credo rivestirà notevole interesse per voi, e sarà ancor più cruciale per la mia… la mia amica Lady Mason».
«Lady Mason, signore…» cominciò l’altro, ma Mr Furnival lo fermò.
«Consentitemi di interrompervi, Mr Mason. Sarà meglio starmi a sentire, credo, prima di pronunciarvi sulla vostra congiunta».
«Non è una mia congiunta».
«Ma suo figlio sì. Tuttavia, se mi consentite, andrei avanti. Dovendo effettuare questa comunicazione, ho ritenuto conveniente per voi farlo in presenza del vostro consulente legale e amico».
«Uhm!» borbottò il litigante deluso.
«Ho già spiegato a Mr Round quanto sto per spiegare a voi, ed egli ha avuto la bontà di esprimere la sua soddisfazione circa il provvedimento cui mi accingo».
«Proprio così, Mr Mason. Mr Furnival sta tenendo un comportamento, che del resto ha tenuto sin dall’inizio, consono all’elevata posizione che egli ricopre».
«Immagino abbia fatto del suo meglio per i suoi clienti», disse Mason.
«Indubbiamente, né più né meno di quello che avrei fatto per voi, qualora il caso avesse voluto concedermi l’onore di patrocinare la vostra causa. Ma non effettuerò la presente comunicazione in veste di legale bensì da amico. Mr Mason, la mia cliente Lady Mason, e suo figlio Lucius Mason, sono disposti a trasferirvi il pieno possesso della tenuta che va sotto il nome di Orley Farm».
La notizia, così annunciata, fu ben lungi dal trasmettere appieno l’informazione che recava alle orecchie del destinatario. Egli udì le parole, e sul momento si figurò che Orley Farm sarebbe finita in mano sua grazie a chissà quale sistema cui, negli auspici, bisognava convincerlo ad acconsentire. Lo avrebbero indotto a comprare la proprietà, o a deporre le armi, comprando lui con la concessione di un imprecisato titolo futuro. Ma l’idea che sarebbe diventata sua seduta stante, senza spese, e per mera spontanea volontà dei suoi odiati congiunti, sfuggiva alla sua comprensione.
«Mr Furnival», disse, «non so ancora quali provvedimenti prenderò in futuro. Resto fermamente convinto di essere stato derubato della mia proprietà. Ma vi dico chiaro e tondo, e lo dico anche a Mr Round, che non avrò nulla a che spartire con quella donna».
«La vedova di vostro padre, signore», disse Mr Furnival, «è una donna infelice, che ora sta facendo del suo meglio per espiare l’unica colpa della quale credo si sia resa colpevole. Se non foste irragionevole così come in collera, capireste che la mia proposta dovrebbe spingervi a perdonare qualsivoglia torto vi sia stato finora arrecato. Il vostro fratellastro Lucius Mason mi ha incaricato di rassegnarvi il possesso di Orley Farm». Mr Furnival pronunziò queste ultime parole assai lentamente, piantando i pungenti occhi grigi in faccia a Joseph Mason, poi, voltatosi verso Mr Round disse: «Adesso il vostro cliente mi avrà capito, presumo».
«La tenuta è vostra, Mr Mason», disse Round. «Non vi resta che prenderne possesso».
«Cosa volete dire ?» fece Mr Mason, voltandosi verso Furnival.
«Esattamente quel che ho detto. Il vostro fratellastro Lucius vi cede la tenuta».
«Gratis ?».
«Già, gratis. S’intende che al momento della cessione lo libererete da ogni responsabilità circa i proventi relativi al periodo in cui ne è stato proprietario».
«Ciò avverrà automaticamente», disse Mr Round.
«Allora mi ha derubato», disse Mason, balzando in piedi. «Perdìo, il testamento è falso».
«Mr Mason», disse Mr Round, «se serbate un barlume di generosità, accetterete questa offerta senza domande. Non concluderete nulla in questo modo, né potrete far del male a quella povera donna».
«Lo sapevo», egli disse a voce alta, andando avanti e indietro per la stanza. «Lo sapevo; e vent’anni or sono dissi la stessa cosa. Ha falsificato il testamento. Mr Round, lo chiedo a voi, quale mio legale: non ha falsificato il testamento?».
«Non risponderò a nessuna domanda del genere, Mr Mason».
«Allora, santi numi, vi smaschererò. Dovessi spendere l’equivalente della tenuta, vi smaschererò, e farò punire lei. Quella viscida infame! Per vent’anni mi ha derubato».
«Mr Mason, l’ira vi fa trascendere», disse Mr Furnival. «Ora dovete soltanto cercare di recuperare la proprietà». Ma con ciò Mr Furnival dimostrò scarsa conoscenza del carattere di Joseph Mason.
«No», urlò costui in collera, «no, santi numi. Ora debbo solo cercare di farla punire, lei, e quelli che le hanno dato man forte. Sapevo che era opera sua, come lo sapeva Dockwrath. Mi fossi fidato di lui, a quest’ora sarebbe dietro le sbarre».
Mr Furnival e Mr Round desideravano sistemare la faccenda senza alzare un polverone, ragion per cui erano disposti a mandar giù parecchio. Costui aveva subito un abuso. Quando dichiarò per la quarantesima volta che era stato derubato per vent’anni, non poterono negarlo. Quando giurò a suon di orride bestemmie che il testamento era stato falsificato, non poterono contraddirlo. Quando maledisse le leggi del suo paese, che si erano tanto prestate a facilitare la fuga di una criminale, non seppero provargli che si sbagliava. Sopportarono il suo accesso d’ira, nella speranza che l’interesse personale lo inducesse a dar ascolto alla ragione. Ma invano. Seppur dolce, il sapore della proprietà era insulso a paragone del dolce gusto della vendetta.
«Nulla mi persuaderà a ostacolare il corso della giustizia, nulla», disse.
«Ma anche se fosse come dite voi, non potreste farle niente», disse Round.
«Ci proverò», disse Mason. «Eravate voi il mio avvocato, e siete tenuto a riferire quel che sapete di questa faccenda. Ci penserò io farvelo riferire, signore».
«Parola mia», disse Round, «avete superato il limite. Mr Mason, debbo chiedervi di uscire dal mio ufficio». Poi suonò il campanello. «Dite a Mr Mat che voglio vederlo». Ma prima che il socio più giovane avesse raggiunto suo padre, Joseph Mason se n’era andato. «Mat», disse il vecchio, «non mi immischio spesso nelle tue cose, ma al riguardo debbo insistere. Finché questo studio legale porterà il mio nome Mr Mason di Groby non dovrà figurare tra i nostri clienti».
«Quel tale è uno sciocco», disse Mr Furnival. «Finirà che gli ci vorranno due anni prima di riavere la proprietà; e nel frattempo la casa andrà in rovina insieme a tutto il resto».
In quei giorni regnava una deliziosa armonia familiare tra Mr Furnival e la moglie, e forse ci è consentito sperare che la pace fosse permanente. Martha Biggs, che non era più stata in Harley Street dall’ultima volta che la vedemmo, soleva passeggiare ore e ore dalle parti di Red Lion Square con qualche anima gemella, lamentandosi amaramente di come fosse stata ricambiata la sua amicizia. «Nessuno potrà mai sapere quante ne ho ingoiate, e quante ero pronta a ingoiarne per quella donna», disse Martha Biggs, a quell’altra Martha, «e adesso…».
«Sarà perché il marito non vuole vederti là», disse l’altra.
«E ti pare una ragione?» disse la nostra Martha. «Al suo posto non avrei rimesso piede in casa sua finché non fossi stata certa che la mia amica avrebbe ricevuto la mia stessa accoglienza. D’altronde, può darsi che le mie idee sull’amicizia suonino romantiche».
Ma benché in Red Lion Square imperassero le ostilità e la guerra, in Harley Street regnava la pace. Mrs Furnival aveva appreso che Lady Mason era, al di là d’ogni dubbio, una donna sfortunata per la quale suo marito stava profondendo le sue energie di legale; e benché le fossero giunte voci alquanto offensive sul suo conto, non provava animosità nei riguardi della signora. Se Lady Mason fosse stata colpevole di tutti i delitti previsti dal codice, tranne uno, Mrs Furnival si sarebbe sentita di perdonarla.
Ma ora Sophia si interessava a Lady Mason più di sua madre, e nei giorni del processo fu assai più ansiosa di apprendere le novità via via che venivano rese note. A sua madre non aveva detto nulla di Lucius, né di Augustus Staveley. A questo proposito Miss Furnival faceva benissimo a meno dei consigli materni. Poi, il mattino presto, subito dopo il processo, udirono il verdetto e seppero che Lady Mason era libera.
«Come sono contenta», disse Mrs Furnival, «e sono certa che sia opera di tuo padre».
«Ma speriamo sia davvero innocente», disse Sophia.
«Oh, sì, naturalmente. Immagino di sì. Di certo lo spero. Comunque sappiamo tutti che le cose si stavano mettendo male per lei».
«Credo che neppure per un momento papà abbia pensato che fosse colpevole».
«Non saprei, cara; tuo padre non discorre mai dei suoi assistiti. Ma che bella cosa per Lucius! Avrebbe perso ogni acro della proprietà».
«Già, è senz’altro una gran cosa per lui». Poi prese a considerare se la condizione di Lucius Mason a questo mondo non fosse tuttora alquanto precaria.
Fu nello stesso giorno - di sera - che ricevette la lettera del suo innamorato. Era sola quando la lesse, e ne studiò appieno il contenuto prima di sedersi a riflettere su come le convenisse agire. «Quanto ho appreso nel frattempo mi fa sentire in obbligo di rassegnare al mio fratellastro ogni mio titolo su Orley Farm». Perché doveva sentirsi in obbligo, a meno che… ? Allora anche lei giunse alla medesima conclusione di Mr Round e Joseph Mason, quando udirono che la proprietà sarebbe stata ceduta. «Ebbene sì, Sophia, sono un mendicante», proseguiva la lettera. Era assai dispiaciuta, profondamente dispiaciuta; così, almeno, si disse. Mentre sedeva lì da sola, trasse il fazzoletto e se lo premette sugli occhi. Poi, dopo moderato uso, se lo rimise in tasca, ripiegò la lettera e la infilò nel medesimo contenitore.
«Papà», disse quella sera, «cosa farà ora Mr Lucius Mason? Rimarrà a Orley Farm?».
«No, cara. Lascerà Orley Farm e, credo, andrà all’estero con la madre».
«E a chi toccherà Orley Farm?».
«Al fratello Joseph, se non sbaglio».
«E a Lucius cosa toccherà?».
«Non saprei. Non credo che gli toccherà qualcosa. Sua madre dispone di una rendita, e lui, immagino, abbraccerà una professione».
« Oh, ma davvero ? Non è una gran tristezza per lui, poverino?». Per tutta risposta suo padre non fece alcun commento.
Quella notte, nella sua stanza, Sophia rispose alla lettera dell’innamorato, dicendo quanto segue:
Harley Street, Marzo, 18…
Caro Mr Mason,
Quasi non occorre dirvi che la notizia contenuta nella vostra lettera mi ha profondamente rattristato. Non vi chiederò di rivelare il segreto che mi tenete, giacché sento di non aver titolo per indagare; né tenterò di indovinare la causa che vi induce a cedere a vostro fratello la proprietà che considerate vostra da sempre. Sono certa che a spingervi siano dei nobili motivi; voi invece siate certo che nelle avversità vi porterò lo stesso enorme rispetto che vi ho sempre portato nei momenti di prosperità. Non dubiterò mai che vi farete strada nel mondo; e può darsi che dalle fatiche cui ora andrete incontro trarrete un prestigio superiore a quello che avreste conseguito rimanendo in possesso della proprietà.
Credo abbiate ragione nel dire, circa la nostra reciproca considerazione, che nessuno di noi due è da ritenersi in diritto sull’altro. Date le circostanze, rivendicare certi diritti sarebbe assai sciocco. Nulla porrebbe più impedimenti alla vostra carriera futura di un lungo fidanzamento; e per parte mia, mi rendo conto che i dispiaceri e le ansie conseguenti mi riuscirebbero insostenibili. A ogni modo, sono sicura che non otterrei mai il benestare di mio padre a tale fidanzamento, né potrei farcela, senza il suo benestare. A tal punto sono convinta che comprenderete la verità di tutto questo che non occorre turbare voi, né tormentare il mio cuore portando avanti l’argomento.
L’amicizia - l’affezionata amicizia - che provo per voi resterà sempre sincera. Seguirò la vostra camera futura con grande speranza, e udirò del vostro successo con la massima soddisfazione. E mi auguro giunga l’ora, in un tempo non troppo remoto, in cui potremo tutti darvi il bentornato a Londra, e dimostrarvi che la nostra considerazione per voi non è mai scemata.
Che Dio vi benedica e vi conservi nel corso delle prove che vi attendono, e vi assista affinché le superiate con onore e senza correre pericoli. Dovunque siate aspetterò trepidante vostre notizie, e mi farà sempre piacere udirle. Non occorre ordinarvi di ricordare che non avete amica più affezionata
Della sempre sinceramente vostra
Sophia Furnival
p .s. Credo che al momento attuale incontrarci causerebbe a entrambi soltanto dolore. Potreste finire per parlare di cose che dovrebbero restare avvolte nel silenzio. A ogni modo, sono certa che non insisterete.
Quando ricevette la missiva, Lucius abitava con la madre in un appartamento in affitto vicino Finsbury Circus, e la lettera era stata rispedita da Hamworth a un ufficio postale di quel quartiere. Era intenzionato a portare con sé la madre in una cittadina presso uno degli affluenti del Reno, per restarvi nascosto finché non avesse trovato modo di guadagnarsi il pane. Era seduto a tavola con lei, con due fioche candele di sego nel mezzo, la sera che il messaggero gli recapitò la lettera. La lesse in silenzio con deliberata lentezza, poi l’accartocciò con la mano, e la gettò con violenza nel fuoco.
«Spero non ci sia altro che ti angusti, Lucius», disse sua madre, scrutandolo in volto come a implorare la sua confidenza.
«No, nulla; nulla d’importante. Si tratta di una faccenda del tutto personale».
Sir Peregrine aveva detto una gran verità quando dichiarò che Lucius Mason era capace di sopportare le avversità. Subito quest’ultimo colpo, non si lagnò della sua infelicità, né aggiunse altro a proposito della lettera. Sua madre osservò il foglio prendere fuoco e ridursi in cenere; ma non fece altre domande. Sapeva che la sua posizione nei confronti del figlio le vietava di chiedere, perfino di sperare, che si confidasse.
«Non avevo alcun diritto di aspettarmi qualcosa di diverso», egli si disse. Ma neppure fra sé proferì una parola di rimprovero all’indirizzo di Miss Furnival. Aveva ben compreso le circostanze in cui versava e si era risolto a sopportarne le conseguenze.
Quanto a Miss Furnival, a questo punto tanto vale dichiarare che non divenne la signora Staveley. Il nostro vecchio amico Augustus si figurò di aver ricevuto un’adeguata risposta in occasione della sua ultima visita in Harley Street, e non la ripetè immediatamente. Scenette analoghe a quella non erano una novità nella sua vita; e quando mesi dopo tornò col pensiero a quella storia, la annoverò fra gli scampati pericoli che avevano miracolosamente contrassegnato la sua carriera.